Come regalo/souvenir per il Natale lecchese scelgo la notizia di oggi dei 53 fintipoveri, dichiaratisi bisognosi ed a basso reddito e necessitanti di assistenza sociale ed economica, colti, dal Comune, con in mano i soldi pubblici (di tutti noi), vergognosamente sottratti a chi, invece, ne aveva, ed ha, vitale bisogno per sopravvivere.
Tra questi 53 fintipoveri #mangiaasbafo, ce n’è almeno uno dicono le cronache – di cui immotivatamente non si sa ancora il nome – che movimentava oltre 100.000 euro, ma andava comunque in Comune a chiedere aiuto ed elemosina.
Poiché neppure la più rozza delle canaglie potrebbe compiere un atto così meschino e idiota, credo che questo ricco #mangiaasbafo abbia voluto coraggiosamente rappresentare, agli occhi dell’intera città, il rapporto che lega gli italiani al loro paese: un rapporto rapinoso, ingordo, incolto, pateticamente furbo, che vede nel fottere il prossimo uno strumento di autogodimento. (è decaduto Berlusconi non il berlusconismo)
Dai grandi stupratori che usano le colate di calcestruzzo per rovinare una città, dai piccoli onanisti che si eccitano fregando il prossimo e il pubblico, ci si affaccenda affinché anche qui questa nuova vergogna lasci il suo segno perenne.
Questo fintopovero da 100.000 euro non è solo un furbo parassita, è anche un disinteressato eroe, che pur di farci capire quanto siamo egoisti, non ha paura di farsi eleggere Supercoglione del natale lecchese 2013.
ps:
La vergogna di essere indicati alla gogna pubblica non ha prezzo. Non è cioè sanabile con quei soldi che hanno e nascondevano nelle dichiarazioni. Vedrei bene quindi la loro foto sulla fiancata degli autobus, sulla porta degli asili pubblici, sulla giubba degli operatori ecologici, sul camice degli assistenti sociali, sul piatto dei bimbi durante la mensa scolastica, sulla retrocopertina dei libri in biblioteca, sul Programma Teatrale, con una scritta “lui – nome e cognome – rubando al Comune soldi della collettività, voleva rubarti questo servizio”