La cronaca di questo fine settimana narra con enfasi di code inquietanti fuori da negozi per uno speciale arrivo. Il nuovissimo telefonino Iphone 6.
Adunate oceaniche convocate dai tam tam mediatici, che ricordano quelle famigerate di tempi andati. Oppure ricordano le code per il pane di sovietica memoria.
La coda è sempre coda e il fatto di mettersi in fila per cellulari griffati anziché per beni primari ci dovrebbe dire qualcosa sulla dignità di un popolo.
E’ questa la libertà per cui 70anni fa si è combattuto?
Oggi assistiamo allo spettacolo desolante di questa libertà.
Coda chiama coda: 300 telefonini e 650 persone in coda e altre in coda, da ore, per vedere.
“Signora perché è ancora in coda se è la 388esima?”
“Per vedere”.
Allucinante. Nemmeno Beckett ci sarebbe arrivato.
C’è qualcosa di contorto, di perverso.
Come cittadini democratici, come giornalisti, perché non si sente il dovere di disertare queste adunate oceaniche e di disvelare il fascismo in ogni sua subdola forma?
800-1000 euro (più dello stipendio di un operaio, il doppio di una pensione minima) per un telefonino di cui, per altro, si userà solo il 5-10% della sua capacità e potenzialità, con un sovrapprezzo per il logo – e non per le sue funzioni – da bevitori di favole….
Come si fa a mettere insieme tutta questa gggente?
Quelli delle cianfrusaglie e quelli del pane?
Quelli delle code che comprano “sovrapprezzo” un prodotto dello sfruttamento made in China in centro (e che cambia ogni anno e mezzo) e quelli che vogliono cacciare i venditori di colore sul lungolago con un paio di scarpe che devono durare 20 anni?