UNA REGGIA DI CAZZATE DENTRO LO SPAZIO DI UN EDITORIALE

altan sacrificiCaro Vittorio Colombo
Spettacolare editoriale del suo Direttore  Diego Minonzio di oggi, domenica 6 marzo ” in fila per i diritti deserto dei doveri
Una sequela di luoghi comuni, triti e ritriti, partendo da un pretesto, la critica alla lettera comunicato dei sindacati della Reggia di Caserta per “eccesso di lavoro” (e molto altro) imposto dal nuovo direttore di quel sito Culturale e spettacoloso che è appunto al Reggia di Caserta, per fare, come conviene all’informazione che sposa una stesi e ci confeziona il pacchetto, che non sa separare, o anzi, peggio, non vuol separare, il grano dal loglio e fa di tutta l’erba un fascio.
Una minchiata di un gruppo, chi esso sia, diventa la stella polare, la minchiata di tutti.
Tutti colpevoli. E già si eleva il “te l’avevo detto, io”

E giù allora, facile come il vomito dei repressi, dei torti vecchi dell’oratorio e delle braghette corte come “il pallone è mio e tu non ci giochi” che ti sei tenuto dentro, hai somatizzato e non vedevi l’ora di una lettera ingenua più che sbagliata del sindacato per una slavina di palloni addosso a tutti quanti.

Ed il Comunicato diventa, per il Direttore, addirittura in stile bierre, e giudice di Pinocchio, basta riempire l’editoriale, il tronfio fondo del Direttore, in una epopea di cazzate pazzesche.

E allora giù bastonate ai sindacati, al loro corporativismo, al loro lassismo, alla loro schiena molle, ai loro diritti senza nessun dovere e ancora, più che un direttore ed un editoriale, un esagitato piacere davanti al sangue della mancanza di misura, trova il gusto e il desiderio di metterci dentro in questa gogna che non ha ragione e potrebbe non aver replica, gli impiegati pubblici, i professori, la scuola, l’università, e ovviamente le biblioteche, i musei, le imprese editoriali, tutto quello che serve per parlare alla pancia del lettore che come si sa è più vicina ai coglioni che al cervello, ma le parole vomitate arrivano prima, e ecco il male supremo: quello schifo degli anni settanta, secondo lui, il megadirettore.

Quegli anni zavorra per il Paese che ha visto lo Statuto dei lavoratori prendere forma e Legge ma per lui, permette ai sindacati e a tutta la pletora ricordata prima, di essere ciechi a tenersi stretti i diritti mentre le imprese chiudono – ce lo ricorda come se fosse la pistola fumante della sua teoria – perchè lo sappiamo tutti no, che  chiudono le imprese per colpa dei sindacati, forse addirittura dei lavoratori. Minchia il capitale finanziario, la finanziarizzazione, i bilanci farlocchi, la sottrazione di ricchezza dalle imprese, l’evasione fiscale, la carenza e incapacità di innovazione, i marchionne che è dentro ognuno di questi speculatori, per il Direttore questo per colpa dei Sindacati e dei lavoratori, è evidentemente filantropia.
Beh ci ha messo dentro tutti, ma proprio tutti. Si è dimenticato solo, gurdacaso, una categoria: i giornalisti.
I Direttori di giornale.
Ma è un suo diritto, ecchecazzo, mica un suo dovere.
Lui ci mette dentro chi vuole e lascia fuori chi vuole lui.

E fa nulla che meno diritti per i meno tutelati significa più privilegi per qualcun altro.
Fa nulla che i doveri per chi non ha diritti sono ingiustizie a cui è pure complicato potersi ribellare.
Non c’è nessuna vera libertà senza prima esserci giustizia. No lui è per abbattere i sindacati.E’ per la Tolleranza zero! Finché non gli entra in redazione, nelle buste paghe dei freelance, della magia che fa sparire i diritti dei lavoratori precari della stampa e i doveri degli editori, delle veline del politico, della claque.., di quella stampa che si guarda bene dal pubblicare notizie che possano disturbare chi investe in pubblicità, di quella stampa che oggi ha come cliente del giornale non più, da tempo, il cittadino che compra il quotidiano, ma chi investe in pubblicità che è quella che nei quotidiani oggi di fatto paga il lauto stipendio del direttore e sottopaga quello dei giornalisti freelance. Già la tolleranza.
Va bene la tolleranza zero, ma devo proprio parlare dei giornali?

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