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RIAPRIRE PIAZZA GARIBALDI ALLE AUTO E’ CHIUDERLA AL FUTURO

piazzagaribaldiSeneca fu esiliato da Claudio, Ovidio da Augusto, Galileo dalla chiesa, Lorenzo Bodega è stato esiliato da Piazza Garibaldi e ci vuole tornare.

Non a piedi.
E non, magari, per assistere a spettacoli, a fiere, a mercati tradizionali, o per fare acquisti, per condivide tempo, relazioni, un aperitivo, un concerto, un cinema, un’esposizione. No, lui vuole tornare solo per passarci con l’auto.

E’ questa infatti la reiterata proposta fatta dall’ex Borgomastro e Senatore della Repubblica. “Riaprire Piazza Garibaldi al passaggio delle auto”.

Le ragioni sono ancora più allucinanti, dell’intuizione:Sarebbe un’ottima soluzione per valorizzare il centro cittadino”;Le auto passerebbero per la Piazza con uscita su Via Costituzione”, questo per puntare “alla valorizzazione di Lecco anche sotto il profilo turistico perché oggi la città è vuota, le attività chiudono e qui si pensa solo a fare interventi cher enderanno ancora più difficile la ripresa economica”.

Abbiamo capito bene?
Bodega vuol far passare le macchine da Piazza Garibaldi per valorizzare il centro cittadino, con una modalità che è un poco come suggerire di accendere più copertoni di auto sulla super così non si lascia incustodita la strada.
Ve li vedete gli automobilisti scendere da via Cavour o da via Roma, così da valorizzare il Centro cittadino sporgendosi, in transito, dal finestrino per guardare l’infinita luce poetica che picchia sulle facciate dei Palazzi di Piazza Garibaldi?

O ancor di più gli automobilisti, soprattutto turisti, che appositamente transitano per la Piazza Garibaldi finalmente riaperta grazie alla crociata di Bodega, che rallentano volontariamente, insensibili al suono stridulo dei clacson delle auto dietro, e per aumentare la ripresa economica farsi servire da commesse in pattini a rotelle che prendono le ordinazioni per l’acquisto di vestiti, tre collant 60 denari, un paio di scarpe, un prelievo bancomat e due lassativi dalla farmacia poco sopra?

L’ex sindaco e senatore Bodega, nei momenti più rigidi e impensati, trova sempre il modo di farci ridere. Grazie

L’ANTILECCHESITA’ DENTRO UN’AUTO

pianoClima drammatico in città la scorsa settimana, più sui social, nei bar e pure nei luoghi di lavoro, per chi ce l’ha, che sulle strade. In auto non se n’è infatti quasi mai parlato anche perché, quasi tutte, avevano un solo passeggero.
Il clima era dovuto al tema caos traffico per la chiusura urgente di una corsia del Ponte Manzoni.
L’ex consigliere di maggioranza, Ivano Donato in un post su Fb prova a cavalcare la polemica, o almeno così crede. Scrive infatti (venerdì alle 22.36 ossia a cose finite) : “Faccio notare una cosa…..esiste un PIANO DI EMERGENZA DELLA SS36 in vigore dal 2014 (ero Assessore allora……..anche Valsecchi e Bonacina avrebbero dovuto saperlo…….. ) si può leggerlo se si vuole qui…consiglio la Lettura anche agli assessori di pagina 25 che dice cosa si sarebbe dovuto fare……”

Ecco, personalmente, devo ringraziare questo martire della viabilità, questo Jan Palach della carreggiata, per avermi nuovamente rivelato, nel breve volgere di una frase, l’essenza stessa di cosa non dovrebbe essere mai un consigliere comunale e più in generale l’animus senza tempo (e con molte bandiere) di quello che una volta si chiamava “parlare alla pancia della gente” che – prima – un vago sentimento di pudore, o di (provvidenziale) insicurezza culturale, vietava alle vittime dei sensi unici almeno di proferirlo sui social. Adesso, ahinoi, ci si sente finalmente liberi di giudicare la propria Città partendo dal Ponte Manzoni e, quel che è peggio, fermandosi lì.

L’accusa di questi tre giorni di caos automobilistico (che sia detto per inciso era meglio non ci fosse stato ma non è stata una vita e non è stato nemmeno per capriccio, ma per emergenza) è tutta rivolta al Comune e agli assessori Bonacina e Valsecchi.

Dare al Comune le colpe maggiori è l’obiettivo perché lo scopo non è risolvere i problemi, ma augurarsi che vada sempre peggio così da poter dire, ve l’avevo detto. Antilecchesità.

Certo, in questa vicenda è mancata la visione d’insieme e non ci si può limitare a ragionare sul senso unico di una via, di un rione, dimenticandosi il quadro globale, la mobilità territoriale.
Ma è proprio il Piano della Mobilità che identifica in caso di emergenza il grado di responsabilità totalmente capovolto.
E ci si chiede, ma il consigliere Donato l’ha veramente letto questo Piano che porta come prova? Lui che dice che lo conosceva ma, -va fatto notare- si è guardato bene dal segnalarlo durante i tre giorni di caos… dopo si sa è tutto figo, ma serve solo per far girare le giostre.

Lì si legge, perché va letto tutto, subito nelle pagine 3-4, che è la Prefettura, con la Polizia stradale a dare il là, è l’Anas a quantificare i tempi, è la Provincia ad attuare il Piano di Emergenza. Il Comune di Lecco, che non è esente da responsabilità, mi pare però, in questo caso, che queste siano da imputare più agli uffici che alla politica… cosa poteva fare se non è stato avvertito per tempo da Anas, Polizia Stradale, Prefettura e Provincia?

Certo poi le azioni alternative sono anche indicate, (a pag 26 però non 25, Consigliere Donato) ma vedo un accanimento quasi medico e personale per non vedere che il guaio è stata la filiera che è partita male.

Parafrasando: Non si può pensare di andare in giro con una benda in testa perché ci si può far male solo perché in ospedale si dice potrebbero non esserci bende e garze.

Mettiamoci al lavoro per un nuovo modello di Mobilità, dove con il Comune e gli altri Enti si prova a dare un contributo di idee non di frustrazione e farloccate (carpooling, parcheggi decentrati, mobilità dolce, incentivi e divieti, biglietti integrati di sosta, zone 30, telelavoro, coordinamento e software intelligenti, app e comunicazione)

mettiamo in divieto l’antilecchesità in auto

NON TUTTO IL CAOS AUTOMOBILISTICO VIEN PER NUOCERE: PIU SEDERI MENO AUTO

foto da lecconotizie.com
foto da lecconotizie.com

Non tutto il caos automobilistico vien per nuocere.

Questi tre giorni di passione dolorosa per quasi ogni strada di Lecco ha fatto emergere certamente il forte disagio per gli automobilisti che indifesi han dovuto subire una manutenzione straordinaria di un’arteria fondamentale come lo è il Ponte Manzoni, ma tralasciando le polemiche e gli isterirmi accusatori – soprattutto dei partiti – buttati così in mezzo alla strada investendo a caso più il Comune che i reali artefici del disagio, l’Anas, per altro parrebbe proprio un disagio senza possibilità di alternativa.

Cosa che credo, sia un aspetto da tenere presente in un ragionamento serio.

Ossia il Comune ha avuto delle evidenti pecche che vanno sotto il nome di mancata comunicazione – qualche comunicato stampa e cartello segnaletico avrebbe senz’altro aiutato a non far sentire abbandonati gli automobilisti ma certamente, va riconosciuto, non sarebbe servito moltissimo per ridurre il disagio e le code – un attenuante per il Comune, non secondaria è che Anas non ha comunicato a nessuno l’inizio dei lavori.

Qui il Comune deve, con le altre Istituzioni, prendere provvedimenti e rispondere con forza e obbligare Anas ad ogni informazione preventiva per il futuro.

I fatti reali poi fanno emergere, scendendo dall’auto e tornando ad essere prima cittadini che automobilisti, visto che purtroppo le due cose parrebbero non riuscire ad andare di pari passo, che se sul ponte c’è il restringimento di una corsia causa lavori improcrastinabili e da quell’unica corsia devono passare 10000 auto in 3 ore, non serve nessun vigile per salvarci e, tantomeno, come può risolvere?

Se tutti devono andare in direzione di Milano cosa potrebbe suggerire un vigile se l’unica via per andarci è funzionante a metà?

Certo poi se l’assessore alla viabilità evita di dirci di prendere il treno che può essere pure un suggerimento ma nella fattispecie suona più come una presa in giro è ancora meglio.

Ma passati questi tre giorni di caos automobilistico credo che sia occasione da non lasciarci sfuggire quella di:

  • obbligare Anas a comunicare con congruo anticipo e comunque in tempo per predisporre almeno comunicati informativi da parte di Comune e altri Enti per gli automobilisti,
  • credo sia occasione anche per mettere mano ad un Piano della Mobilità ormai vecchio di decenni e costruito con i diversi stockholder. E credo sia utile
  • comprendere che i mezzi pubblici sono la salvezza e il benessere di una Comunità, anche a vantaggio degli stessi automobilisti privati.

Sarebbe buona cosa che a partire dagli Enti, dalle grandi fabbriche, dall’Ospedale e dalle aziende più evolute e vicino ai dipendenti, ma anche attraverso un auto-organizzazione degli automobilisti stessi, che si promuova il car-pooling cioè l’autocondivisa. Era evidente soprattutto in questi giorni che la coda era formata da 3000 auto e ognuna aveva un sedere solo dentro.

Forse è il caso di provare a fare in modo che aumentino i sederi e diminuiscano le auto.

Se questo caos dell’Anas può potare in questa direzione forse possiamo vedere del bene anche in questi avvenimenti e non limitarci per frustrazione a dare la colpa al Governo ladro.

Ognuno deve mettersi in moto, per il suo pezzo di strada

I PISTOLERI DEL BUS. Ho visto cose che voi automobilisti….

LINEE-LECCOMetti che… Scusi ma quando arriva l’otto? … dopo il sette, figliolo! oppure ma l’uno è già passato?
Quanti aneddoti più o meno simpatici abbiamo sentito noi utilizzatori finali degli autobus di LineeLecco.
Da qualche settimana chi frequenta i bus non solo dai marciapiedi ma anche dal dentro degli stessi, stessi inteso come bus non come marciapiedi, – lo dico per l’Assessore Venturini – deve fare i conti con la Legge, la legge della pistola sul fianco di due uomini bardati in divisa.

Il frequentatore si è accorto che tra quelli che come lui si sedevano e quelli come lui che rimanevano senza il tanto agognato posto a sedere, una sostanziosa parte era solita viaggiare aggratis.
Almeno così dice il Comune e la Direzione di LineeLecco.

Ma quale biglietto! Ma cosa importa se per 90 minuti bisogna pagare 2 euri, tanto a Lecco si sa che non è che ti pizzichino sull’autobus. Pizzicavano.
Allora cosa fare?
Riunioni, summit e cene varie dei vertici di Comune e LineeLecco, e dopo essersi alzato il capo di turno esclama: “ Metti che… li facciamo salire solo da davanti? Può essere che iniziano a pagare tutti? Poi metti che… ci collochiamo pure uno sceriffo che ti controlla all’entrata, non può sgarrare più nessuno “.

Il risultato?
Da qualche settimana sugli autobus si sale solo dalle porte in testa, quella di fianco all’autista, per intenderci; un pistolero controlla che ognuno obliteri il suo biglietto e… per salire sul bus ci vogliono almeno dieci minuti.

Non si spiega altrimenti l’aumento dei ritardi dei passaggi alle pensiline.
Ritardi su ritardi, che chi frequenta il bus preferisce frequentare tutto il marciapiede e andare a piedi. E così risparmia pure i soldi dei biglietto, e il Comune perde il mancato incasso

Ho visto scene che voi automobilisti non potete nemmeno immaginare.

Un tizio sale, oblitera e si ferma dopo dieci centimetri, a seguire la signora piena di sacchetti del mercato che a stento mostra il suo biglietto al controllore e gli chiede:“ Che fa, me lo può timbra lei, che sono piena di sacchetti?“.

Si ferma dietro il signore di prima, sale il giovanotto che prende il bus al volo perché noi a Lecco siamo una città universitaria e turistica, se si perde quel bus il prossimo lo prendi dopo mezzora, ritardo escluso, ma, il giovine, appena vede il controllore in divisa e pistola, fa finta di aver dimenticato chissà che cosa e scende come una saetta. Dopo aver scansato il giovanotto che rinculava indietro, entra un anziano signore che prontamente mostra il tesserino di abbonamento con la foto di 10 anni prima, perché sul bus ci sono le nonnine che si tornano dalla spesa ma le più vanno al cimitero a trovare il consorte, che, si sa, le precede sempre per galanteria; l’anziano signore comincia a borbottare contro il Sindaco che “non c’ha messo le palanche, nemmeno per noi anziani“; nel frattempo si chiudono le bussole e già si è creato il “ tappo“.

La signora inizia a dare segni di insofferenza e lancia delle occhiate all’anziano dietro di lei.

Quando non ne può più, con la delicatezza che contraddistingue un lord inglese, esclama “lui che fa caldo, lei che spinge “, e il gentile signore “mi scusa ma il largo è stretto“.

E così continua la corsa, la stessa farsa si ripete quasi ad ogni fermata, e chi era seduto all’inizio del “ viaggio” non ha nessuna intenzione di schiodarsi dal suo sedile.

Metti che… forse la soluzione escogitata dopo riunioni, summit e cene dei vertici LineeLecco non è quella adatta, che si fa?

Io propongo di sponsorizzare non tanto e solo i “ricercatissimi biglietti ” – trasformandoli in buoni sconto nei negozi e super convenzionati – ma addirittura le Pensiline delle fermate

Ossia per un reperimento di risorse alternative, aggiungendo al nome tradizionale della fermata anche quello dello sponsor (avviene in molti comuni) fosse anche solo per pagarci i pistoleri in divisa e far tornare puntuali i bus.

VECCHIE ABITUDINI PER NUOVI MARCIAPIEDI

imageIn queste settimane stanno prendendo piede i lavori pubblici mai fatti da anni, di rifacimento strade, marciapiedi e simili, in vista più della prossima, non lontana, campagna elettorale che dell’utilità sociale.

E’ il caso sia del marciapiede di via Grassi, a fianco del Liceo Scientifico, allargato di ben 8 centimetri -qui avanzavano evidentemente dei soldi recuperati da qualche taglio ai fondi per le persone svantaggiate – sia del marciapiede, sempre lì in zona, che costeggia largo Monte Nero davanti alla stradina (via maresciallo Centrone) che porta in stazione.

Il primo marciapiede ha ora i paletti neri che ne delimitano alcuni punti, uno scivolo perfettamente a pelo di asfalto che permette alle macchine di entrare senza il minimo sobbalzo nel grande portone a fianco del bar, ma gli han lasciato nuovamente, all’altezza del passaggio pedonale zebrato, quel fastidioso, incivile, gradino di alcuni centimetri che ne rende precario, difficoltoso e a volte impossibile l’utilizzo per carrozzine elettriche, passeggini e sedie a rotelle.
Perché non è automatico, ordinario, logico e obbligatorio, almeno quando si rifanno i marciapiedi (durante la progettazione pare un’impresa da titani, evidentemente), che passaggi pedonali abbiano uno scivolo a raso con la strada?

Anche per il marciapiede lato stazione è in corso un lavoro di rifacimento/allargamento, più o meno della stessa misura in centimetri, la cosa che non si vide e capisce, e che questa piccola lettera vuole provare nuovamente a suggerire – come fatto a suo tempo, anni fa, per i precedenti lavori proprio della via – è perché non è stato previsto l’adeguamento dell’abbattimento delle barriere architettoniche che, per colpa di 5 gradini 5 ora impediscono a chi deambula con fatica, o per nulla, di usufruire di quel comodo – e più sicuro – passaggio verso la stazione ferroviaria che è appunto dato dalla via intitolata al Maresciallo Centrone?
Non si può fare, almeno per metà della lunghezza dei gradini, una piccola passerella per le carrrozzine, i passeggini, financo le valigie se proprio delle persone si ha poca considerazione?

 

GIRA LA RUOTA. DUE VOLTE ALL’ANNO

bikeupMia suocera ci ha fatto una sorpresa. E’ venuta a trascorrere con noi, nel nostro piccolo bilocale, il lungo fine settimana del 2 giugno. No, no è quella la sorpresa: ci si è presentata sullo zerbino con un pastore bergamasco, nero, peloso, enorme!

Non ho fatto in tempo a proferire parola che i ragazzi erano già appesi al lampadario, terrorizzati. Calma e gesso (ops, quello è mio marito).Questo cucciolo mi ha intenerito. Confesso, la Brambilla mi ha convinto, dobbiamo fare qualcosa per il prossimo!”

Eh no, la Brambilla no, no, nooo.

In queste circostanze, mentre la lingua rimane impasta, i neuroni cominciano ad agitarsi a palla: che si fa? Soluzione urge. Tattica, fuori la tattica, prendiamo tempo, per ora usciamo! Girando per Lecco ci faremo venire un’idea. Eccoci allora a passeggio attraversando il centro, che bella giornata, c’è una vivacità incredibile! Eh sì, c’è un grandioso evento del nostro grandioso assessore Campione, è il “BikeUp”, evento europeo (dicono) che pare abbia fatto da calamita per oltre 30.000 persone (boh) che si sono catapultate a Lecco solo per questo imperdibile evento.

Insomma, biciclette a motore elettrico che skizzano di qua e di là, che ci sfrecciano a destra, a sinistra. Che bello, è elettrizzante. Ci facciamo un gelato, con panna montata, naturalmente E questi che continuano a sfrecciare zigzagando tra i passanti, sembra che la panna sia montata per tutti, pure persino per uno sciame di politici che scorgiamo uscire da Palazzo delle Paure, arzilli sorridenti, felici, sarà l’effetto taumaturgico delle elezioni?

Fino a quando a Bobi (niente, mia suocera non ha voluto ancora appioppargli un nome)… si monta la panna anche lui e… con uno strattone “molla gli ormeggi”, ci pianta col guinzaglio in mano, e comincia a rincorrere tutti i malcapitati ciclisti che scorrazzano tra piazza XX settembre Piazza Cermenati.

Bobiiiiiiiiiiiii

Ma come tutte le storie anche questa ha un lieto fine, almeno per noi. Bobi non ha distrutto nulla, non ha morso nessuno. Peccato però che a mia suocera non avevano detto che questo trovatello ha un vizietto: gli piacciono le ruote delle biciclette, gli piacciono da morire! Ma non quelle che puzzano di gomma calda strisciata sull’asfalto, no, quelle no. Ha una passione per quelle fredde, quelle che non rotolano, quelle che sanno di gomma… un pò ammuffita. E lui le benedice tutte, non se ne perde nessuna!

Ci scusiamo pertanto con l’assessore Campione, ma non abbiamo potuto evitare che Bobi facesse una pisciatina su ciascuna delle bici del bike sharing: Insomma, che ci potevamo fare, erano tutte lì, immancabilmente ferme, davanti a Palazzo delle Paure. Lo perdoni il nostro Bobi signor assessore, perché come dice mia suocera (e la Brambilla) i cani non solo hanno un’anima, ma hanno una sensibilità, un’intelligenza, talvolta persino superiore a certi umani. E siccome non sono dotati di parola, ma ci comunicano per gesti, forse Bobi voleva esprimere suo malgrado un segno di compassione verso quelle povere, tristi, care biciclette abbandonate dagli umani. Nella città europea della bicicletta. Un paio di giorni l’anno.