Clima drammatico in città la scorsa settimana, più sui social, nei bar e pure nei luoghi di lavoro, per chi ce l’ha, che sulle strade. In auto non se n’è infatti quasi mai parlato anche perché, quasi tutte, avevano un solo passeggero.
Il clima era dovuto al tema caos traffico per la chiusura urgente di una corsia del Ponte Manzoni.
L’ex consigliere di maggioranza, Ivano Donato in un post su Fb prova a cavalcare la polemica, o almeno così crede. Scrive infatti (venerdì alle 22.36 ossia a cose finite) : “Faccio notare una cosa…..esiste un PIANO DI EMERGENZA DELLA SS36 in vigore dal 2014 (ero Assessore allora……..anche Valsecchi e Bonacina avrebbero dovuto saperlo…….. ) si può leggerlo se si vuole qui…consiglio la Lettura anche agli assessori di pagina 25 che dice cosa si sarebbe dovuto fare……”
Ecco, personalmente, devo ringraziare questo martire della viabilità, questo Jan Palach della carreggiata, per avermi nuovamente rivelato, nel breve volgere di una frase, l’essenza stessa di cosa non dovrebbe essere mai un consigliere comunale e più in generale l’animus senza tempo (e con molte bandiere) di quello che una volta si chiamava “parlare alla pancia della gente” che – prima – un vago sentimento di pudore, o di (provvidenziale) insicurezza culturale, vietava alle vittime dei sensi unici almeno di proferirlo sui social. Adesso, ahinoi, ci si sente finalmente liberi di giudicare la propria Città partendo dal Ponte Manzoni e, quel che è peggio, fermandosi lì.
L’accusa di questi tre giorni di caos automobilistico (che sia detto per inciso era meglio non ci fosse stato ma non è stata una vita e non è stato nemmeno per capriccio, ma per emergenza) è tutta rivolta al Comune e agli assessori Bonacina e Valsecchi.
Dare al Comune le colpe maggiori è l’obiettivo perché lo scopo non è risolvere i problemi, ma augurarsi che vada sempre peggio così da poter dire, ve l’avevo detto. Antilecchesità.
Certo, in questa vicenda è mancata la visione d’insieme e non ci si può limitare a ragionare sul senso unico di una via, di un rione, dimenticandosi il quadro globale, la mobilità territoriale.
Ma è proprio il Piano della Mobilità che identifica in caso di emergenza il grado di responsabilità totalmente capovolto.
E ci si chiede, ma il consigliere Donato l’ha veramente letto questo Piano che porta come prova? Lui che dice che lo conosceva ma, -va fatto notare- si è guardato bene dal segnalarlo durante i tre giorni di caos… dopo si sa è tutto figo, ma serve solo per far girare le giostre.
Lì si legge, perché va letto tutto, subito nelle pagine 3-4, che è la Prefettura, con la Polizia stradale a dare il là, è l’Anas a quantificare i tempi, è la Provincia ad attuare il Piano di Emergenza. Il Comune di Lecco, che non è esente da responsabilità, mi pare però, in questo caso, che queste siano da imputare più agli uffici che alla politica… cosa poteva fare se non è stato avvertito per tempo da Anas, Polizia Stradale, Prefettura e Provincia?
Certo poi le azioni alternative sono anche indicate, (a pag 26 però non 25, Consigliere Donato) ma vedo un accanimento quasi medico e personale per non vedere che il guaio è stata la filiera che è partita male.
Parafrasando: Non si può pensare di andare in giro con una benda in testa perché ci si può far male solo perché in ospedale si dice potrebbero non esserci bende e garze.
Mettiamoci al lavoro per un nuovo modello di Mobilità, dove con il Comune e gli altri Enti si prova a dare un contributo di idee non di frustrazione e farloccate (carpooling, parcheggi decentrati, mobilità dolce, incentivi e divieti, biglietti integrati di sosta, zone 30, telelavoro, coordinamento e software intelligenti, app e comunicazione)
mettiamo in divieto l’antilecchesità in auto