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L’ALBERO DELLA DISCORDIA e la Regione

foto tratta da Fb (a corredo articolo Laprovinciadilecco)
foto tratta da Fb (a corredo articolo Laprovinciadilecco)

Se verrò frainteso è responsabilità mia, provo lo stesso a spiegarmi con la speranza di farlo meglio che posso.

A margine di una falsa polemica tirata per i capelli su Fb da alcuni commenti, sulla diversità degli addobbi degli alberi di natale tra quello di Como e quello di Lecco, alcuni amministratori della pagina FB Sei di Lecco se… avevano raccolto il pretesto – e soprattutto l’idea – di contribuire a “prendere due risultati con una fila di lucine”. Subito sostenuti da decine e decine di Lecchesi che si erano resi disponibili

Rendere più attraente l’Albero di natale addobbato dall’Associazione Cancro Primo Aiuto Onlus, e quindi pure la Piazza Garibaldi dove è posizionato e veicolare il nome e la visibilità dell’Associazione e della causa per cui si è fatto l’Albero.

Il secondo obiettivo è stato completamente raggiunto. I Social network e la stampa locale han dedicato poste e pagine dando evidenza all’iniziativa e all’Associazione, anche a quei lettori, virtuali o cartacei, che forse a Lecco centro manco passano.

Il Primo obiettivo, non per importanza ma per visibilità estetica, quello di rendere l’albero più grazioso senza per questo trasformarlo nel richiamo degli Emiri del Dubai, non è stato raggiunto.

E questo sembra per ragioni che lasciano sbigottiti.

Un tiramolla dell’associazione, che dapprima non voleva perché non era suo obiettivo trasformare l’Albero in uno sfarzo – forse mal intuendo l’idea dei promotori – addirittura invitandoli a dare offerte economiche e non spendere soldi in addobbi, poi accettando l’idea e infine tornando sui suoi primi passi – di non abbellirlo – ma esplicitando che gli addobbi li avrebbe presi .

In mezzo l’opacità dell’Amministrazione Comunale, si si può fare, no non si può fare, l’Assessore al patrimonio che non si muove per non scavalcare un altro Assessore, l’altro Assessore che non si muove, e basta, arrivando a dire che il diniego, nei fatti, era da attribuirsi alla logistica, al problema che non era escluso che oltretutto “non ci fosse abbastanza potenza elettrica per le nuove lucine”.

Va bene la difficoltà di recuperare una gru per arrivare in cima all’albero, ma il rischio della mancanza di volt della corrente è tragicomica.

Fatto questo, detto questo, io ritengo, e qui vorrei riuscirmi a spiegare bene, che il sostegno ai malati di cancro sia un compito Istituzionale, non del buon cuore, enorme, dei cittadini.

L’acceleratore lineare che con le offerte dei cittadini si vuole donare all’Ospedale Manzoni di Lecco è un buon segno e pensiero, ma non può essere demandato al buon cuore del cittadino o all’impegno di una associazione.

Uno di questi strumenti diagnostici , mi pare costi intorno ai 2 milioni di euro, è fondamentale per la rapida scoperta di un possibile tumore, e mi chiedo quindi, avendo visto dove sono i cittadini, invece dove sia, dov’è lo Stato, la politica, la Regione.

Ecco la Regione è dentro l’Associazione Cancro Primo Aiuto onlus.  Basta guardare il loro sito.  Presidente onorario è Roberto Maroni, oggi Presidente della Regione Lombardia, Presidente onorario vicario è Mario Mantovani, l’ex senatore, parlamentare europeo, “ora” vicepresidente della Regione Lombardia e assessore alla salute, arrestato pochi mesi fa con l’accusa di concussione, corruzione e turbativa d’asta per aver truccato gare per trasporto dializzati. Ma che risulta presente ancora, sbalorditivamente, nell’elenco della struttura della Onlus.  La vicepresidenza onoraria è assegnata a Walter Bergamaschi, oggi Direttore generale alla Salute della Regione Lombardia.

Insomma a parte la matrice politica e partitica della cosa ma non è proprio la sanità Lombarda, l’Istituzione Lombardia, a dover reperire risorse e fornire questi macchinari, indispensabili per un livello di eccellenza, agli ospedali e lasciare alle risorse dei cittadini finanziare progetti di minor entità e per paradosso di più difficoltoso successo?

La sanità lombarda, dall’ultimo Bilancio di previsione 2015 approvato, gestisce 17 miliardi di euro, su 21 complessivi del Bilancio regionale, a parte le note vicende giudiziarie e di spreco, due milioni perché non riesce a trovarli? Non sono mica addobbi di un albero, non è mica una gru periscopica sotto natale.

Volere è potere e lì il potere mi pare che abbia cariche non indifferenti.

SOPRA LA PANCA L’ASSESSORA CAMPA

30102015

31102015

 

SCOPRI la differenza/coerenza:

IERI:Venerdì 30 ottobre 2015 Quotidiano La Provincia di Lecco copertina e pag.17
“Il vicesindaco prepara lo sfratto «Diremo ai ragazzi di far posto»

«Chiederemo ai ragazzi stranieri di spostarsi»
il vicesindaco Francesca Bonacina: «Ribadirò con tutta tranquillità, nell’ottica della collaborazione che ci sono delle regole di piccola quotidianità da tener presente. Questi ragazzi non sanno che storicamente le panchine all’angolo tra piazza Garibaldi e via Roma vengono usate dai pensionati e di conseguenza le occupano…”.

OGGI:Sabato 31 ottobre 2015 Quotidiano La provincia di Lecco copertina e, sempre pag.17
Vicesindaco Bonacina: «Sono di tutti. Servono per conoscersi»

«Le panchine sono per chi vuole sedersi, anziani e giovani, lecchesi e non lecchesi. Spero che chi sostiene che panchine debbano essere usate solo dai lecchesi, stia scherzando».
“La città è fatta di spazi da vivere e di luoghi che possiamo scegliere di far diventare occasioni di incontro anziché di scontro.”

‘Sta volta ha, almeno, azzeccato l’ordine

‪#‎ilmegliodeveancoravenire‬
Il meglio ha detto che forse non viene

IL TRENO DEI DESIDERI CHE ALL’INCONTRARIO VA

11783710_833588316756887_621612017_oSi vede la prima carrozza del treno sbucare dalla curva di ghiaia, rotaie e alberi.
Ha la livrea verde e grigia, la scritta bianca Trenord, il muso piatto e non so se è in ritardo.
Sul ritardo di ieri.
Ieri questo serpente di latta e sudore mi han detto che è stato l’unico in tre ore a mettere il muso fuori dalla stazione.
Gli altri due si son fermati al palo o forse all’Expo.

Il treno avanza lento, normalmente lento, oppure velocissimo, la curva è fatta, il rettilineo è compiuto, il marciapiede della stazione è lambito. Mi son distratto, la frenata deve aver compresso le latte ammorbidite dal sole. Il Treno si è compattato. E’ lungo una sola carrozza.
Il serpente di latta è diventato un bruco. Son sparite due carrozze su tre.
Non i pendolari.
Sembrano di più. La carrozzina che mi si staglia davanti appena metto piede sul primo gradino credo che contenga un bimbo nato durante il viaggio. Il bimbo deve avere tre giorni, visto il ritardo; dal volto della mamma, ancora sudata e stravolta potrebbe essere un parto gemellare, ancora in corso. Quel bimbo ha almeno altre 60 mamme,a  veder le facce.
36 posti a sedere per 115 persone.
I finestrini sono totalmente abbassati, la pelle di plastica dei sedili è baciata dal sole.
Sembra pongo. E pure chi ha avuto la sfortuna di sedersi. E’ una gara di altruismo…“prego si sieda”, “signora vuole accomodarsi?”, “Prima lei, ci mancherebbe, prima lei”.
Non entra un filo d’aria. Deve essere la velocità di crociera. O della croce.
Giungiamo alla prima fermata, ci si guarda.
Sembriamo tutti psicanalisti, ci capiamo al volo…
Il terrore sul volto corre più del treno: salirà mica qualcuno ancora, vero?
Le porte del treno, modello barbie, diventano celle e noi guardie penitenziarie e in penitenza.
Non sale nessuno, ma così, però, non scende nessuno.
Sembra una partita di rugby, schierati per placcaggi e mischie.
Ne scendono 18, ne salgono 9. Meta o metà, fa lo stesso, risultato raggiunto.
Non si sa se sarà così per il capolinea di ognuno di noi.
Due passeggeri dormono o forse son svenuti, si valuta se farli scendere con il metodo Scajola. A loro insaputa. Alla fine non abbiamo la forza, fisica.
Nuova fermata, in mezzo ai campi, se ci fosse l’interfono sentiremmo: “gentili clienti alla vostra destra un campo di frumento tipico prodotto per l’eccellenza italiana”, “alla vostra sinistra, alla vostra sinistra… ditecelo voi perché ci siamo persi”.
Con 12 minuti di ritardo giungiamo in stazione, la penultima prima di Lecco.
Abbiamo vicini di posto e di viaggio, malgrado non ci sia mossi, che non sembrano gli stessi della partenza. Certamente non lo siamo più noi.
Il controllore chiede il biglietto dal marciapiede della stazione. Giuro.
Ripartiamo. Il treno si muove, il macchinista c’è.
Ora siamo 105, uno di meno, il controllore.
Giungiamo a Lecco, dopo aver passato il carcere ma ancora dentro la nostra prigione.
Scendiamo.
Due turisti tedeschi, o olandesi, appena scesi anche loro, ripiegando una cartina e sfogliando un vocabolario pare vogliano informazioni.
Desistono. Chiudono cartina e vocabolario e, lentamente, ma comunque più della velocità tenuta dal treno, si limitano a guardarsi e a guardarci.
Sono un libro aperto, si può leggere chiaramente: “ma dove cazzo siamo finiti?”
Expo? Turismo? Medioevo.
“ll vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” diceva Marcel Proust.
Non so se è tutto vero.
Sul fatto che bisogna avere occhi nuovi però siam concordi. Con questi treni non si han più occhi nemmeno per piangere.

Io mica lo conoscevo poi tanto Marco Anghileri (BUTCH E IL CHIODO)

Io mica lo conoscevo poi tanto Marco Anghileri.

Sapevo solo che era il papà di Giulio, un compagno di pallone del mio ragazzino ai tempi dell’Aurora SF.

Si sapevo che era uno forte forte ad andar su per sassi e libertà. Su per respiri e polmoni, ma nulla di più. Non era mica il mio eroe. Non era mica un mio compagno del fine settimana.

A me le montagne – come dice la mia amica Luisa Rota Sperti che pur di starci dentro le montagne si è infilata ad abitare a Somana a due tiri di corda dalla casa di Marco Corti Mela, il presidente dei Gamma, e quel Sasso Cavallo che l’avrà disegnato 1000 volte – piaccion solo dal basso e il lago da fuori. Cioè io sono di Lecco per sbaglio.

Marco Anghileri per sbaglio sembra che invece ci stava giù dalle montagne.

Io l’ultima volta che ho fatto sport è stato nel 1986 ed ho più o meno l’età di Marco.

Io, che son cresciuto ad Introbio in Val Biandino, la liturgia delle liturgie per il paese, ci son andato una volta a 20 anni poi manco “all’Acqua san Carlo” ci son più arrivato.

Io non vado nemmeno in Erna a vedere i miei bimbi con il bob, per dire.

Gli alpinisti son tutti burberi, gli alpinisti cercano i pericoli, o, quantomeno, non li scansano.

Come è facile pensare sempre a questi luoghi comuni.

Di solito lo dice chi fa la vita da malato per morire sano.

Chi né negli occhi e né nelle narici giù giù fino ai polmoni e alla bocca dello stomaco ha respirato la vita e la fatica di arrivarci lassù. Dove non c’è niente, dove, dicono, c’è tutto.

Continuano a non piacermi le montagne dall’alto. Tantopiù oggi che ancora una volta si son fatte gelose, si son fatte egoiste.

Però mi ricordo, caspita se mi ricordo, i racconti in tv di Walter Bonatti che spiega la sua versione, la versione vera, della storia del K2.

Senza astio, senza cattiveria. Io che quella montagna al suo posto gliel’avrei scagliata contro a chi mi stava rubando la verità da 50anni. Mi stava rubando la vita e la libertà.

E mi ricordo anche di una risata di Marco Anghileri, di un gioco, di una furbata, di una magia. Di una gioia donata per il piacere di donarla. Tutta dentro un chiodo arrugginito.

Mi ricordo le mani che si impastano con la voce che ride, e, com’è come non è, ti trovi lì a guardare un chiodo ruggine che salta fuori da una tasca, da una roccia. La sua mano. Il chiodo di Dino Piazza, del Torre Cecilia.

Riportato a casa.

Nelle mani di un vecio e lui Marco che non sta più nella pelle. Che ride e fa allegria, che ha un sorriso come se avesse portato giù lo zucchero filato per tutti i bambini del mondo.

E tu da un video di computer guardi e ti dici, caspita ma è un chiodo arrugginito, poi allarghi lo sguardo, guardi gli occhi del Piazza e… e capisci, provi a capire che bisogna vivere e godere la vita secondo regole semplici e serene.

In luoghi e con gente che ti rassomiglia. E lui, Marco, era lì, era a casa.

Io mica lo conoscevo poi tanto il Butch ma è bastato poco per capire che quelle montagne che accarezzava, mangiava, viveva sono luoghi che gli assomigliano.

Perché c’è sempre un chiodo da andare a riportare a casa, da veder riportare a casa o anche solo ricordare che uno, un giorno, ha fatto una magia, aveva casa sua in tasca e ce l’ha fatta vedere, ce l’ha fatta conoscere.

Anche a noi che stiamo qui in basso, qui giù, ancora una volta, ancora per un po’.

http://vimeo.com/71197267 (HO BISOGNO DI RESPIRARE)

SANREMO E LE CARAMELLE DI NAVA

Sanremo-2014Leggo della nuova uscitona del sempre più lanciato nel vuoto spinto Daniele Nava, questa volta verso i conduttori di Sanremo e i soldi sprecati.

Veramente roba da matti. E’ più trash lui a commentare il Festival che il Festival stesso.

Sanremo…Bersaglio più facile non c’è. Lo fa annualmente anche il mago Otelma.

Se penso che paga pure un consulente pubblicitario per creargli gli scoop mi vien da piangere. Come rubare soldi ad un bambino.

Ecco potrebbe essere questo il prossimo scoop di Nava, inveire contro chi ruba i soldi ai bambini lecchesi un po’ tonti e ai suoi amichetti che stanno li a guardare.

Va ricordato, non da ultimo, a Nava ed ai suoi fans applauditori, che Sanremo dura solo 4 giorni poi passa. Nava è da anni che ce lo sorbiamo. Senza possibilità di cambiar canale così facilmente. Parla di sprechi e soldi buttati ma è lo stesso che votava e sosteneva i governi Berlusconi e – nei fatti – il ministro Tremonti. (ne parlava male ma lo votava, quasi una patologia la sua)

Quel Tremonti e Governo che verranno ricordati, da quelli svegli, non lo pretendo da Nava, per: Tasse aumentate, Debito pubblico cresciuto, Evasione alle stelle, Riforma negativa dei coefficienti delle pensioni, Avanzo primario sperperato totalmente, Economia ferma da anni, Patto di Stabilità inasprito, Disoccupazione in continua salita… Si, sì è proprio lo stesso Nava per chi l’avesse dimenticato.

Lui che, nel suo piccolo, già ad inizio mandato, si è creato uno Staff marketing personale all’interno della Provincia (che non esisteva prima, lo Staff non la Provincia, intendo) che a Bilancio costa ancora intorno ai 100.000 euro, l’anno. Ogni anno.

Si, sì proprio lui che si è portato lì, a spese nostre, 3 nuove risorse umane.

Così per sentirsi tra amici.

Lui, lo stesso che che chiede che ci sia rigore, austerità per le famiglie essendo un momento di crisi globale dopo che è stato fan di Tremonti, che ha stanziato 24.000 per rifarsi il parquet del suo ufficio e di quello del Direttore Generale Bianchi, che ci fa pagare il suo staff marketing, che ha bloccato, per mesi e mesi, il pagamento di milioni e milioni di euro alle aziende (anche locali) che avevano fatto lavori per la Provincia da lui presieduta…….

E allora Nava la faccia tutta la polemica – e la stampa non gli vada dietro come se fossero portaborse – scenda dal pulpito del seminterrato in cui per interessi elettorali alza fumo e nasconde i fatti così da oscurare qualunque realtà che sia ad una distanza superiore della lunghezza del proprio naso e la smetta si parlare alla pancia della gente.

Certo che finchè basta qualche spot, una comparsata in tv, e qualche sorriso sui cartelloni pubblicitari per convincere i lecchesi, avrà vita facile ed i sacrifici li pagheremo sempre noi.

Quando si andranno a vedere i fatti, incominceranno i dolori.

Altro che Sanremo se parliam di spreco e inutilità.

Quando caspita le chiudono ‘ste province?

 

E’ LA FINE DEL MONDO L’e.BOOK DI KHORAKHANE: NON E’ UN ACCIDENTE

dalla Presentazione

Spett.Lettore con la presente desidero sottoporLe una questione, di natura forse piu’ clinica che letteraria, non so. Si tratta di un mio collega di ufficio. Un tipo decisamente fuori dall’ordinario. Forse ha qualche complesso di superiorità. Sospetto che si ritenga coltissimo e intelligentissimo. Dagli altri colleghi è comunemente considerato uno stronzo. QUI SU AMAZON LA VERSIONE E.BOOK Diciamoci la verità: questi racconti lasciano un po’ a desiderare, più che altro hanno una funzione lassativa.
Ma la copertina è bellissima e farà la sua porca figura sugli scaffali della vostra libreria virtuale

QUI SU AMAZON LA VERSIONE E.BOOK