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DUE PALLONI TRE PRESIDENTI UN ASSASSINO

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La diplomazia del pallone ha dato i suoi frutti. Chiacchierando a Villa Madama col Presidente del Brasile, nella foga di elogiare le virtù di campioni come Kaka Ronaldinho, Dida, Emerson, Pato,  e Leonardo, il Presidente del Milan e anche del consiglio della Repubblica Italiana si è scordato di mettere in campo anche Battisti. Forse sarebbe più efficace la diplomazia con le” palle”.

Grazie Silvio.

AUTOGESTIONE E LAVORO per superare la crisi

L’art. 43 della Costituzione della Repubblica Italiana dispone che a fini di utilità generale la legge possa “riservare o trasferire mediante espropriazione e salvo indennizzo allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese….

Memorabile fu in questa direzione l’intervento nei primi anni ’60 per la nazionalizzazione dell’energia elettrica con la costituzione dell’Enel.

Questo esempio di statizzazione non fu certo il primo né l’unico. Come  può ricordare l’esistenza dell’IRI e dell’Eni insieme alle banche di interesse nazionale.

Epperò quell’articolo della Costituzione, in gran parte ora cancellato, da una ventata di privatizzazioni, conseguenti ai decreti Amato del ‘92, non è mai stato attuato, da nessun Governo repubblicano, per quella parte che fa riferimento  al trasferimento di imprese a “comunità di lavori o di utenti”.

Vediamo oggi in seguito alla crisi che ci sta gravemente coinvolgendo un improvviso ritorno dell’intervento dello Stato con immense ricchezze pompate nel settore bancario e industriale.

 

Sulla base di una gestione che vede i più accaniti liberisti convertirsi in sovvenzionatori con i soldi dei cittadini di coloro che hanno saccheggiato peraltro la base dell’economia.

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SETTIMANA CORTA per troppi creduloni

 Prima di ridurre il tempo lavorato e lo stipendio a chi fa già fatica ad arrivare alla fine del mese sarebbe opportuno, soprattutto dalla parte dei lavoratori e di chi li rappresenta fotografare l’esistente e fare alcune considerazioni. Oggettive. E prendere, ognuno per la sua parte, almeno coscienza.

In Italia e negli altri Paesi industrializzati, gli ultimi 25 anni hanno visto la quota dei profitti sulla ricchezza nazionale salire a razzo, amputando quella dei salari, e arrivare a livelli impensabili (”insoliti”, preferiscono dire gli economisti). Secondo un studio pubblicato dalla Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, nel 1983, all’apogeo della Prima Repubblica, la quota del PIL, intascata alla voce profitti, era pari al 23,12% Di converso, quella destinata ai lavoratori superava i tre quarti.

Nel 2005 era al 31,34% del Pil, quasi un terzo. Ai lavoratori, quell’anno, è rimasto in tasca poco più del 68% della ricchezza nazionale. Non sono numeri e basta. Hanno un significato. Determinante

Otto punti in meno, rispetto al 76% di vent’anni prima. Una cifra enorme, uno scivolamento tettonico. Per capirci, l’8% del Pil di oggi è uguale a 120 miliardi di euro.

Per i 17 milioni di dipendenti, vuol dire 7 mila euro tonde in più, in busta paga.

Se i rapporti di forza fra capitale e lavoro fossero ancora quelli di vent’anni fa, quei soldi sarebbero nelle tasche dei lavoratori, invece che dei capitalisti.

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RIDERE CON SPAVENTO: on. Codurelli e le anime del PD

   

Certo si può dire che ha voluto usare una forma retorica.

Se tu dai ragione a me io do ragione a te. Solo perché so che tu non darai ragione a me io dico che darò ragione a te. 

Però qualcuno avverta il ministro delle Pari Opportunità del governo Ombra del Pd Vittoria Franco quando al posto di mandare a quel paese il Ministro Brunetta sull’innalzamento dell’età per la pensione delle donne afferma, nero su bianco: “Noi del Pd sosteniamo le sue proposte sulla equiparazione dell’età pensionabile e lei sostiene il nostro progetto che prevede misure per promuovere l’occupazione femminile e favorire la conciliazione fra lavoro, maternità e carriera. Perchè è proprio qui il problema, nella maternità che è ancora un ostacolo all’accesso al mercato del lavoro, alla carriera e alla realizzazione delle donne in un lavoro gratificante”.

Qualcuno avverta la Ministra ombra che così non si fa.

E avverta per favore anche l’onorevole locale Lucia Codurelli che, forse girata dall’altra parte, non l’ha sentita in tempo e solo qualche ora prima ha affermato – nella sostanza – l’opposto del suo riferimento di partito con un comunicato pubblicato sul suo blog www.luciacodurelli.it

Capisco le diverse anime del PD però solo una manciata di ore per sentire e leggere lo stesso partito dire: “Alzare l’età pensionabile per le donne – No Grazie” e poi: “Noi del Pd sosteniamo le sue proposte…”  questa non è democrazia è delirio. Continua la lettura di RIDERE CON SPAVENTO: on. Codurelli e le anime del PD

MEA CULPA sullo sciopero!!! però?

Con evidenza non è poi stato – come pensavo sbagliandomi (e di molto) – uno sciopero di pochi. Certo a livello nazionale molti meno che per la difesa dell’art.18 ma “stranamente”, comunque, un bel numero. La previsione l’ho sbagliata in pieno seppur mi restano, intatte, tutte le altre perplessità su questo sciopero. E’ ed è restato uno sciopero di “cartello”. Utile cioè al sindacato per dire  – anche alle altre sigle – che non possono non tenerlo in considerazione nelle decisioni. La perplessità è, ed era, la poca credibilità della Cgil. Sono lì, per chi vuol vedere, come un macigno, uno specchio non certo deformante la grave responsabilità incisa nella memoria e nelle tasche dei cittadini, causata dal comportamento tenuto in questi anni di “ere” Prodi. La loro timidezza e subalternità alla politica “amica”. E’ il peccato di quegli e questi anni. Commesso dagli stessi leader di ieri che oggi convocano scioperi. Oggi il sindacato parla di precarietà, di poche tutele per il giovane lavoratore. E fa bene. Ma il precariato deriva, in primis, dal pacchetto Treu, promosso e pensato dal governo di centrosinistra e solo per questo non combattuto come si doveva. Siamo quello che eravamo. Sono quello che erano. E leggere di esponenti anche locali – di rifondazione prc_bandinelli-sullo-sciopero-della-cgil – che oggi si attribuiscono il merito delle piazze piene – fa più ridere che arrabbiare. Dopo l’esperienza governativa perdente e preparatrice al ritorno di Berlusconi, come infierire? Io continuo a pensare che bisogna trovare un altro modo di lotta. Continua la lettura di MEA CULPA sullo sciopero!!! però?