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SEMANTICA. CAVE E CAVILLI A CHIUSO

FB_IMG_15776230234691991Più passano gli anni meno apprezzo, almeno in certi casi, l’uso spregiudicato della semantica.

Cioè quella forma di arrampicata sui vetri, che spinge gli uomini a imbrogliare le proprie parole e chissà fors’anche prima i propri convincimenti.

In questi giorni sta, giustamente, tenendo campo il dibattito su un nuovo insediamento – a Chiuso – di stoccaggio e lavorazione di materiale inerte cantieristico post lavorazioni stradali ect.
Da questo punto fermo l’uso spregiudicato della semantica ha cominciato a galoppare.
Per alcuni è una discarica temporanea di materiale di scarto da cantiere.
Per altri la discarica temporanea diventa semplicemente un accumulo materiale di scarto da smaltire
Per alcuni in due anni dall’inizio dell’iter c’è stato abuso di silenzio, zero coinvolgimento e informazione alla cittadinanza
Per altri basta un incontro solo ora dopo che il tutto è fortuitamente emerso per aver chiaro tutto
Per alcuni i pareri di Arpa e tecnici non aiutano a considerare ambientalmente neutra un’attività cantieristica in un centro urbano
Per altri basta che si facciano opere a compensazione e tanto basta.
Per alcuni è una decisione politica che si può ancora prendere
Per altri la decisione l’hanno già presa ma organizzano un’assemblea per decidere quello che loro e altri han già deciso
Per alcuni non si capisce perché se, come dicono, la quantità di rifiuti e il tempo di deposito son così minimali, non continuano a portarli direttamente in discarica.
Per altri è meglio che si caricano camion, li si svuotino lì, ripartano, poi, dopo un po’ di tempo, li ricaricano e li portano in discarica
Per alcuni sono addirittura 200 metri quadrati piani di area cantieristica e non si sa quanti in verticale
Per altri sono solo 200 metri quadrati piani di area cantieristica e non dicono quanti in verticale
Per alcuni la sostanza è che la variante al Pgt obbligatoria per il via libera, di fatto è una croce sul recupero dell’area e ancora una volta gli interessi individuali in ambito cave han la meglio sui collettivi
Per altri l’impresa è una delle poche rimaste a Chiuso
Tutto questo dovrebbe essere degradante perfino per chi assiste fintamente impotente al trionfo indisturbato di equilibri di poteri, burocrazia, interessi, ambiente svilito e, appunto, giochi di parole
Come nel calcio non serve comprare gli arbitri, neppure comprare i giocatori. Basta riuscire a comprare il pubblico.
Che si dà via per molto meno.

EX LEUCI – QUANTO LA SI SA SEMPRE LUNGA, DOPO

FB_IMG_15634289993057960Quanto la si sa sempre lunga, dopo.
Leggo l’intervento di quattro ex-lavoratori quattro di Leuci, che tengono a farci sapere che loro sapevano che l’avrebbero fatta fallire, che loro sapevano che l’avrebbero svuotata, che loro sapevano come recuperare quell’area e che loro sanno che non sono stati ignoti a causare i crolli dei mesi scorsi.

Una cosa è certa.
Quanto la si sa sempre lunga, dopo.

Loro, che son quelli che sanno tutto, han però permesso alla proprietà di portare via tutti i macchinari da usare e vendere altrove; loro, che son sempre quelli che sanno tutto, sanno che non sono stati ignoti a causare i crolli – e fanno allusioni – ma non vanno in Procura a denunciare; loro, che sono sempre quelli che sanno tutto, sanno dell’amianto da sempre ma finché ci hanno lavorato manco una letterina anonima e ha dovuto dirlo chi ci abita vicino; loro, che son quelli che sanno tutto, sanno addirittura come farla rinascere quell’area, infatti loro avevano un Progetto rivoluzionario con 60/80 aziende, 20 centri ricerca integrati, 50-100 ricercatori a regime, ma era sulla carta, e prima ancora avevano quello di una macchina taglia laser in fibra, ma era sulla carta anche questo, e prima di ancora prima, quello della cosmesi, e prima di ancora prima di prima prima, avevano quello dei Pali d’illuminazione autopulenti. Chissà se c’era qualcosa sulla carta anche prima.

Una cosa è certa.
Quanto la si sa sempre lunga, dopo.

Nel frattempo di un nuovo progetto, sempre e solo sulla carta, han provato e provano a far fare i lavori di bonifica dell’amianto al pubblico, con i soldi del pubblico, che è un po’ quello che sperava e spera il privato, ogni privato. E siccome fa audience, si esercitano a colpire il pubblico, Comune e Asst/Asl.

Poi sempre loro quattro ex lavoratori quattro e una volta 27 associazioni che forse non sono sparite ma non ci sono, periodicamente sventolano il vessillo del “fare sistema” , però solo con i soldi degli altri. Di tutti gli altri, il pubblico, noi.
Solo che il sistema se non è per fare quello che vogliono loro, il sistema non c’è.

Stanno fallendo imprese come mosche, ci sono 500.000 m2 di aree industriali dismesse solo a Lecco ma loro, che son quelli che la sanno sempre lunga, o si recupera la Leuci o zero. Altrove evidentemente non interessa né realmente né sulla carta.

È coerenza anche questa.

È onesto dire che i soldi pubblici che loro vogliono che si investano lì, e solo lì, in quell’area privata verrebbero sottratti ad altro?
Possiamo quindi almeno chiederci cosa ci si potrebbe fare d’altro con quei soldi a beneficio della città, anche solo per priorità?

E loro, che sono quelli che sanno tutto, oggi un po’ per boria un po’ per ingenuità, paragonano la recente proposta di recuperare lo stabile di Via Roma 51 (che alle aste va deserto) con l’area exLeuci, volendo farci credere che sia la stessa cosa. Nascondendo in primis che la prima è già pubblica, invece l’area ex Leuci, no.

Che è l’ennesima dimostrazione che in realtà non la si sa lunga nemmeno dopo.

UN GAZEBO ELETTORALE

altan-sotto-controlloCi vuole assolutamente un bel dibattito sugli aperitivi che si vedono per la maggiore sui tavolini del centro. È indecente martini e succo di pomodoro.

Credo che il Comune debba metterci una discreta tassa, nulla può essere meno tollerato che l’estetica dei gusti per una vera Comunità. Altro che quello delle linee di un dehor.

E poi una penalizzazione per i baci leggeri, quelli sulla guancia, dati in piazza, quei baci che son contro l’estetica del temperamento che deve avere una forte Comunità. Altro che quello delle linee di un dehor.

Bisogna elevare queste tasse prima che qualcuno in città e su fb si stanchi di discutere del dehor in piazza e si metta a vedere quanto bello c’è e quanto si può sostenere questo bello, per ampliarlo. Senza tralasciare l’utile e come risolvere i problemi veri. Che è ancora più bello.

Oggi con un solo gazebo sembra invece tracciato il percorso da qui al 2020. Prepariamoci a vedere molte zoomate su inutili dettagli e a non saper niente o quasi sull’insieme.

Ma a differenza di Zamperini, che quando bercia è perfettamente nei suoi panni, leggere di altri politici che oggi fanno i paladini del bello, del gusto, della difesa di Lecco e del suo centro, mi fa lo stesso effetto di Gigi D’Alessio quando ultimato il periodo napoletano, ci prova con la musica spagnola: anche se ha successo, si capisce subito che non c’entra un tubo.

Forse è arrivato il momento di smettere di spiegare/motivare tutto e ammettere che, a volte, si tratta davvero di stronzate. Come il discutere su un dehor fuori da un ristorante
#sononatoqui #igrossiproblemi #iltuovotovalepiudiungazebo

“Crotto del Brick”: spazi vuoti e occupazione

nasce-villa-brick-anarchica-1Leggo dall‘articolo di cronaca di oggi, dell’avvenuto sgombero del Crotto del Brick”, da un paio di mesi occupato, in maniera non concordata, da un gruppo di militanti anarchici.

Ora qui non voglio soffermarmi sulla condivisione o meno di entrambi gli interventi. Quello dell’occupazione dei ragazzi né dello sgombero delle Forze dell’Ordine.

Credo sia invece utile andare al cuore del tempo e quindi a un passaggio dell’articolo.

Questo: “Abbiamo occupato – avevano spiegato in un volantino – per riempire questi spazi vuoti con socialità, condivisione e nuove sperimentazioni di rapporti umani liberi e orizzontali, senza gerarchie e autorità. Lasciare all’abbandono uno spazio (…) , lo riteniamo un insulto a quanti non hanno un tetto sulla testa o che faticano a sopravvivere con affitti da record (…)  Non chiederemo il permesso a nessuno per far rivivere un posto morto da decenni”

Mi sembra questa un’attenzione che i ragazzi anarchici ci offrono e che ci interroga.

Spero che singolarmente e poi assieme, cittadini,  Istituzioni, intellettuali, mondo associativo, colgano questa occasione e aprano una riflessione pubblica perché a me pare evidente che, anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti.

La pulizia delle statue è una bella cosa, ma è anche una buona cosa?

da "La provincia di Lecco"
da “La provincia di Lecco”

Posso essere (forse) impopolare?
Trovo questa continua rincorsa alla pulizia di statue e monumenti, una quantità ripetuta di occasioni perse.

A caval donato non si guarda in bocca, si dice, ed è anche giusto.
Vorrei qui evidenziare un possibile punto alternativo.
Gli sponsor che permettono questi lavori sono tutti sollecitati e a invito. Sono convinto che si potrebbero e dovrebbero indirizzare queste adesioni e relative risorse verso un Progetto o progetti più valorizzanti e di utilità, direi prioritari.

Statua di S.Nicoló, Monumento a Stoppani, a Manzoni, ai Caduti sul Lungolago, la via al Torchio e ora Cermenati, Ghislanzoni, Mazzini e i monumenti ai caduti di Castello, S. Giovanni e Maggianico, ect. ect. Una lunga serie.

Abbiamo provato a mettere in fila i denari spesi complessivamente per queste pulizie e restauri, in cambio di spazi pubblicitari delle società che hanno sponsorizzato l’iniziativa?
L’assessore parla di un controvalore, ad oggi, di un milione di euro (due miliardi di lire)

So che è più facile a dirlo che a farlo, che ogni singolo Progetto ha tempi diversi, che la visibilità per ogni sponsor è più immediata ma canalizzarli in un Progetto – che sia scelto dall’Amministrazione o suggerito dalla cittadinanza – con una maggiore ricaduta in efficacia non è da auspicare, senza per questo criticare totalmente queste pulizie e restauri?

Con queste risorse (soldi, materiali ect) non era altrettanto e più utile la riapertura più rapida del Teatro della Società?
Ampliare il restauro di Villa Manzoni in corso?

Scelte che inoltre produrrebbero un ritorno economico immediato per il Comune che lo potrebbe utilizzare per altri sostegni minori, pure la stessa pulizia delle statue?

E se non si può sostenere il restauro di edifici pubblici simbolo come Villa Manzoni e Teatro, che trovo comunque prioritario, perché almeno non farlo su scelte e cartelloni di attività turistiche, ricreative, sportive, giovanili e culturali nel solco del già riuscito impegno e programma comunale?
Anche qui generando un immediato ritorno economico re-investibile.

Non vuole essere una gratuita critica alle scelte attuali ma continuo a ritenerle ancora evidenti occasioni perse nel rapporto spesa-resa pubblica.

PARCHEGGI, GOETHE E VALSECCHI

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Quando leggo le dichiarazioni dell’assessore Valsecchi, mi viene spesso in mente Goethe.

L’illustre tedesco ebbe a dire:“L’uomo si trova nel bel mezzo degli effetti e non può astenersi dal ricercarne le cause. Da quell’essere comodo che è, si appiglia alla prima che trova come alla migliore e così si tranquillizza”.

Valsecchi ha sempre una scusa. Non quella buona, ma la prima che trova. Oggi per tranquillizzarsi e tranquilizzarci parla dei ritardi sulla ripromessa riapertura del parcheggio di via Sassi, a causa della fornitura di materiali diversi dopo la “battaglia cittadina dell’Olmo”.

È successo così altre cento volte per i ritardi, per dichiarazioni affrettate, per date date a caso.

Possiamo ricordare quelle dell’imminente apertura del multisala a Lecco, della nuova Piazza degli Affari come polo per attività attrattive, ludiche e di spettacoli, delle continue diverse date di inizio lavori e riapertura del Teatro della Società, della apertura del parcheggio la Ventina o di quello in ritardo, di via Parini, delle date più volte slittate per la riapertura del parco del Belgiojoso, per non parlare del Cinema Lariano e di Villa Ponchielli.

Annunci e retromarce. A volte nemmeno quelle. Certamente sempre poco rispetto per i cittadini, riempiti di dichiarazioni farlocche, che sfiduciano.

Oggi per il “parcheggio dell’Olmo” è lo stesso. Il ritardo nel termine oggi annunciato dall’assessore per “speriamo il 20-30 ottobre” a suo dire per colpa del cambio del progetto dovuto appunto alla battaglia per salvare l’Olmo, da parte dei “ragazzi di Buizza” pare davvero una scusa, la prima maldestra venutagli in mente.

Questo perché l’8 agosto, a lavori già iniziati due giorni prima, con il programma già modificato, disse testuali parole : L’obiettivo è riconsegnare l’area sosta di via Sassi alla città per la prima decade di settembre, in questo modo pendolari e studenti che riprenderanno a frequentare la città e soprattutto la zona della stazione avranno a disposizione lo spazio”.

Nessun minimo accenno alla problematica di forniture, di tempi allungati per il cambio del Progetto. Ad essere cattivi comunque gli si potrebbe ricordare che comunque, ha sbagliato di nuovo, oggi dicendo che questo cambio “ci è costato un mesetto buono di ritardo sui lavori” avrebbe dovuto portare il termine dei lavori entro la prima decade di ottobre, non il 20- 30 ottobre, come si augura e non è nemmeno certo. Perché così siam più vicini ai due mesi che uno, di ritardo.

Forse è davvero il caso di parcheggiare l’assessore, più che le auto