È stata una festa. Piena di emozioni riflessioni e amore.
È stata una festa. Piena di emozioni riflessioni e amore.
Ancor prima che i bravi attori de il FiloTeatro calcassero le tavole di legno, che Gemma Pedrini disegnasse arcobaleni con il suo archetto e il violoncello, che Igor Salomone, l’autore di “Con occhi di padre” il libro diario sulla sua vita quotidiana con Luna, la figlia disabile, rispondesse alle domande piene di respiro e visione intelligente dell’assessore alla Cultura e Promozione sociale, Simona Piazza.
Prima di tutto questo, fondamentale, ci sono stati però volti conosciuti, riconoscibili, da conoscere.
Trent’anni di vita della Cooperativa La vecchia Quercia.
Dentro la platea, i palchi e i velluti rossi del Teatro della Società. La Casa di tutti i Lecchesi, l’Agora che riconosce una vita assieme. Un tempo cresciuto assieme.
Trent’anni è il tempo per formare un uomo, per condividere una vita. La cooperativa La Vecchia Quercia ne ha in questi anni affiancati a centinaia. Di fragilità e fatiche. E ieri sera è stato il tempo di festa, di riconoscimento e di condivisione.
C’era la città, la politica: assessori e consiglieri. C’erano i rami forti della Vecchia Quercia e quelli nuovi, c’era l’entusiasmo e il sentirsi parte di un dono, per la città e con la città.
Non è questa la lettera che deve ricordate numeri, dati e mera contabilità. Del lavoro quotidiano, passato, presente e futuro della Cooperativa Vecchia Quercia con i suoi vari servizi che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere. Non ultimo quello di gestore del Servizio Artimedia a Lecco con il tema della disabilità.
Ieri sera con la serata erano un ringraziamento una festa, con un tempo per la riflessione. Trent’anni di impegno, fatica, entusiasmo che ha saputo bene declinare e dipingere Igor Salomone attraverso le domande dell’assessore Simona Piazza.
Quell’enorme bisogno di cura e quell’inventarsi una capacità di cura che la Vecchia Quercia, come un grande padre e madre, porta avanti assieme alla famiglia di chi vive una disabilità.
La capacità costruita, plasmata, scoperta come dai genitori anche dalla Cooperativa di cogliere e declinare tutto ciò che ha bisogno e non è in grado di chiedere una persona disabile. Un figlio o figlia disabile.
Così da insegnare a tutti la capacità di guardare gli altri, l’altro, con attenzione.
Loro, gli operatori, la famiglia, attrezzati all’ascolto di ogni impossibile evento.
Ad un atteso imprevisto. Una bella bella serata, davvero. Coi pezzi del presente di ogni persona che son dentro emozioni come quelle di stasera. Una serata che rafforza i cuori. Che contribuisce ad essere di sostegno e sodali, famiglia, comunità tra chi è direttamente quotidianamente coinvolto, investito in una narrazione della vita con l’handicap.
Con chi forse aveva il cuore aperto ma non sapeva di averlo pronto per la capire la meravigliosa bellezza e fatica di una vita che non l’aveva coinvolto. E si è usciti dal Teatro della Società con il pensiero forte e gli occhi un poco color del lago modellati dall’emozione.
E adesso che scrivo non ricordo una parola di quello detto da Gemma la ragazza violoncellista, vestita tutta di bianco come un agelo messaggero, ma le ho tutte dentro liquide le sue parole. Dolcissime, forti, serene e dono a tutti come un arcobaleno.
Il senso pieno della serata. Il valore compiuto del trovare il significato vero di abilità diverse. Quelle di saper toccare i pensieri e i cuori.
Grazie dell’opportunità a tutti i protagonisti per questa serata. Ai trent’anni della Cooperativa La Vecchia Quercia e a tutti coloro che hanno, per il loro pezzo, contribuito.
Per far crescere un uomo serve tutta una vita e soprattutto tutta la città. La Comunità
Ogni uomo fa crescere la città.