Mi piace. Amo la prosa barocca di Scolari. Lo leggo sempre con piacere anche solo per… il gusto di leggerlo. L’arte dell’artificio. l gusto di quei trompe l’oil dove uno crede che ci sia un fondo, ma trova un muro. Coupe de theatre. Il fascino del barocco è, sopratutto, il fascino d’una declinazione artistica falsa. O meglio, CHE falsa. Giuochi di volute, di arzigogoli, di fantasie di nuvole e cieli, che, ahinoi, si specchiano/spaccano sugli intonaci delle cupole, per quanto esse siano ardite.
I conti con la realtà. Che non è fatta di pennellate nè, ahinoi, di parole, ma di fatti. Fatti, veri, e non fatte. E di fatti.
E le cifre, i numeri apprezzano molto meno l’intervento di Scolari sullo Sviluppo Turismo a Lecco
Prendono le distanze.
E quindi, a malincuore, tocca farlo anche a me. Anche perché Scolari questo suo intervento lo ha postato nel Gruppo FB “Lecco La Città che Vorrei” già diverse volte e come un pendolo ipnotizzatore prima o poi dovevo rimanerne colpito anch’io.
Ma è un problema di numeri e non di sogni. A sognare sono bravi tutti, a voler venderti la Fontana di Trevi ci ha provato solo Totò.
E ritenere gli operatori sia amministrativi che politici delle mezze seghe, miopi e giusto brave al compitino, è sempre una cosa che fa prolassare le gonadi anche se chi lo fa ha claque e più che mestiere linguaggio forbito.
Come già detto in altri commenti sulla stessa proposta – ai tempi aveva addirittura un esempio concreto Il Festival di Bregenz in Austria – che infatti poi ha cercato di rimescolare il tutto, o si parla con numeri e realismo oppure la Lecco dei desideri è un mero esercizio autopromozionale ma non utile alla collettività.
Diffondere saperi senza costruire porteri tantomeno di autoguru e autosaggi
Allora un elemento di forza per fare assolutamente il Festival a Lecco sul Lago – che le assessore alla Cultura e al Turismo dovevano solo ringraziarlo e invece chissà perché erano ancora assenti – sventolato come uno splendido stendardo del Palio d Siena del Maestro Stefanoni – usato da Scolari, era che “ogni 1 euro investito ne generava 8 di ritorno”. E l’investimento prima paventato e poi ridimensionato era di 8/10 milioni di euro.
Con queste cifre da lui annunciate come se fosse Soho il profeta o Soros il profitto, l’invitai a presentare in Banca il progetto e le garanzie, che chiunque, anche la Banca più scalcinata, avrebbe finanziato sull’unghia il Progetto. Avrebbe potuto poi elargire parte di questi soldi guadagnati (70 milioni, vi ricordo) alla Sua Città. Che ancora non lo riconosce per quanto vale. Un Brunello Cucinelli del Lario.
Avremmo così avuto, Teatri di Prosa da 1500 posti, Lungolago come gli Dubai e Bendogi, trasporti gratuiti per tutti, Traghetti come le macchine alle rotonda del Caleotto all’ora di punta, e così tutti gli anni a venire…
Invece fece, va ricordato, passi indietro, dicendo, finalmente dopo 10 post e il doppio delle infografiche, che non c’era nulla di garantito. Altri – del settore – fecero notare che il Festival austriaco, molto bello, ha anni di vita e consolidamento, oggi sarebbe improponibile iniziare ex novo anche li.
Oggi nel “nuovo” post ripete ipnotico lo stesso tutto uguale, togliendo solo riferimenti e cifre vere. Così da renderlo più affascinante e teoricamente più solido. Teoricamente
Io credo che non vada bene verso gli altri lettori, ovviamente è un parere personale. Ma non va bene a me. E tanto basta per ricordargli cifre, numeri e dati.
E allora entriamo ancora più nel merito del “nuovo” scritto di Scolari, che utilizza un linguaggio forbito e accattivante, ma che non sta in piedi, purtroppo.
Innanzitutto va fatto notare che parla della Città di Lecco, nemmeno del territorio provinciale o del Lago di Como tout court. Solo di Lecco.
E allora è buono che supporti il suo sogno con numeri, cifre, dati, fatti e fonti. Altrimenti restiamo nei dintorni della Fontana di Trevi.
Quali sono i numeri di oggi:
Dice: “un più dieci o quindici per cento di visitatori, che è sempre meglio di niente, può forse ottenerlo in cinque o sei anni se alle cose che va facendo ne aggiungerà alcune della stessa caratura media”
I dati veri invece dicono – fonte Camera Commercio, Banca d’Italia, Ufficio studi Confindustria e Amministrazione Provinciale – che c’è in corso una crescita complessiva che interessa la città di Lecco con il 7,38% di arrivi in più e il 6,63% di presenze in più rispetto al 2014: [arrivi stranieri (+10,11%) connazionali (+8,87%).] (dato su 9 mesi)
e ancora la crescita continua ancora. Quella minore si è registrata nel capoluogo dove gli arrivi sono aumentati del 6,5% arrivando a quota 39mila ovvero il 17% del totale provinciale (Gli arrivi provinciali nel 2015 hanno superato quota 225.000 contro i 196.000 dell’anno precedente».) Questi sono i dati forniti da Daniele Riva, presidente della Camera di Commercio nell’ambito della 14esima giornata dell’economia, che Scolari deve aver saltato perché era a teatro. Non c’è nessun bisogno di aspettare lustri ne abbagli, quindi.
I posti di lavoro nel turismo, seppur in crescita, rappresentano ancora – dati Istat e Banca d’Italia – una quota marginale (5%) sfiorando gli 85 mila addetti.
Eppure forbito e affabulatore Scolari parla di recuperare 100.000 presenze in più a Lecco città. Solo a Lecco città. Manco fossero profughi.
E sto PIL del declino industriale, perché non ci dà delle cifre e delle fonti? E poi intende PIL industria e basta o anche manufatturiero, artigianato, servizi o cosa?
E poi Scolari, lo sa che il PIL è una cosa il fatturato delle aziende è un altro? Su, vivaddio, almeno qui non facciamo confusione.
E lo sa che il fatturato non è un indicatore unico se preso da solo così tanto per fare il figo nei post? Lo insegnano già in prima ragioneria nel disastrato Parini
E i margini, e i guadagni? La Sacchi Giuseppe di Barzanò (la più grande azienda che abbiamo in provincia) lo sa che per esempio ha avuto un fatturato di 441.692.303 euro contro 390.089.735 euro dell’anno precedente, ossia un +13,23% ma l’utile ha avuto un calo del 2,39% da 15.384.853 euro a 15.017.719 euro.
E questo vale per altre decine e decine di aziende?
Glielo compro io l’accesso ai database attendibili, poche centinaia di euro servono, ma può spendere anche solo 1,7 euro, da solo, e comprarsi il Report delle prime 400 aziende lecchesi. Lo trova in edicola.
E ancora il PIL
Il pil procapite è calato del 16% (fonte istituto Tagliacarne e CCIA) tornando ai livelli del 2004; (che non vuol dire che ogni anno perde il 16%) ma negli ultimi 15 anni, come ci ricorda Gianni Manicatti, ricercatore del Clas ne convegni CCIAA, “l’economia lecchese ha conosciuto due fasi una buona espansione fino al 2008, poi una fase di contrazione. Il saldo di questi 15 anni, nonostante tutto, è positivo.” “dei 110 indicatori economici presi in esame, 55 restano in crescita, 44 invece sono negativi”.
Ma i soldi poi per lo show che scegli lui sempre il pubblico deve metterceli? Per un ’Eventone con dentro shows sui Beautiful People?”
E’ per non parlare della quasi copertura totale dei posti letto ricettivi in città già con il turismo di adesso.
Sti cazzo di 100.000 presenze – e tutti nel periodo estivo, – in più dove li mettiamo? A casa o nel teatro di Scolari?
Sempre a disposizione per parlare di cifre, idee ma basta Fontane di Trevi. Fermiamoci a un bicchiere alla volta di buon Lambrusco grapparossa. Quello delle terre dei Cervi.