La vicenda del Centro sportivo Bione può diventare l’araba fenice per la città, non il relitto in fondo al lago.
Bisogna solo capire se si vuole buttare a fondo tutto, o, come insegnano storia e battaglie epiche, nei momenti di maggior difficoltà, unirsi e tornare a essere Comunità, o dimostrare di esserlo.
Io resto dell’idea che da queste cose e in questi momenti, si riconoscono uomini e interessi collettivi, e, conseguentemente, lupi e Bruti.
Sono altresì convinto che sebbene di errori ce ne siano stati – amministrativi e dirigenziali a Lecco e in Regione – e pure di errate valutazioni della complessità della materia, oggi sia meglio rimettersi a cucinare e non sedersi a tavola ad aspettare la pappa pronta di nuove elezioni. A prescindere se la firma del differimento della consegna, fatta con merito e coraggio dal Sindaco Brivio a fine anno, dovesse o meno essere valida e andare definitivamente in porto.
In altre parole, dopo l’eventuale chiusura, che si fa?
Perché le responsabilità vere qui sono decennali.
La strada di creare un Consorzio di gestione tra le società sportive lecchesi, mai purtroppo perseguito per litigiosità e incapacità delle stesse, può essere, per il Bando, una delle vie da valutare, attorno ad un tavolo?
Un Centro sportivo non solo di Lecco ma del territorio, con quindi una presa di coscienza e responsabilità di tutto il comprensivo lecchese, dal punto di vista economico, ma anche strettamente sportivo.
Un Tavolo dove, al di là degli schieramenti, il Sindaco Brivio coordini e si faccia garante di un Bene Comune, con il supporto concreto, pratico, dell’Assessore regionale Antonio Rossi, e del vicesegretario del Coni Carlo Mornati, lecchese pure lui. Immagino che a Regione e, soprattutto, Coni, quindi al massimo livello rappresentativo dello sport nazionale, un territorio importante come Lecco stia a cuore. O no?
E, insieme, Istituzioni e politica e, in primis, le società sportive più ricche e partecipate, penso all’Atletica Colombo, con i propri i sponsor, Colombo Costruzioni e Fiocchi Munizioni, potrebbero diventare compartecipi e volano – attraverso un fondo comunitario – con i cittadini e i tesserati – di quel mecenatismo e sostegno, anche non a fondo perduto, già nelle corde della storica borghesia, lecchese e non solo. Se è una questione di soldi (e non esclusivamente di norme) facendo due conti, non è un’impresa impossibile, anzi.
Per giungere così, più rapidamente, là dove tutti ci si augura si voglia arrivare, ossia un Centro polisportivo di tutti e per tutti. Tutti. Anche nel momento del bisogno e non solo della gloria