LA STRADA DELLA DEMOCRAZIA NON SI PERCORRE CONTROMANO

vetata-la-politicaIo non sono d’accordo che non siano stati garantiti a tutti i consiglieri gli stessi diritti – ha sostenuto il presidente del Consiglio Giorgio Gualzetti – perché i consiglieri che hanno voluto esercitare il loro diritto hanno avuto la possibilità di ricevere la documentazione integrale, chi non l’ha ricevuta è perché non ha voluto”. (Leccoonline)

Mi sono chiesto: Ma si può dire in un Consiglio Comunale una stronzata del genere senza sprofondare? La risposta è: sì, si può dire. Perché la democrazia non si esercita contromano, per sottrazione. Un consigliere che deve esercitare il suo mandato per conto dei cittadini non può essere ricattato e limitato nel farlo.

Va bene arrampicarsi sui vetri, vanno ovviamente bene le opinioni personali, ma le motivazioni, del Presidente del Consiglio Gualzetti (Appello per Lecco) dette ieri in cerca di giustificazioni, attenuanti, parallelismi che si è fatto carico di perorare dopo che molti consiglieri non avevano voluto firmare un impegno triennale di riservatezza, obbligatorio secondo lui per poter consultare le carte societarie indispensabili per assumere decisioni potenzialmente più tutelanti per i cittadini, in merito alla fusione di LarioReti in una nuova grande Multiutility lombarda, sono talmente farlocche, palesemente sopra le righe. Nemmeno difendibili. Le si prendono così come sono e le si appallottolano.

Come si fa a dire, infatti, che hanno scelto i consiglieri di non esercitare un diritto quando erano davanti a un ricatto? E’ serio? Lo chiedo onestamente.

E’ come dire che un’attenuante e prova a difesa della bontà o innocenza di un pirata della strada, è che anche in Inghilterra vanno contromano. Rispetto a noi. Cioè è tutto questione di punti di vista?

E allora stiamo sui punti di vista e seguiamo una direzione. Il punto di vista italiano è frutto (o dovrebbe necessariamente esserlo) di che cosa significa essere rappresentante dei cittadini, fare gli interessi dei propri cittadini. O no?

E’ per questo che impedire di farlo, limitarlo o renderlo ricattabile è prima di tutto un’arroganza. E’ provocatorio, vanamente pugnace. Cioè un brutto segno. Oggi è il momento, è bene ricordarlo, comunque la pensi anche il presidente Gualzetti, di sobbalzare a questi gesti e a parole che lo giustificano. Un prossimo domani, ce lo auguriamo tutti, saremo felici di ritenerli solo un’innocente stronzata. Oggi restano gravi.

Si è talmente democratici che nessuno, credo, contesti più di tanto a Gualzetti di ritenere la libertà e il Diritto come vuole tra gli amici, qui gli si contesta l’arroganza di farlo nelle vesti di Presidente del consiglio. Quello stesso Consiglio che deve obbligatoriamente tutelare gli interessi della Città non di una manciata di azionisti di un capitale di rischio. (io per altro ritengo non per forza negativa la fusione)

Lo faccia quindi tra le mura di casa sua. Nelle riunioni di Appello per Lecco. Da semplice cittadino. E’ solo, in fondo, una questione di coerenza. Se si è in Italia, a Lecco (e tantopiù se lo si rappresenta) la strada della democrazia non si percorre contromano.

Io credo, infine, che il Sindaco Brivio, debba convincersi che è più forte e anche competente e con più capacità di quello che crede o gli dicono altri.

E uno come Gualzetti (e alcuni assessori) è ora che lo rispedisca a fare il consigliere semplice perché fa pure danni d’immagine a questa Amministrazione. Premi il merito non i falsi equilibri. Brivio vale e merita di più, insieme alla Città.

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