DADATI, LE SCORIE E IL MORALISMO DA LIKE

IMG_20180316_194611IMG_20180316_194534Dovrei seguire il suggerimento di un’amica intelligente e perspicace a cui piace chi sceglie con cura le parole da non dire.

Evidentemente non lo stiamo facendo entrambi. Leggere un post così reazionario e fintamente di buon senso, però è veramente urticante.

Davvero semplificazioni e distorsioni che non solo lasciano il tempo che trovano ma banalizzano la Storia.

Perché è precondizione di correttezza, in un giudizio, in un’analisi, mettere l’aspetto personale umano come opinione e non come sentenza, come fatto. Di fan e Stati teocratici ed etici non ne abbiamo bisogno.

Ed è anche fortemente ridicolo che il disgusto che uno legittimamente uno può provare venga usato per avvalorare scorie di fascismo edulcorando quest’ultimo come fattore secondario nella storia nazionale

E vivaddio con gli ex militanti armati ci parlano, ci scrivono libri i famigliari delle vittime dell’Omicidio Moro, compresa la famiglia, da decenni, e arriva un Dadati qualsiasi nel suo moralismo da like a indignarsi per una trasmissione.

Dove, in aggiunta, sconfessa pure lo Stato che invece vuole difendere, dimentico che sono liberi diversi, ma non tutti, i detenuti dei tempi della Lotta armata non perché sono fuggiti o buon cuore, ma perché la Legge dello Stato lo ha deciso.
E’ così democratico, ha così forte il senso dello Stato, che è per le pene aggiuntive.
Per murarli vivi e tenerli in silenzio.

C’è un problema di fondo che con gente come Dadati rimarremo sempre arretrati in un discorso di civiltà e di convivenza civile.
Perché se non arriva nemmeno a comprendere che è necessario, doveroso, dopo 40 anni, un passare dalla cronaca alla Storia, di un movimento, di un fenomeno collettivo che ha interessato centinaia di migliaia di persone come per altro avvenuto in Germania per gli stessi fenomeni – perché la Germania non va guardata solo per le fiere e la gestione della sicurezza percepita, ecchecazzo – non dico di vederla come il Terzo Risorgimento ma nemmeno fare il moralista.

Non sa nulla di pietas,  Costituzione, Giustizia Riparativa, di ascolto, di Lotta Partigiana che è stata di più, di meglio e soprattutto diverso che Porzus, e di quello che lui vuol far credere Citando lo, e oserei dire che sa ben poco anche di realtà.

Ma devono essere le scorie della sua militanza per decenni e decenni in un partito postafascista e neofascista (si quello che è stato di Almirante, Rauti, Fini, Matteoli, Storace, Buonanno, Alemanno, Nava) quell’ideologia che non è stata secondaria nella strategia della tensione, delle bombe nelle piazze e sui treni, di servizi deviati, che gli fa distorcere la Storia, la Verità.

Ma si sa la violenza di Stato ha sempre trovato più moralisti che rivoluzionari. Ancora oggi.

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