E’ notizia delle scorse settimane, dopo la pubblicazione dello studio del partito radicale sulle carceri lombarde, che il nostro di Pescarenico è, dopo Vigevano e Opera, il terzo per sovraffollamento.
A fronte di una capienza regolare di 53 posti vede presenti 76 persone detenute, con un’ulteriore aggravante, quella che la struttura dispone di 29 agenti penitenziari contro i 34 previsti, non bastasse, le patologie di tossicodipendenza interessano il 62% delle persone detenute.
Tutte queste gravità evidenziate mi pare non abbiano provocato un dibattito che meriterebbero. Se in ogni dove chiusi si sta male, questi dati certificano una mancata dignità nei confronti delle persone detenute, in un ambiente carcerario, con evidenza, i soggetti più deboli.
Un sovraffollamento è mancanza di dignità perché ne riduce la disponibilità di spazi e vita, una carenza di guardie penitenziarie è mancanza di dignità perché ne riduce i diritti.
Un numero così elevato di tossicodipendenti, a fronte di un’assenza di adeguata supporto sanitario e assistenziale è mancanza di dignità perché il carcere non è una Comunità di recupero.
Tutto questo evidenzia implicitamente che le persone detenute non possono essere al centro di un percorso di attenzione e reinserimento nella società in maniera continuativa ed efficace.
Tradotto: è un supplemento di pena. E non è ne giusto, ne etico, ne umano.
Se non si ha personale, il grave non è prioritariamente che non si fanno delle cose. Il grave primo è che si riducano i diritti della persona detenuta.
Il rapporto di potere che vede il detenuto in una posizione già subalterna si acuisce in queste situazioni così estreme.
E’ necessario e urgente che in primis le Istituzioni, penitenziarie e civiche locali, diano risposte su come pensano, in tempi misurabili e verificabili, risolverle o, inizialmente, alleviarle.
Un continuativo sportello giuridico gratuito all’interno del Carcere, gestito da avvocati del territorio, in forma gratuita, è un modo molto concreto di provare a ampliare i diritti, e supportare il Difensore Civico.
Uno sportello infermieristico e medico, gestito da personale sanitario del territorio, in forma gratuita, è un ampliamento dei diritti.
Pensare e realizzare percorsi che portano all’esterno, dentro la città e fuori le mura, credo sia auspicabile, fondamentale e prioritario, anche a beneficio dei cittadini.
La certezza della pena non del carcere è un tema che deve essere affrontato, anche per queste lacune. Siccome in ogni dove chiusi si sta male l’obiettivo civile, prioritario, culturale e di dignità è quello di togliere i detenuti dal carcere non di fargli fare qualche lavoretto gratuito dentro.
Non è una questione di buoni sentimenti, utile a rafforzare il comun sentire della pietas ma quello della Giustizia.
Sono richieste che come cittadini e società civile dobbiamo fare e dire forte. Da subito. E, ove necessario, in base alle competenze, mettersi a disposizione.
Io ci sono.