IL CAPPELLO IN MANO DEL CAMBIAMENTO

cappello in manoNel gran parlare di tasse, debito pubblico e riforma fiscale, è del tutto manipolata e svalutata quella che è la prima croce di questo calvario, politico e di Governo, che è diventata una via crucis di scelte incoerenti, con le promesse che non sono diventate impegni ma sono state, disattese, ribaltate, tradite, nascoste, dimenticate, ingannate, stracciate:

L’evasione fiscale.

Legittimata, sanata, ancora una volta, con, l’ennesimo, odioso condono fiscale.

Per anni si è detto che quella era una delle peggiori piaghe del Paese, si è calcolato che la colossale frode ai danni dello Stato (e di noi tutti) superava i 160 miliardi di euro all’anno – ogni anno, tutti gli anni – (ovvero molto più della più drastica delle manovre economiche mai varate da un governo), si è esclamato che non poteva esserci giustizia sociale in un Paese nel quale gli onesti pagavano scuole, strade, ospedali, servizi anche per i disonesti.

E adesso?

Adesso pare che la grande urgenza, la prima necessità, sia (stato) sanare il passato, metterci una pietra sopra, (per) dare un pugno di euro ai più impoveriti e regalare decine di migliaia di euro ai più ricchi e pulirgli le montagne di soldi che ci han rubato chiedendogli in cambio spiccioli, granelli di mancia, come compensazione.

Essere onesti e stare con gli onesti non è più di moda. Uno non vale più uno. E se vale, qualcuno è più uguale degli altri.

La cosa più stupefacente e desolante assieme è che tutto questo arrendersi all’evasione, questa legittimazione dell’evasione, questo andare con il cappello in mano da chi questo Paese lo ha sfruttato e se ne è servito decisamente più di quanto non l’abbia servito, sono proprio quelli che si intestano il cambiamento, sostenuti, con evidenza dei numeri, da un’infinità di italiani che questo sfruttamento lo hanno e lo stanno pagando ancora. Sempre più.

Al posto di dire no, nessun condono, ma una lotta dura e ferma, si va con il cappello in mano dai disonesti, a sentirci dire dai Diogene strabici e loro complici della politica che però potevano fare un condono più grande e non l’hanno fatto.

Che non è un condono è pace fiscale.

Il vero cambiamento è la manipolazione delle parole. 
E si alzano applausi al posto che fischi.
Siamo davvero un Paese strano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *