Possiamo continuare a crederci. Oppure possiamo ricrederci.
Ma, oggettivamente, è socialmente più pericoloso Salvini di un criminale guidatore di autobus. Solo che ci fa più ribrezzo il criminale canonico. È semplicemente una questione dovuta alla parte in cui i due rivolgono la loro arma. Il terrorista islamico crediamo ce l’abbia puntata contro di noi (anche se i primi martiri e vittime del terrorismo islamico sono proprio i musulmani ma fa comodo dimenticarlo). Salvini crediamo che la punta del suo “fucile” non sia rivolta contro di noi.
Mettiamo invece in fila due dati, facciamo un’analisi, guardiamo al di là della propaganda e vedremo che Salvini (e prima ancora l’ex ministro Minniti, perché è vero e perché così evitiamo di dirci dire che l’opposizione fa propaganda) non si fa scrupoli nell’aggravare i rischi del mare per chi prova a venire da questa parte della rapina.
Non ha scrupoli a consegnare a chi, certificato e comprovato, uccide, tortura, violenta e rinchiude i migranti: bambini, uomini e donne, nei lager libici. Solo che ci fa comodo sentirci assolti, non vedere quello che si sa ma non passano in tv e poche volte sui giornali.
È più facile e anche comprensibile, il primo attimo, stare empaticamente con i nostri di figli, i nostri di bimbi sui pullman in gita. Sono sempre gli altri quelli che devono spiegare, giustificarsi, quelli che hanno la lettera scarlatta. Quelli che possono e devono morire. Invece non dovrebbe morire nessuno, forse sarebbe più facile non trovare il colpevole, ma ritrovare noi.
Non è importante ovviamente il nome Salvini o nonno lupo. Non fermiamoci solo al nome, però guardiamo ai fatti e agli argomenti. Vediamo il clima sociale e di precarietà, di insicurezza e disumanità che si sta alimentando e chi lo fa.
Io non voglio dimostrare niente, voglio mostrare tutto.