ABUSO DI SILENZIO

96a5c620efd6f124091c95fb1db8fa68.0Sta tenendo banco la possibile apertura di un centro rifiuti da cantieri a Chiuso.

Se ne è già parlato qui.

Forse è propedeutico aggiungere una riflessione sul particolare che vale per il generale (e il futuro)

La decisione, qualunque sia, da parte del Comune di Lecco sarà controversa. Lo dicono le posizioni che stanno emergendo, lo dicono diversi abitanti di Chiuso, lo dicono i politici stessi.

Qualcuno dirà di averci provato, qualcuno ci avrà provato davvero. Qualcuno ci costruirà la campagna elettorale, qualcuno cercherà di farlo dimenticare in campagna elettorale.

Ma quello che già fin d’ora possiamo e va sottolineato, per quello visto fin qui, è che c’è stato un abuso di silenzio.

Non solo da parte degli Enti ma anche dell’impresa, nessuno, in tutto questo tempo , ha parlato con la Città, il quartiere, con chi poi (eventualmente) dove conviverci con il cantiere perenne.

Perché, chiedo, bisogna sempre scoprir le novità come fossero pacchetti di Natale sotto l’albero anche se potrebbero esser sacchi di carbone?

Perché non c’è, da parte dei richiedenti e dei decisori, un accompagno alla decisione – che resta loro – man mano del percorso, giustamente con coloro che devono viverci (eventualmente) con, in questo caso, il cantiere perenne e in generale con il risultato delle loro decisioni?

Perché, come si dice oggi, non tutti gli stockholders, i portatori di interesse, vengono coinvolti, informati, ascoltati, così da arrivare a decisioni ove possibile condivise e senz’altro, meno spiazzanti, subite?

Perché una ditta che vuol portare una parte della sua attività, con un importante impatto in un quartiere, non illustra, motiva, ascolta, dando invece l’idea di nascondere le decisioni?

Perché i politici che ogni volta non perdono occasioni per salire sui palchi, o in tv, a fare proclami, far gli ambientalisti, parlare di partecipazione, però non gli viene mai in mente di informare i cittadini, gli abitanti di un quartiere, delle riunioni, dell’iter delle decisioni?

Perché questa politica non stimola la conoscenza, le relazioni e non aiuta a creare tavoli di lavoro o almeno di coinvolgimento?

Insomma, oltre il caso specifico, le informazioni bisogna solo saperle per vie traverse, per fughe di notizie e mai per chiaro e partecipe desiderio che van tutelati gli interessi della comunità?

Non è ora, per il futuro, che questi passaggi siano una forma di educazione politica, un impegno diretto, vincolante, da parte di tutti?

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