Abbiamo fatto gli animali idoli, invece dobbiamo tornare alla dimensione, alla grandezza e alla dignità dell’uomo”
Su queste parole pronunciate durante l’omelia al funerale del bambino ucciso dai cani randagi dovremmo tutti riflettere per bene. Se la dignità necessaria tornasse ad essere l’elemento caratterizzante di noi essere umani, non avremo conseguentemente l’abbandono dei cani da chi li considera giocattoli fino al momento che diventano scomodi e li abbandonano dove altri uomini (sindaci) hanno la responsabilità della loro gestione. E’ evidente che l’unica responsabilità dei cani è solo quella di essere cani e che in ultima analisi sta solo all’uomo la colpa delle tragedie accadute. Ora però che bestie che potrebbero essere mansuete sono divenute feroci per il trattamento che hanno subito e che, a parere di un allevatore di professione che ho ascoltato in una intervista in merito, ha fatto capire che sono irrecuperabili, resta la domanda di rito: che fare? Non ucciderli non risolve il problema se la proposta si ferma lì senza l’indicazione di un’alternativa possibile, fattibile, sostenibile. Ucciderli si, risolve il problema di evitare il rischio di altre tragedie. Ci sono momenti in cui le priorità hanno la precedenza su qualsiasi buon proposito. Penso al viso straziato di quella giovane ragazza tedesca, al povero bimbo morto sbranato e ai sui cari che dovranno sopportare in eterno un dolore infinito. In nome di che? degli idoli animali? Dobbiamo fare, purtroppo, con gli uomini che abbiamo e che siamo…
dal nostro Khorakhaneker Francesco
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