Che si chiamino Salvini o Meloni, Schlien o Muroni le visite elettorali di esponenti di spicco della politica nazionale lasciano – dovrebbero lasciare – il tempo che trovano in una campagna per la scelta del sindaco.
Catapultate per amicizia o dovere di partito in territori che non conoscono, in una vita sociale e comunitaria che giustamente ignorano, a ripetere, più o meno, in ogni comizio il solito copione, le solite frasi che servono agli astanti.
Madonne pellegrine, prefiche elettorali con incarichi pur di impegno considerevole in altri territori e invece continuamente in tv, in giro in molte città, dalle Alpi al mediterraneo.
A Lecco in questa campagna un po’ sottotono e riempita di mega cartelloni, teatralità e decine di migliaia di euro di spese non ancora dichiarate, è molto più economico invitare leader conosciuti. Visibilità, passaggi stampa, articoli, social.
Due ore catapultate qua, due là, due qui, due lì e poi i lungolaghi diventano mare e i turisti diventano balordi.
Qual è il valore aggiunto di questi pellegrinaggi senza rosario? Compattare gli elettori e pure quegli altri.
Diamo troppo peso ai leader, ai messaggi salvifici, alla politica spettacolo.
Farci coccolare in un rapporto di dipendenza e in quanto tale non paritario.
Diverso dal comizio pellegrino sarebbe costruire interni tavoli di lavoro, relazioni sul fare, pianificazione di metodo, consigli di esperienza, riunioni di senso sul programma.
Insomma: Più scuola meno colosseo.