214 DISPERSI IN UN MARE DI SILENZIO

portopaloMorire di frontiera. Accade da vent’anni lungo i confini dell’Europa. Sono soprattutto naufragi, ma non mancano incidenti stradali, morti di stenti nel deserto come tra le nevi dei valichi montuosi, piuttosto che uccisi da un’esplosione negli ultimi campi minati in Grecia, dagli spari dell’esercito turco o dalle violenze della polizia in Libia.

Fortress Europe è una rassegna stampa che daò 1988 ad oggi fa memoria delle vittime della frontiera: 13.747 morti documentate, tra cui si contano 5.444 dispersi.   Anche oggi nuovamente.

Un peschereccio stracarico di emigranti è affondato al largo di Said Biilal Janzur, un sobborgo di Tripoli, da dove era partito tre ore prima, direzione Italia. 214 i dispersi in mare.

Su questa ennesima vicenda disperata, volgare e umiliante, aleggia il respiro di una società spietata, la nostra, cinica tanto nell’accogliere e sfruttare i disperati di altri mondi quanto nel lasciarli andare a fondo, letteralmente, sull’orlo delle proprie coste. Una società di mostri. 214 Anpalagan Geneshu che aveva i sogni dell’adolescenza: voleva studiare, lavorare e diventare ingegnere. Ingegnere informatico. Aveva tutte le qualità per riuscirci, ma gli è stato impedito senza alcuna spiegazione. Il mondo, quello grande, gli ha detto “Tu no” E basta. E’ finita lì.

Una grande ingiustizia, e ognuno di noi ha il dovere di occuparsene. Anzi, sono convinto che non solo sia necessario riconoscere le ingiustizie, ma si debba anche individuarne i responsabili.

Si può essere molto diversi per lingua, religione, razza, condizioni economiche e sociali, e ciò nonostante rispettarsi, darsi una mano: è questo il “principio di uguaglianza” stabilito dalla Costituzione del paese dove 214 Anpalagan erano diretti, l’Italia.

Ma non si può essere veramente amici se non si hanno nemici comuni. Vorrei che la condivisione dei nemici diventasse il cemento della nostra amicizia con questi altri 214 Anpalagan.

Ai 214 Anpalagan dovremo a questo punto anche spiegare che esistono due categorie fondamentali di nemici; i nemici generici e i nemici specifici. I primi sono quelli che ti puntano contro il fucile, premono il grilletto e non se ne parla più. I secondi sono i più difficili da distinguere: a volte fingono di essere dalla tua parte e ti invitano alla calma proprio nel momento in cui dovresti raccogliere tutte le forze per dare una legnata definitiva ai nemici specifici.

(contiene stralci del libro I Fantasmi di Portopalo; di  Giovanni Maria Bellu)

Noi non vogliamo trovare un posto in questa società ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto. (Mauro Rostagno)

29 pensieri su “214 DISPERSI IN UN MARE DI SILENZIO”

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