dal libro : Non è un accidente” 2022, SOGNI DI GLORIA

Ancora quel sogno, anche stanotte. Almeno ho dormito, non avrei resistito un’altra giornata dopo una notte insonne.Però, non so cosa è peggio. Sognare quel pozzo nero, dalle pareti di sangue lungo le quali scivolo. Lentamente, a testa in giù. L’unico appiglio è un braccio teso, putrefatto, che spunta da un buco, dove stanno stipati decine di cadaveri, legati gli uni agli altri da filo spinato. Io mi aggrappo, ma il mio peso trascina in fondo al pozzo me con tutti quei corpi, che mi sommergono.

Mentre affondo nella poltiglia di fango e sangue, una miriade di orridi vermi rossi comincia ad entrarmi nelle narici e nelle orecchie. A questo punto, mi sveglio di soprassalto, madido di sudore, cercando ancora di togliermi quelle bestie di dosso, soffiando dal naso e smanacciandomi la testa.

Se mi riaddormento, il sogno ricomincia daccapo.

Se non prendo sonno, è anche più angosciante : tutta la notte a fissare il soffitto, con l’ossessione di pensare a cosa dirò il giorno del mio insediamento. Cioè, ormai, domani. Voglio fare un discorso originale, roboante, persuasivo. Voglio fare capire cosa sento dentro ma, per quanto mi scervelli, non riesco a trovare le parole che definiscano il mio amore per questa Nazione : è troppo grande ! Piazza Venezia sarà stracolma, come cento anni fa, e quel balcone è lo stesso dal quale parlava mio bisnonno. So che, da qualche parte, ci sarà anche lui ad ascoltarmi : non devo deluderlo.