Su Leccoprovincia.it alcuni giorni fa mi capita di leggere l’illuminato l’intervento dell’ex assessore provinciale Molgora su Acqua pubblica e ATO. E’, vergognoso, ambiguo e viscido. Ruffiano e volgarmente ipocrita. Lo è perchè Molgora fa l’espertone e il guaio è che quella massa di sindaci e amministratori pubblici, nella quasi totalità non sapendo quasi nulla di acqua e altrettanto poco di partecipazione gli vanno dietro. Per la cronaca, per stare ai fatti. Abbiamo avuto esperienza diretta, di tutto questo, nelle sedute consigliari comunali e provinciali. Questo è un tema che non li appassiona e – per stare in ambito – si limitano a seguire la corrente non richiedendo per dignità e ruolo, la diffusione del sapere. Votano al buio, in silenzio e con le orecchie tappate. Come le famose scimmiette. Molgora gode e godrà del fatto se l’in house sarà impraticabile. E nell’articolo fa finta di aver fatto il serio ammnistratore avendo seguito la Legge, non le utopie. Andrebbe affogato nel suo ridicolo cianciare. Se fosse stato per lui nemmeno l’impegno referendario di 100 amministratori era da appoggiare la pochezza dei portagonisti provinciali del passato giro stride con l’enormità della tragedia. Siamo nelle mani di nani e politicastri che decidono – sulla base di manageriali conti economici – le sorti di un bene comune. E’ la banalità del meno peggio, dei balordi asssolutamente non all’altezza del ruolo che ricoprono o ricoprivano: “Attendere, attendere e vedere l’effetto che fa”.
Come i comportamenti idioti di chi mette in folle un autobus in discesa, senza preoccuparsi delle conseguenze. Molgora è come un buco. Un buco dove precipita un bambino. Che colpa ha un buco? Non ragiona, non ha sentimenti. Non può neppure temere i rigori della legge, è un buco, non pensa. Hai voglia, ad inasprire le pene, a sperare stia fuori dai giochi. Lo sappiamo benissimo che hanno più volte, e Molgora ne era a conoscenza se non addirittura il mandante, atteso mesi per rispondere al Comitato lecchese per l’acqua pubblica, sappiamo benissimo tutti che la proposta di un consiglio dei lavoratori e degli utenti, (ad un ruolo propositivo del Comitato), non ha mai trovato appoggio e nemmeno ascolto in Molgora e nei suoi sodali. Ricordiamo ancora, l’inerzia amministrativa e propositiva nei canali istituzionali del CS e di Rifondazione e le ambasciate per correggere proposte dello stesso Comitato per non far male al re. Ed oggi, fuori dai ruoli, dalle decisioni, che fa Molgora “lo statista”: propone una commissione di saggi. Ci sono esempi, percorsi e ragionamenti che dimostrano la fattibilità dell’in house e, comunque, che era una strada da sollecitare e da percorrere già da mesi, anni, fa. Per essere politici e non passacarte sebbene ben remunerati. Non l’ha fatto, nel suo vuoto istituzionle spinto e molti, anche per l’acqua pubblica – ma elettori del centrosinistra e presidenti di associazioni ricreative culturali italiane, hanno avuto remore e timori a ricordarglielo. Auspicare ragionamenti seri e responsabili, disinteressati, significa avere fiducia nel fatto che un buco si ravveda e ammetta l’insipienza: assurdo. Penso che sia chiaro che, a parer mio, replicare ad un buco politico non abbia senso. E perciò non lo faccio. Che Molgora dica quello che vuole e che lo ascolti chi vuole.
Tolti gli insulti cosa resta di Trezzi?
Caro Direttore,
sollecitato dal Tuo breve commento rispondo alla lettera di insulti di Paolo Trezzi.
Anche se, tolti gli insulti, i giudizi sommari e qualche chiamata in correo di altre persone non resta molto a cui rispondere, pertanto cercherò di chiarire, a Te ed ai lettori che hanno voglia di capire, cosa penso.
Sul tema dell`acqua si è detto e scritto tantissimo, ognuno ha avuto modo di dire ciò che pensava e di assumere le iniziative che riteneva più opportune.
Personalmente ho seguito un percorso chiaro e lineare, criticabile, non accettato da tutti, non perfetto, ma sicuramente dichiarato e inequivocabile.
Sono un convinto sostenitore della gestione in un unico ambito provinciale del ciclo idrico (ATO), credo che solo questa dimensione territoriale sia in grado nel medio e lungo periodo di garantire l`acqua potabile, la raccolta dei reflui e la depurazione, in passato hanno egregiamente funzionato realtà locali più ridotte che oggi non sarebbero idonee.
Preso atto delle Leggi vigenti ho sostenuto e aderito al percorso che prevedeva di unire le società pubbliche esistenti in un`unica azienda, sempre pubblica al 100%.
L`operazione prevedeva di creare una multiutility, che oltre all`acqua mantenesse i rami dell`energia e del gas, in maniera tale da riuscire nel periodo di transizione a garantire le necessarie dotazioni economiche che le tariffe idriche non potevano garantire.
Questa operazione ha consentito di ripianare i deficit del settore acqua, in sofferenza a causa del blocco quasi decennale delle tariffe, senza esborso diretto da parte dei comuni soci di centinaia di migliaia di euro.
In seguito era prevista la scissione della patrimoniale idrica (oggi Idrolario) per la gestione del patrimonio e degli investimenti, mentre Lario Reti Holding sarebbe stata pronta a partecipare alla gara per l`erogazione.
Purtroppo contro l`unificazione si è scatenata una battaglia che ha visto insieme chi legittimamente difendeva una specificità territoriale, chi il proprio posticino , chi una posizione partititca e chi riteneva che una SPA fosse l`impersonificazione del demonio.
Se non si fosse perso così tanto tempo probabilmente nella società sarebbero già entrati tutti i 90 comuni lecchesi, non solo i 65 già presenti, e si sarebbe in presenza di una delle condizioni essenziali per l`affidamento “in house”: il controllo analogo sulla società che non può essere garantito da chi non è socio.
Oggi siamo al dunque, abbiamo una società (Idrolario) che ha le caratteristiche per poter essere riconosciuta come la patrimoniale pubblica di tutto l`ATO ma non ha le condizioni per ricevere un affidamento “in house”; per questo obiettivo è necessario che entrino i 25 comuni oggi esclusi e che Lario Reti Holding passi a Idrolario il ramo dell`erogazione idrica; dopo questo percorso bisognerà dimostrare che esistono le caratteristiche previste dalla legge per evitare la gara.
La mia proposta andava in questo senso, chiedeva a chi ha sostenuto che la Legge regionale consentiva di affidare senza gara di assumersi la responsabilità diretta delle scelte, di passare dalle affermazioni di principio ai fatti concreti, mettendoci la faccia in prima persona.
Io l`ho sempre fatto, mi sono sempre assunto la responsabilità delle scelte e dei perscorsi, ho partecipato a moltissimi consigli comunali per sostenere il percorso scelto, mi sono preso critiche ed attacchi e resto convinto di avere operato per il bene comune.
Quello che mi preoccupa è l`ulteriore rinvio di ogni scelta, è il posticipare ancora l`avvio del Piano degli investimenti previsto dal Piano d`Ambito, con il rischio reale che il servizio crolli dal punto di vista qualitativo.
Non possiamo pensare di restare in mezzo al guado ancora per mesi e mesi, occorre decidere e dare avvio alle opere, prima che i cittadini paghino il prezzo dell`incapacità di decidere.
Marco Molgora
Trezzi e Molgora hanno avuto modo di esprimere le rispettive opinioni fornendo al lettore interessato il quadro della situazione. Un confronto utile anche se a tratti troppo aspro. Chiudiamo qui per quanto concerne questo argomento.
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Scritto il 6/8/2009 alle 15.45
ha ragione Molgora, tolti gli insulti cosa resta di Trezzi? Quasi nulla, pochissimo o tantissimo.
Per esempio gli allegati a questo post che forse non sono neanche domande ma, purtroppo per Molgora, certo sembrano risposte.
Evidenti.
Ecco tolti gli insulti di Trezzi restano quello schifo di prove che Molgora evita di ricordarsi e di ricordare.
Come un potente di turno Molgora pensa di ringhiare. Bela