SPECCHIETTI

altan-consenso-non-informatoLe rilevazioni del PIL trimestre/trimestre di francia e germania si sono rivelate positive.

Le due variazioni precedenti erano state pesantissime e quindi non sorprende più di tanto che a giugno il valore aggiunto sia stato marginalmente superiore a quello ottenuto il trimestre precedente, ormai ridottissimo.
Ciò significa che i due paesi non sono più formalmente in recessione ma non per questo la crisi è finita.
L’incremento della variabilità è eccezionale in questo periodo e limita sia l’affidabilità che l’ estensione delle previsioni macroeconomiche.
L’altro volto della variabilità esprime la possibilità di ulteriori variazioni negative del PIL.
Le rilevazioni anno/anno marcano drammaticamente il segno del terreno perso.
Il ciclo europeo, nel complesso, è ancora -4.5% rispetto al livello dell’anno precedente e saranno necessari anni per recuperare i livelli acquisiti fino al 2007.
Questo spiega anche il comportamento del leading indicator che ha segnalato una possibile inversione del ciclo sia francese che italiano e non ha previsto l’inversione del ciclo tedesco, sbagliando due volte su tre.
Il leading indicator è un numero indice, una specie di media pesata, ed ogni media è una variabile aleatoria, di conseguenza soggetta a oscillazioni stocastiche.
Considerando quindi l’alea associata, il leading indicator si è dimostrato uno strumento sufficientemente affidabile anche se ha “sbagliato” numericamente nei confronti dell’italia e della germania.
Il rischio è però altissimo perché la “ripresa”, soprattutto dei mercati finanziari, è avvenuta in costanza delle condizioni che hanno creato la crisi.
In altri termini, non è stato fatto assolutamente niente per evitare che i meccanismi del mercato finanziario determinino una seconda catastrofe anche peggiore della prima.
Il mercato over the counter non è stato regolarizzato e le banche centrali continuano a controllare vecchie misure della liquidità quando una qualunque istituzione finanziaria, andando in leva, può creare liquidità.
Per la sola citigroup si stima una leva finanziaria di 51.
Ciò significa che la citgroup può muovere sul mercato 51 dollari per ogni dollaro effettivamente detenuto in invarianza delle politiche monetarie.
Che la goldman sachs abbia meravigliato il mercato con utili stratosferici è un segno paradigmatico.
La Goldman ha ottenuto 10 mld di dollari di fondi pubblici che ha in parte investito nel petrolio incrementandone il prezzo con le negative conseguenze sull’inflazione fra sei mesi.
Gli utili sono stati ottenuti nel settore merger and acquisition e consulenza.
Quindi, in termini semplici, Godman ha approfittato della crisi per comprare aziende a basso prezzo facendo funding con i soldi dei contribuenti e ha guadagnato sulle consulenze alla FED per le operazioni di gestione della liquidità che Goldman stessa ha contribuito a destabilizzare.
Se il mercato americano ha innestato un trend up da marzo è soprattutto perché nessuna seria regolamentazione è stata effettuata, ed il mercato ne è felice.
Per contro, sono state preannunciate misure per la “gestione “ dei paradisi fiscali e degli hedge fund.
Lecito ma ininfluente.
Se poi il portavoce dell’ azione di contrasto ai paradisi fiscali è una persona che ha circa 64 finanziarie off shore, risulta evidente come sia possibile attuare una scudo fiscale garantendo l’anonimato del criminale evasore e rendendo quindi inefficace il dichiarato contrasto.
Dietro gli annunci niente.
Certo che i dati sono sempre più supponenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *