Come centro Khorakhané siamo impegnati, da diversi anni, insieme ad altri amiche e amici, a gestire e sviluppare un GAS, un Gruppo di Acquisto Solidale, nel nostro specifico caso il GAS La Comunità della Sporta www.quellidellasporta.it di Lecco.
Un gruppo di famiglie – nel nostro caso ben oltre 100 – che hanno deciso di condividere periodicamente la spesa – prevalentemente biologica e ove possibile locale – in maniera quasi esclusiva tramite un contatto diretto con i produttori. A noi piace vederci come ConsumAttori.
La scelta, fin da subito, che come Khorakhanè abbiamo voluto contribuire a concretizzare è stata quella di indirizzarci verso una struttura stabile, non informale e di piccoli gruppi quasi amicali, nella convinzione che nel lungo periodo strutture di questo genere possano diventare alternative alla normale rete distributiva che vede dominare iper e supermercati.
Ora dopo quasi 4 anni pieni di entusiasmo, impegno, esperienza e condivisione usciamo dal cuore di Lecco e ci spostiamo in periferia, sul lago, lungo l’Adda, formalmente nel comune di Galbiate, nei fatti 100 metri dopo il Ponte Azzone Visconti (ponte vecchio) in un capannone artigianale.
Non è una scommessa ma è la risposta a delle osservazioni che, appunto in questi anni, ci hanno alimentato domande. Oggi proviamo a dare delle risposte che in questo post vogliamo con voi condividere. Se dovessimo indicare a nostro parere qual’è l’elemento più interessante e più difficile dell’esperienza e soprattutto delle sue potenzialità di sviluppo, diremmo che è quello di una esperienza di autogestione tra eguali. Il GAS diventa un bene comune, collettivo, che necessita di tempo stabile, strutturato e condiviso. Che necessita di partecipazione. Che dà vita a una economia partecipativa fatta di consigli di consumatori produttivi che operano nella quotidianità e non nella straordinarietà di una rivoluzione. La nostra esperienza ci dice che questo è il vero problema. E l’ostacolo anche alla sua possibile diffusione. Ci sono quartieri che ormai non hanno più un negozio o una bottega. Perché i più giovani tra gli anziani ( ma non solo) non possono organizzarsi in GAS. Perché non si uniscono tra di loro come consumat-tori.
Oltre che rispondere a problemi locali e svolgere un servizio sociale, che dovrebbe essere incoraggiato dalle amministrazioni comunali, perché al di là di convenienze economiche tutela socialità e la sviluppa, solidarietà e non individualismo atomistico, GAS diffusi potrebbero dar vita a una rete che formino Distretti di economie solidali o partecipative, che molecolarmente potrebbero ridurre lo spazio dell’economia capitalista. Che per esistere ha bisogno della nostra complicità. Non solo come consumatori ma anche come produttori.
L’autogestione collettiva dei propri bisogni costa e non è facile. E’ più semplice e “conveniente” mettersi in una posizione subordinata, accettare gerarchie, comando dentro un posto di lavoro, acquistare un bene del tutto pre-confezionato e pre-disposto da altri, piuttosto che supportare la fatica dello stare e del fare insieme.
Del decidere collettivamente che cosa produrre e come e cosa consumare. E’ meglio trovare deciso tutto da qualcun altro. Ed essere solo esecutori. Sia come produttori-lavoratori che come consumatori. Eppure gli interstizi e gli spazi del cambiamento di sono qui e ora. In forme di solidarietà, democrazia, rapporti di uguaglianza che come il Gas la Sporta già esistono e che vanno semplicemente valorizzate e potenziate. Noi abbiamo pensato e valutato che buona parte di queste convinzioni ed esperienze sono presenti nel nostro Progetto. Il cambiamento vuole rispondere soprattutto a questo. In altre parole una scelta ragionata.
Perchè fare la spesa in un certo modo – il nostro – diventi concretamente una possibilità per tutti. Filiera corta, qualità, ecologico, convenienza.
Un pensiero su “IL GAS LA SPORTA un bene comune, un’esperienza di autogestione tra eguali”