E SE LI METTESSIMO AL BANDO?

come_pagare_zero_tasse2E’ tempo di scudi fiscali dove tutti o quasi si indignano e molti, soprattutto in Lombardia, ne beneficeranno.

Il Gruppo Banca Etica è stata l’unica realtà creditizia a rifiutare di partecipare alla giostra.

Ma non potrà farci nulla, malgrado la buona volontà, se questi soldi, dopo averli scudati, vengono girati in suoi prodotti.

Oggi, tra l’altro, non si hanno molti strumenti per combattere i paradisi fiscali, ma alcuni che vanno oltre la finestra di adesione allo Scudo-Ter possono essere esplicitati e proposti.

E promuoverli sia in maniera operativa individuale che di diffusione nell’opinione pubblica e nella società civile organizzata.

Le Banche hanno sedi, filiali e diversi strumenti finanziari (obbligazioni, fondi, hedge, polizze) appoggiati in Stati con regime fiscale agevolato. [Quasi il 50% (112 su 250) delle società quotate in borsa ed il 25% (22 su 88) dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo, in società residenti nei paradisi fiscali]

Partendo da questa realtà, da questo dato di fatto, mi sembra, che su questo tasto vadano spese diverse energie, articolate e comuni essendo risorse di entità elevatissima investite/gestite dalle banche e con ritorni per nulla indifferenti.

Per questo credo che vadano, appunto, valutate, percorse due strade parallele per disincentivare l’utilizzo di questi Paesi da parte delle stesse.

La prima una campagna di pressione verso le banche, con gli stessi strumenti adottati da anni dalla campagna Banche Armate e nuovi (pressione diretta dei cittadini con lettere e denuncia tramite ricerca e pubblicazione liste/dati; ma anche coinvolgendo direttamente la società civile organizzata: sindacati [con i loro fondi pensione], associazioni, gruppi religiosi a fare la propria parte, sino in fondo), dove chiedere l’impegno chiaro – con un ragionevole lasso di tempo, esplicitato e quindi misurabile – di non acquistare titoli e strumenti finanziari di società che hanno sedi, filiali, partecipazioni e altro nei paradisi fiscali. Per stare sull’esempio di Banca Etica e Etica Sgr, escludere quindi dal portafoglio dei fondi comuni “Valori Responsabili” quelle società che hanno sedi ecc.. con questi Paesi.

Ovviamente vale ancor di più per le altre Istituzioni creditizie, che prodotti “sporchi” ne incrociano, quando non li creano loro stesse, molti di più e in diversi modi.

A tutte le banche, non solo a Etica, [nonchè per esempio i sindacati con i loro fondi pensione] inoltre di non fare partnership o collaborazioni, tantomeno durature e strutturali con società, banche, imprese che, appunto, con i paradisi fiscali invece hanno deciso di operare e da cui vi traggono lucrosi guadagni.

Una seconda strada, parallela, è quella di far considerare alla politica, tramite una lobby pubblica, a livello nazionale ed europeo (facendoci affiancare per esempio da FEBEA, la Federazione Europea Banche Etiche ed Alternative) nulle (a livello giuridico e finanziario) le società schermo con sede nei paradisi fiscali, utilizzate da un’infinità di aziende italiane e europee.

Per es. tramite: l’applicazione di misure coercitive immediatamente effettive contro i paradisi fiscali, inclusi quelli europei, che porranno fine alla complicità del segreto bancario esagerato, e dei tempi di informazione giudiziaria intollerabili; La modifica del sistema di autosorveglianza bancario delle transazioni finanziarie internazionali, verso una libera accessibilità giudiziaria ai dati del “clearing”;

Una Procura europea; Un Corpus Juris (un insieme di disposizioni giuridiche) su questo crimine organizzato all’incontro dei cittadini, che includa: l’unificazione delle procedure di istruzione, e una effettiva collaborazione giudiziaria, la quale ridurrà i tempi di istruzione che sono ora sistematicamente superiori alla durata della prescrizione.

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