LOTTA ARMATA E RIVOLTA DI PIAZZA

documento-sito-unita-brIl mio pensiero sul terrorismo è il seguente: il terrorismo non è contro il potere, anzi.

Il potere, quando è in difficoltà, il terrorismo lo evoca e lo invoca  quando addirittura non lo alimenta, come negli anni ’70. Le b.r. non hanno tolto potere alla d.c., le hanno dato più potere. Come al quaeda non ha dato meno potere a Bush, ma più potere. Il terrorismo non destabilizza il sistema, anzi lo stabilizza sempre di più. Questo è il suo vero fine, al di là degli intenti ‘ufficiali’ di quegli utili idioti boccaloni che vi aderiscono in ‘buona fede’. L’omicidio di Biagi non ha impedito l’approvazione della legge 30, anzi.

Noi lavoratori dipendenti dobbiamo augurare, oltre che per ragioni umane, per esempio, lunga vita a Ichino anche per ragioni politiche, perché se dovesse cadere anche lui vittima del terrorismo un domani ci troveremmo in mezzo a una strada e non potremo neanche protestare e contestare la ‘legge Ichino’ perché offenderemmo la memoria di un altro martire del ‘riformismo’. La lotta armata serve al potere perché fornisce l’alibi per spostare sul piano militare, dove è imbattibile, la risoluzione dei conflitti sociali.

Altra cosa dalla lotta armata è la rivolta rabbiosa di piazza. Se poi è di massa, continua, a mani nude e volto scoperto allora è fatta.

Di quello ha terrore il potere.

PS che vale più del post: non so e non credo comunque che esistano le Br a Lecco, in compenso sento un silenzio ipocrita sulla criminalità organizzata che quella, è certo (dossier e bibliografia), c’è e prospera.

2 pensieri su “LOTTA ARMATA E RIVOLTA DI PIAZZA”

  1. Volantini dei NAT: sembra proprio l’ennesima montatura

    Milano, 17 novembre 2009. Allarme terrorismo, allarme Nuove Brigate Rosse, allarme attentati contro esponenti politici di centrodestra, allarme minacce da parte della mafia contro “gli uomini puri” delle Istituzioni. E ogni volta, l’uso di un linguaggio che pare pianificato da un pubblicitario o comunque un esperto di comunicazione. E in ogni occasione, una diffusione mirata: volantini e messaggi che raggiungono redazioni di giornali e network televisivi, come fossero comunicati stampa. Il Gruppo EveryOne ha già analizzato alcuni dei “pezzi” di questa campagna di “marketing politico” – i cui organizzatori sono certamente “fan” dell’attuale maggioranza – rivelandone le insensatezze, gli elementi ripetitivi, la comunicazione ansiogena e la mancanza di riscontri dell’esistenza dei mittenti nel tessuto sociale italiano. Anche il volantino dei sedicenti NAT ci pare far parte del filone, che rientra forse in una strategia di propaganda già utilizzata da movimenti autoritari nella Storia: lupi che vestono pelli di agnelli per giustificare l’uso della forza e il potenziamento dell’apparato securitario. Il manifesto dei NAT ricalca alcuni stilemi propri delle Brigate Rosse negli anni 1970: lo stile tipografico che ricostruisce i caratteri della macchina per scrivere, l’impiego di un normografo per l’intestazione ai destinatari, la scelta – nella denominazione del “nucleo” – di due fratelli militanti nei Nuclei armati proletari, morti durante scontri con le forze dell’ordine, Annamaria e Luca Mantini e così via. Anche la “minaccia” che chiude il volantino è in puro stile-Brigate: “Leggere, diffondere, passare all’azione. Tutto ciò che è possibile fare per combattere questo sistema è un dovere farlo, perché questo è il senso profondo della nostra vita”.
    Gli autori dell’iniziativa, tuttavia, dopo aver elaborato e stampato un testo programmatico, dimenticano di inviarlo a quelli che dovrebbero essere gli ipotetici destinatari: il volantino non è stato segnalato in nessun ambiente di estrema sinistra o anarchico, ma è stato mandato per posta solo ai media. Ci si domanda se il “nucleo” intenda stimolare redattori e giornalisti alla rivolta armata! Maldestramente, poi, i sedicenti rivoluzionari svelano la propria strategia: “Non vogliamo costituire nessun partito armato o combattente, né scimmiottare il terrorismo, ma vogliamo ottenere la disarticolazione del regime e non l’attacco al cuore dello Stato”. Quindi rivolgono una lode indiretta (narcisismo egli organizzatori?) all’efficienza del governo: “Scegliamo ora la strada della propaganda armata e della violenza diffusa perché ogni altra strada ci è stata preclusa dal regime”. Quindi, piuttosto goffamente, i NAT definiscono uno dopo l’altro i loro obiettivi, per evitare che qualcuno fra i partiti che non sono al governo possa sentirsi minacciato, e avvertono che il tempo dei discorsi (ma chi li ha mai sentiti prima, questi “NAT”?) è terminato e si passa all’azione: “Siamo di fronte a una situazione straordinaria che esige una risposta straordinaria. Di fronte a un regime che utilizza fascisti, nazisti, leghisti e fanatici cattolici, gli strumenti della democrazia formale non bastano più. È ora di concludere i discorsi e dare inizio all’azione”. Il corpus del manifesto segue lo stesso ritmo, che rifà il verso (spesso con una scelta di termini e motti che suona decisamente farsesca) agli anni di piombo: “Questo regime si regge sulla forza delle armi (mediatiche e militari) e chi lo vuole combattere si deve mettere sullo stesso piano (…) Bisogna dare vita ad avanguardie armate. Alla violenza quotidiana dei poteri forti occorre rispondere con la violenza dei fatti. Se la violenza del regime si chiama giustizia, la giustizia del popolo si deve chiamare anche violenza”. Ed ecco l’elenco degli obiettivi che i NAT si propongono di proteggere (e che nel comunicato assumono l’aspetto sinistro di complici dei “nuclei”): “Servono azioni su obiettivi concreti e quotidiani come il bisogno di case popolari, la disoccupazione e il lavoro nero, lo sfruttamento dei migranti. Per questo in ogni Regione, in ogni città, in ogni territorio occorre un’opposizione dura, all’occorrenza anche violenta, che colpisca capillarmente il regime. Le avanguardie nei vari territori possono produrre azioni violente facilmente e autonomamente riproducibili”. Le “colpe” del governo sono specificate in altri punti del manifesto e ovviamente si propongono di apparire agli occhi del lettore democratico – visto il tono terroristico (non tutti lo troveranno “comico”) del volantino” – come azioni benemerite: “carceri stracolme”, “migranti trattati come delinquenti” (in riferimento alla legge n° 94/2009, ndr), “monopolio dell’informazione”, “pericolo di stravolgere la Costituzione” ecc.
    E per chi fosse duro a comprendere chi siano gli “eroi dello Stato” a cui sono dirette le intimidazioni dei “cattivi”, ecco la chiosa: “La nostra impazienza è cresciuta. Politici razzisti e fascisti non devono più dormire sonni tranquilli”. Ma per favore!

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  2. Terrorismi di stato.

    Devi avere paura, e devi averne tanta da tremare, in modo tale che non ti rimanga altro da fare, se non ringraziare chi ti tende la mano. La suina però ha tradito. Poteva essere un buon modo per correre a chiedere aiuto allo stato – ti prego iniettami una sana dose di veleno che mi salverà! – ma non è andata così. In questi giorni, in cui nessun malato terminale, senza reni, in coma dal 1972, dentro un polmone d’acciaio, cardiopatico e dializzato è morto per il virus H1N1, qualcuno ha provato a dire che forse – ma forse – si era un po’ esagerato. L’ufficio di propaganda del governo però è corsa ai ripari con un proclama stupidamente esilarante, che pressappoco diceva: “va bene, non è poi così grave come volevamo farvi credere, ma non si sa mai. Sebbene pare che non ci sia picco, potrebbe anche accadere che il virus si modifichi e che presto muoiano 95.000 persone.”

    Io, che ho una mente semplice, mi sono chiesta: “Perché 95.000 e non 87.486?” Un’epidemia, vera o presunta, avrebbe potuto dare grande mano a questo governo che non governa, a questa dittatura di ladri e puttane, a cui poco interessa dell’impero, avendo come unico e unico scopo l’interesse privato. È gente questa, che ha deciso di “scendere in campo” (vomitevole espressione) per salvaguardare i loro conti esteri e per rimpinguarli a spese nostre, oltre che per evitare un adeguato soggiorno nelle patrie galere. Io lo so, tu lo sai, lo sanno tutti, ma tant’è. Frega un cazzo davvero a pochi (e perdonate il francesismo).

    Devi essere grato allo stato. Arrestato Raccuglia, numero due della mafia. Il ministro esulta, e a sorpresa esulta anche il popolo radunato davanti alla questura, e questa è a prescindere una bellissima immagine. Però: quanti numeri due ha la mafia? Sono l’unica cittadina abbastanza informata che mai nella vita aveva sentito pronunciare il nome di Raccuglia? Avessero detto Messina Denaro, dell’utri o Tiziecaio avrei detto: “Ah però!” ma Raccuglia? Esulta i ministro maroni. Poi leggi: “Questo è il nostro lavoro. Piuttosto, chiamateci eroi perché siamo dei dipendenti statali che pagano di tasca propria per lavorare al meglio”. Non è un’incongruenza grave. È normale in questo paese alluvionato, che un ministro foraggi le ronde e non finanzi la lotta alla mafia, salvo poi esultare e darsi la medaglia per l’ottimo lavoro. Del resto cosentino spara sulla DIA in diretta tv, e come ai bei vecchi tempi di Leonardo Vitale, accusa i pentiti di pazzia. Per non parlare dell’idea di vendere i patrimoni sequestrati alla mafia, fino ad oggi messi a disposizione dello stato per opere sociali, scuole, e per finanziare la stessa lotta alla mafia. Questi sono così luridi che magari venderanno con asta al ribasso, con offerte anche telefoniche dal carcere.
    TERRORISMI DI STATO
    Però devi avere paura. Ed ecco finalmente la nuova trovata: gli islamoanrcoterroristi. Simili alle br, dice lo stesso ministro delle ronde, sarebbero delle nuove formazioni anarchiche ma comuniste islamiche. Cercare di spiegare tale aberrazione mentale, mi viene difficile. Sarebbe un po’ come dire che ci sono gli ateicristotalebani della divina provvidenza. Fa un po’ ridere lo so, ma se a dire una tale minchiata è un tizio della lega, io smetto di ridere e inizierò a tremare ogni volta che salirò su un treno. Stanno cadendo, lo sanno, e non ci vogliono stare.
    RITA PANI

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