IO NON CI STO CAPENDO PIU NULLA

Cara Finansol.it /cara Criticamente
ho letto la notizia del tuo sito: “IntesaSanpaolo ha annunciato di uscire dalle Banche Armate”. Bella notizia. Ma è anche vera? Io non ci sto capendo più nulla.

Sarà che la testa mi rimbomba da settimane con la pubblicità palese e nascosta del lancio della nuova 500. L’auto dell’Italia! Però strano, la fanno in Polonia.

Su una moltitudine di siti internet – anche questo – viene appunto riportata la notizia che IntesaSanPaolo esce dalla Banche Armate. Non capisco se è cambiato il prodotto, ma sono ancora di fronte al marketing. In questo caso dobbiamo, insieme, applaudire i creativi della banca. Io sono dell’idea, infatti, che sarebbe meglio che questi annunci non trovino spazi così ridondanti ed acritici.

Per più motivi: il primo più semplice è che sono soprattutto pubblicità gratuita (anche perchè non vi pagano) ad una banca che è l’emblema della finanziarizzazione dell’economia, di un’economia altra alla nostra.
Il secondo proprio perché ha scopo pubblicitario sarebbe utile verificare la notizia, non vuole essere un paradosso ma la segnalo, in altre parole, dopo che questo pronunciamento si è verificato, mi sembra che non sia la prima volta, infatti, che le banche dicano una cosa e ne facciano altre su questo tema delle armi: (Intesa, Unicredit, BPMilano…)
Il terzo è che la Legge 185 – che resta una buona Legge – ha così tante scappatoie che non è verificabile totalmente se l’enunciato è poi stato rispettato. Mi sembra di non dire cose così nuove: lo stesso Gianni Caligaris del Cda di Banca Etica o il Presidente delegittimato di BPM (Mazzotta) convengono su questo, sebbene loro lo strumentalizzino per ridurre l’aspetto negativo della presenza di BPM, socia di Banca Etica, in questa lista.
Non so se è possibile nascondere la presenza facendo concludere l’affare attraverso un conto aperto su una banca estera partecipata del gruppo: in Cina, Turchia, Russia, Albania o Croazia o sia sufficiente concordarsi con un’altra Banca per girare a Lei l’affare in cambio di un intervento di quest’ultima in altre proprie operazioni contabili/finanziarie. Ma so invece che una settimana prima dell’annuncio di IntesaSanpaolo, anche questo sito ha riportato come la controllata Caboto SIM abbia per ragioni di regolamenti dovuto segnalare alla Borsa che il Gruppo Intesa ha partecipazioni e rapporti finanziari con realtà che delle armi hanno fatto un business fiorente. Finmeccanica in primis, Unicredit…
Allora a questo punto mi pongo e pongo 2 domande: è reale che una Banca delle dimensioni di IntesaSanpaolo possa troncare i rapporti con queste realtà? Cioè, in altre parole, uscire dalla banche armate non significa o dovrebbe significare non avere rapporti, di nessun genere, (conti correnti, garanzie/pegni, depositi, azioni, obbligazioni, bonifici…) con queste realtà? Ma soprattutto non è forse il caso di non legittimare – armata o non armata – una banca tradizionale essenza tentacolare della finanza dove il profitto è al primo posto? Non è il caso, vale la pena ribadirlo, di cogliere l’occasione per rilanciare la reale sfida di un uso alternativo del denaro, che non può proprio essere conciliante con questo modello di sviluppo, con questo tipo di banche che, oltre alle armi giocano con la speculazione, con i cambi, con i paradisi fiscali, con il capovolgimento della redistribuzione del capitale/reddito dal povero al ricco (pensiamo al credito al consumo), con le stock options milionarie dei manager, con la precarizzazione e sfruttamento del lavoro? Che sono impregnate della religione del massimo profitto a tutti i costi… che sono in due parole: finanza e non economia?
Perché altrimenti, banalmente, hanno ragione IntesaSanpaolo o Nestlè (armate o non armate che siano). Loro credo senza difficoltà indirizzano più danari alle cause sociali, ai produttori del sud del mondo che tutta la finanza etica ed il commercio equo messi assieme. La Banca Prossima (la banca “etica” di Intesa) ha già 40.000 clienti e notevolmente più danari di tutti.
La Nestlè con il suo caffé equo anche se riconosce solo il 10% dei proventi ai propri produttori contro il 20% di quello delle Botteghe, vendendone il 300% in più dà, di fatto, più danari agli impoveriti.
Dobbiamo rilanciare la sfida di un uso alternativo del danaro con azioni di coinvolgimento diretto, di prossimità, di tangibile esempio che il danaro non è lo sterco del demonio che deve (e può) essere benedetto dalla sola parola etica (o: non armata) ma è etico – con o senza parola – proprio dall’uso alternativo che se ne fa di esso per disegnare/attrezzare nuovi sguardi e mettere a punto nuove mappe cognitive, nuove economie. Parlo di Mag, di Fondi Sociali di prossimità modello Le Piagge, di sostegno diretto alle cooperative, di Banchi comunali di Mutuo soccorso, di monete locali – e di tutto quello che sapremo inventare e sperimentare. Sono sempre più convinto che facendo questo nessuno riuscirà più a scipparci nulla (ne danari ne speranze). E allora si che vedremmo lo stupore che serve, quello di queste banche (armate o non armate) che non si spiegheranno come possiamo fare a meno di loro, come possiamo stare – volontariamente – fuori dal loro sistema.
Un Abbraccio, Paolo Trezzi (Lecco)

6 pensieri su “IO NON CI STO CAPENDO PIU NULLA”

  1. Francesco Fambrini scrive:

    Un amico di una bottega di Roma mi ha fatto leggere oggi la comunicazione di CTM che invita i propri soci ad un incontro in Veneto durante Sbilanciamoci. Tra gli argomenti in discussione ci saranno l’accordo con un importante istituto di credito per il finanziamento delle BdM socie e l’accordo con Coop Italia sui prodotti tessili.

    Non ne sapevo nulla, mi sono informato meglio: alla Coop vendono le magliette e l’istituto di credito sarebbe Banca Prossima, diretta emanazione di San Paolo IMI e Banca Intesa. Su Internet ho trovato questo: “Il gruppo bancario Intesa San Paolo lancia la banca ”non profit”. Si chiamerà ”Banca Prossima”, verrà alla luce entro il 2007 con le prime due agenzie e vuole essere ”la prima tra le grandi banche nel settore della finanza etica”. L’istituto ha già in portafoglio 40 mila realtà del non profit”. “Cambierà sicuramente tutto il quadro nazionale e il nuovo istituto, nel bene o nel male, diventa concorrente diretto di Banca Etica. L’amministratore delegato di Banca Prossima dovrebbe essere Marco Morganti.”

    Non ho parole. Qualcuno ne sa di più? Ma fino a ieri non si era critici su Coop e in lotta contro San Paolo e Banca Intesa?

    Pubblicato il 17 Luglio 2007

  2. 2Novello scrive:

    Forse i chiarimenti andrebbero chiesti a CTM, che organizza la cosa.

    Il punto generale mi pare comunque un altro: quando perfino Banca Etica si appoggia su Intesa San Paolo per promuovere i propri fondi pensione, perchè anche le altre realtà dell’economia solidale non dovrebbero allacciare partnership con loro?

    Insomma, il segnale mandato dal sistema della finanza etica è che NON si può essere etici al 100% (e forse neanche al 50%, fatti due calcoli sulla raccolta indiretta del gruppo Banca Etica).

    Io non sono d’accordo, ma capisco le posizioni più pragmatiche che potrebbero derivarne…

    Aspetterei comunque le spiegazioni di CTM prima di trarre conclusioni affrettate e inevitabilmente parziali.

    Pubblicato il 17 Luglio 2007

  3. Giovanni Sabato scrive:

    Secondo me le conclusioni affrettate non vanno mai prese. E quindi le spiegazioni da parte di CTM vanno chieste. Ma le cose da chiarire sono tante, io per esempio non penso di essere un estremista nè un talebano dell’economia alternativa, come singolo ho persino un mutuo con una banca “normale”. Ma ho scelto una banca di credito cooperativo.
    E poi, come si può credere di contribuire alle alternative se si scelgono scorciatoie? Quanti anni sono passati dalla nascita della prima banca etica? In poco più di 10 anni possiamo decidere che l’etica nella finanza ha limiti così evidenti da rivolgerci agli sportelli di San Paolo IMI – Intesa?
    Non essere etici al 100% può essere un atto di realismo, nulla da obiettare, ma scegliere alcune banche di quel tipo per operazioni sul commercio equo mi lascia con molti dubbi. Mi ricordo come CTM criticava Transfair in difesa dell’unicità del commercio equo e dei suoi princìpi.
    E quindi anche io come Francesca resto stupito, mi ricorda quei partiti dei primi anni ottanta che dicevano una cosa e ne facevano un’altra e poi te lo giustificavano anche. CTM avrà le sue ragioni, non lo metto in discussione, ma sono scelte che non mi interessano più perchè cerco altro. La scelta di CTM è chiarissima e legittima: Banca Prossima, Coop, Esselunga.
    Ma l’economia alternativa secondo me è altro. Buon viaggio CTM io cambio strada!
    Ciao
    Gianni

    Pubblicato il 18 Luglio 2007

  4. paolo trezzi scrive:

    Malgrado sia un poco da fuori di testa commentare un proprio intervento credo sia utile segnalare una piccola info apparsa su ilsole24ore di oggi, 19 luglio, che va a braccetto con l’impegno dell’etica e dei valori che sono propri di una banca che “come Intesa Sanpaolo ha un notevole impatto sul contesto sociale e ambientale in cui svolge la sua attività.
    Il Gruppo è convinto che le scelte socialmente e ambientalmente sostenibili siano anche le scelte economicamente vincenti e ritiene che sia possibile creare valore sostenibile nel tempo solo se la conduzione dell’impresa segue tre solide direttrici – quella economico finanziaria, quella sociale e quella ambientale”
    .
    ECCO LA NOTIZIA ETICA:
    L’ad di Banca Intesa, Corrado Passera, ha ottenuto nel 2006 stock option per oltre 25 milioni di euro.

    FINANSOL dovrebbe creare una rubrica piccola piccola a margine del blog dove segnalre “Le notizie finanziarie etiche”

    paolo trezzi

  5. Pino La Rocca scrive:

    Come vediamo, Banca Etica, dapprima derisa, non appena ha cominciato ad essere un’alternativa concreta, ha creato emulazione e la finanza etica, da utopia, e’ diventata pasto per il marketing c.d. sociale.
    Comunque troppo bello per essere vero! Nello specifico pero’ non ho capito se vengono interrotti tutti i finanziamenti di ISP al settore armiero o i finanziamenti specifici alle operazioni di import / export armiero: un’apertura di credito in conto corrente all’Oto Melara puo’ essere utilizzata per il pagamento delle tredicesime ai dipendenti, come per finanziare la costruzione della nuova torretta blindata per i Centauro, essendo un finanziamento “senza vincolo di destinazione”, mentre un’anticipazione su documenti finanzia un’operazione determinata, per cui si puo’ saperne la natura precisa, ma ISP non ha fornito chiarimenti in materia; inoltre ricordiamo che il CdA e il CEO possono concedere deroghe ………………..
    Ma i gruppi finanziari sono qualcosa di tentacolare, con partecipazioni e connessioni che formano una ragnatela inestricabile; e non e’ stato chiarito se saranno interrotte anche operazioni come: 1/ far passare le operazioni da una partecipata in Lussemburgo o alle Isole Bahamas (potere di internet), senza dimenticare che nel gruppo ISP entra anche la Cassa di Risparmio di Firenze, che a sua volta ha la maggioranza della C.R. della Spezia, note banche armate 2/ “triangolare” le operazioni con societa’ e banche terze. (Entrambe sono pratiche comuni per finanziare dove “non si deve”).
    Del resto, nella societa’ della (dis)informazione, nel circolo chiuso ed autoreferenziale, dove la concentrazione dei mezzi finanziari e del conseguente potere portano anche alla manipolazione della realta’ e del consenso, per “essere” etici sara’ sufficiente: pagare un giornalista per decantare Banca Prossima in qualche trasmissione TV di prima serata o in qualche convegno, con un vescovo o cardinale in platea (naturalmente sorridente e con le mani giunte) …, cosi’ come trovare qualche soggetto (troppo ingenuo o troppo furbo) che faccia, consapevole o no, la foglia di fico del business etico (ma tutti i 40.000 sono disposti a farlo veramente!?)
    Certo che Intesa San Paolo e’ diventata etica! Come etico sara’ pagare 25 mln il Passera o dare un premio di 20 mln al Geronzi, piangendo poi miseria al rinnovo del CCNL del settore bancario, dicendo che la concorrenza (!?!?) nel settore non permette di adeguare gli stipendi dei bancari alla perdita di potere di acquisto degli ultimi quattro anni (sic!).
    P.S. Cosa ne dicono quelli che recentemente hanno sparato a zero su Banca Etica: preferiscono una realta’, sicuramente migliorabile e magari ingenua, ma che almeno si e’ “sporcata le mani” cercando di cambiare qualcosa, oppure seguiranno le 40.000 realta’ “non profit” nell’immaginifico progetto?

    Pubblicato il 4 Agosto 2007

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