Fuori dall’ipermercato un bambino pesta i piedi, fa i capricci, vuole qualcosa a tutti i costi. La mamma lo tiene per mano, lo strattona, e con l’altra mano indica Mor – per tutti, comodamente Mustafa – e con voce arcigna dice al bambino: “Se non la smetti chiamo l’uomo nero.” Non mi ricordo quanti anni sono passati, ma sono tanti, sicuramente più di dieci. Me la ricordo perché per la prima volta in assoluto mi ritrovai a dovermi schierare, faccia a faccia, dalla parte del negro contro l’idiozia fondamentalista bianca.
A pensarci sembrano tempi lontani, nei quali si sperava che pian piano tutto sarebbe evoluto in meglio; svuotato il pozzo dell’ignoranza, ci sarebbe rimasta la ricchezza della conoscenza.
In molti evidentemente sbagliammo previsione. Siamo arrivati ad oggi, l’epoca nella quale per essere un negro, non necessariamente si deve avere una diversa pigmentazione. È negro chiunque sia diverso per razza, religione, reddito. E chi è negro è anche “il nemico”.
E dire che una volta andavano persino di moda! Si iniziò con le sarde o le siciliane. Averne una per casa negli anni cinquanta voleva dire al mondo: “siamo benestanti.” Poi ci fu il periodo in cui era meglio ostentare una somala o un’eritrea. In fondo era facile importare il prezioso orpello, perché c’erano ancora rimasuglie dell’infelice periodo imperiale peracottaro italiano. E via, via in crescendo venne la moda del filippino, poi del cingalese, della rumena o della polacca, della russa più facile da maneggiare. Dalle ragazze sarde, ai nuovi schiavi più colorati e decorativi però c’è sempre stata una costante, le dichiarazioni del padrone, sull’educazione e la pulizia dei loro schiavi: “Oh, sapessi com’è educata! Pulita, parla poco e lavora.” Come quando ci si incontra al parco tra proprietari di cani: “E’ buono, non sporca, è educato e abbaia solo agli estranei.” E proprio come tra padroni di cani si finisce per pensare che quella bestiola, sia proprio fortunata: “La padrona la tratta davvero bene! Mica le fa mangiare gli avanzi!”
Milano premia con l’Ambrogino d’oro il nucleo vigili urbani che con i loro autobus “gabbio”, si dedicano alla cattura degli immigrati clandestini. Certo, ci fanno sapere che la decisione è stata sofferta, ma le opposizioni che siedono al comune non mi pare abbiano presentato immediate dimissioni di massa. A Coccaglio si cercherà di donare ai cittadini un “Bianco Natale” procedendo al rastrellamento, casa per casa, dei residenti negri perché cito “i nostri figli hanno troppi amici neri.” Quel che resta di bossi ha detto una cosa che l’interprete bossi/italiano italiano/bossi ha così tradotto: “Il nome dell’operazione non mi piace, ma la sostanza sì.”
Per fortuna a Coccaglio ci sono italiani negri che insegneranno ai propri figli ad essere razzisti per bene, indicando come spregevoli esseri disumani i padri di tanto abominio.
La soluzione, ribadisco, ci sarebbe. So che non è facilmente attuabile, ma so anche che con un po’ di impegno si potrebbe fare. Senza occupare strade o piazze, senza rischiare di dover subire le ormai istituzionalizzate cariche della polizia. Mettere in ginocchio il Nord schiavista. Diventare tutti negri e astenersi dal lavoro ad oltranza. Lasciare che le candide mani dei razzisti vadano a toccare la merda e le piaghe dei vecchi, a faticare in quel modo che hanno scordato, delegandolo ai nuovi schiavi, che ora vorrebbero rinchiudere in un recinto con l’insegna al cancello “Arbeit match frai.”
PS. Nella stessa seduta con la quale si è deciso di premiare il razzismo milanese, si è anche deciso di dare la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano. Spero con tutto il cuore che egli voglia rifiutare quest’infamia.
Arrivata a esserevento.it, via mail, così dal di là del mare girata dalla nostra ex khorakhaneker Barbara.
Ma perchè non crepi.negro di merda? Vattene in un gulag assieme ai tuoi amici comunisti?