Wow il rischio dell’acqua ai privati spaventa tutti. Era ora ma è quasi troppo tardi.
C’è chi è come l’ex assessore provinciale Molgora che spaccia la gara come occasione d’oro per la Multiutility pubblica LarioRetiHolding, o chi è come il Presidente della stessa, dr. Proserpio, che ritiene un impegno doveroso, vincerla. O c’è chi è come il Pd e IDV che alla fine si aggregano perché a votare la privatizzazione è stato Berlusconi, o chi è come la falsa Rifondazione che sbraita, dura e pura, quando è fuori dai giochi e quando è dentro resta, nei fatti, supina e silenziosa.
C’è chi è doppiogiochista come la Lega che vota sempre con Berlusconi però fuori, a parole, continua a dire che è contraria, che è per le decisioni federaliste, nei territori, prendendo ipocritamente in giro, nuovamente, i cittadini, C’è chi è come l’assessore provinciale Signorelli, in altri campi capace, che spaesato si fa imboccare con panzane elementari non distinguendo che anche in economia liceale a causa dell’asimmetria d’informazioni si parla di proprietà formale e proprietà sostanziale, ovvero il proprietario reale è colui che gestisce il bene ed eroga il servizio.
E c’è chi, infine e disperatamente, come la destra fa finta di parlare di libero mercato e di concorrenza dimostrando, in aggiunta, ignoranza sui suoi stessi dogmi economici.
Come fa, infatti, ad esserci tra l’altro concorrenza che le gare affidano il servizio, a solo un’azienda, a prezzi prestabiliti e, per giunta, per decenni e decenni?
Questa maledetta gara, da sempre, è e resta: un pericolo.
Era certo più intelligente che si fossero impegnati concretamente per evitare la gara piuttosto che promuoverla con il rischio di perderla, non facendo cioè come l’ex assessore Molgora che pavidamente è rimasto – a differenza di 144 comuni lombardi – fermo come il palo della cuccagna in tutti questi anni, aspettando gli eventi che gli scivolassero addosso, e ora fa lo stratega, il pilota, non accorgendosi che le mani non le ha più sul volante ma sotto la tovaglia. Intempestivo e furbastro.
Ma non tutto è perduto.
C’è, come il coordinamento lecchese per l’acqua pubblica coerentemente ripete da tempo, una strada reale e percorribile, con urgenza, per le contromisure atte a vincere la paura dell’acqua ai privati. Evitando le frasi di circostanza e operando concretamente.
Grazie alla nostra Costituzione e grazie a Statuti comunali e provinciali che riconoscono il servizio idrico e altri servizi comunali e provinciali “privi di rilevanza economica“, possiamo tutelarci.
Questi stessi Comuni e Province possono, immediatamente, consorziarsi e avviare procedure per affidare il Servizio Idrico Integrato non già a privati, a Spa o Srl, ma, ai sensi del proprio articolo di Statuto (che eventualmente va aggiornato) e degli articoli 31 e 114 del Testo Unico degli Enti Locali a una Azienda Speciale Consorziale.
Per gli articoli 5, 43, 114, 117 e 118 della Costituzione possono, in più, chiedere alla magistratura di sollevare l’incostituzionalità dell’articolo 15 del decreto legge n. 135/09.
Con la creazione immediata di Consorzi Idrici si evita, in più, lo scandalo che ha duplicato i costi burocratici attraverso l’ATO che hanno letteralmente mangiato risorse. Questi ATO sono stati costituiti come Consorzi di Comuni con propria autonomia e costi. Accanto, con altri costi, sono state create Spa che gestiscono il Servizio Idrico Integrato. Con ATO costituiti dagli stessi soggetti che costituivano le Assemblee delle Spa. In una parola, controllori e controllati sono stati la stessa cosa.
Una aberrazione giuridica ed economica.
Tra l’altro una bolletta pagata al pubblico è, in percentuale, anche roba tua, una bolletta pagata al privato è soltanto roba sua.
Se per ogni Comune d’Italia avessimo un’azienda municipalizzata per luce, acqua, riscaldamento e rifiuti solidi urbani avremmo tariffe più eque? Più ‘abbordabili’ di quelle ‘private’ sicuramente.
Oppure queste tariffe cambierebbero a seconda del numero degli abitanti del Comune (da 109 a oltre 1milione)? Come facciamo a salvare “capra e cavoli”? P.Zanotelli come farebbe?
m.m.