“Il Nazismo ha distrutto il giudaismo fisicamente, il Sionismo l’ha distrutto spiritualmente”, Leibele Weisfisch, Rabbino, 1992
In questi giorni ricorre la giornata della memoria che memoria non ha.
Il sadico e criminale attacco e assedio di Gaza, terra di Palestina, con un’azione terrorista. 1.400 morti palestinesi. Perlopiù bambini. Rinchiusi in gabbia. Fosforo bianco. Soccorritori tenuti a distanza. Telegiornali nazionali che additano i morti come colpevoli. I crimini di guerra travestiti da “rappresaglie”, che spediscono ogni respiro sotto la terra. Ecco Piombo Fuso, l’azione terrorista iniziata un anno fa.
L’occupazione israeliana dei territori palestinesi è un insulto permanente a sei milioni di morti nei campi di sterminio nazisti. L’organizzazione umanitaria americana The Middle East Children Alliance ha completato di recente un sopralluogo a Gaza e intervistando decine di bambini palestinesi chiedendogli quali erano i loro bisogni più urgenti. La risposta della maggioranza di quei bimbi è stata questa: “Poter bere un bicchier d’acqua la mattina”. Gaza è una prigione a cielo aperto dove nessuno può entrare o uscire, dove Israele non permette l’importazione di gas per cucinare, di acqua da bere, di farmaci salvavita, di cemento per ricostruire ciò che ha distrutto, di matite, di quaderni, di cloro per disinfettare acquedotti e fogne, e dove l’esercito israeliano spara ai contadini che raccolgono la bietola per non morire di fame. Ce l’ha raccontato benissimo il bulciaghese Vittorio Arrigoni. Gaza è oggi l’unica camera di tortura sperimentale a cielo aperto del mondo, l’unica istanza al mondo dove uno Stato Canaglia, Israele, sperimenta e consciamente replica nei Territori Occupati le tecniche di tormento razzista del Terzo Reich, cioè un sadismo etnico scientifico con l’appoggio pieno di ogni democrazia moderna che si conosca. Il Darfur, Ace, il Tibet, la Birmania, la Korea del Nord e altri orrori simili sono pienamente riconosciuti come tali e sanzionati come tali dai Paesi cosiddetti civili. Israele può permettersi invece tutto ciò per due motivi: perché è oggi la più grande base militare americana del mondo e perché Hitler ha sterminato 6 milioni di ebrei con la nostra complicità. Motivi per cui Obama sta zitto e per cui l’Europa non osa profferire parola. Siamo, io, te, voi sulle soglie della camera di tortura a cielo aperto di Gaza a chiudere i portoni di accesso dei beni di sopravvivenza essenziali e a contemplare un milione e mezzo di innocenti che si contorcono ammassati nel 5% di quella che era la loro legittima terra, senza diritti, lasciati morire di parto ai posti di blocco, di malattie banali, costretti a nutrirsi di rifiuti, e sottoposti a un accanimento sadico da parte di Israele. Le prove documentali di quanto ho appena scritto si trovano pubblicate già da tempo nei libri di Paolo Barnard e sono di fonte unicamente ebraica o occidentale. E accade ogni giorno a Gaza, mentre noi siamo qui. Non indignatevi allora. Fate altro: informatevi e raccontate che la crudeltà nazista non è morta, che oggi vive e che si chiama Sionismo, occupazione della Palestina, e che rappresenta l’unico esempio al mondo di orrore etnico pienamente accettato e sostenuto da ogni democrazia moderna.
“Il quadro che emerge è di un Israele che selvaggiamente infligge ogni possibile orrore di morte e di angoscia sulle popolazioni civili, in una atmosfera che ci ricorda regimi che né io né il signor Begin oseremmo citare per nome”. (parole dell’ex ambasciatore israeliano all’ONU Abba Eban. Fonte: il quotidiano israeliano Jerusalem Post)
In questi giorni ricorre la giornata della memoria che memoria non ha, poniamo rimedio.