In Politica conta il fair play? Secondo alcuni è l’anticamera dell’inciucio, per altri è presupposto imprenscindibile per una civile dialettica democratica; sta di fatto che, quand’è spontaneo, riconoscere dei meriti all’avversario politico è pratica piuttosto rara nel panorama politico italiano. Specialmente dopo il getto del peso di Massimo Tartaglia del dicembre scorso. Detto questo intendo contribuire alla distensione dei toni in vista delle prossime elezioni amministrative. E lo voglio fare sorprendendo: mi auguro che il Senatur Umberto Bossi vinca ogni tentennamento e si decida a candidare Roberto Castelli. La Politica, soprattutto quella rivolta all’anello locale, non va interpretata per compartimenti stagni. I voti perlopiù si giocano sulla caratura del candidato, sulla serietà, sull’esperienza, sulla capacità amministrativa. Gli elettori, fortunatamente, sono ben coscienti della profonda inutilità di un ragionamento prevenuto: si guardi alla recente vittoria di Daniele Nava. Chi avrebbe mai scommesso un centesimo su quei piccoli partiti che lo sostenevano? Nessuno. Eppure l’Utile ha racimolato vantaggio grazie proprio alla buona fama acquistata in anni e anni di sodo e produttivo lavoro amministrativo. Alla faccia di chi trattava gli elettori come automi indirizzati e corrotti da una consapevolezza civile narcotizzata. Ho fatto questa parentesi perché sono convinto della bontà dell’accordo tra Lega e Popolo della Libertà sulla persona del Viceministro alle Infrastrutture come candidato sindaco della città. E’ evidente che si tratta di un purosangue, un peso massimo, una personalità di spicco che porta dietro sé un bagaglio d’esperienza innegabile. Una valigia carica di qualità che troppi provocatori/grillini tendono a mistificare. Ed è proprio per questi requisiti che ho deciso, qualora lo candidassero, di votarlo e di spendermi affinché i più scettici optino per lui. Voglio argomentare questa scelta, qualità per qualità. E C C O L E LEGGI, SCARICA STAMPA E DIFFONDI