Ancora quelle grida. Ugo non ne poteva più. Tutte le mattine era sempre la stessa storia. Era tentato di chiudere la finestra ma il caldo sarebbe stato troppo soffocante. Sperava che almeno in agosto chiudesse quella dannata fabbrica, come tutti gli anni. Invece no.
Aveva sentito parlare di boom di commesse, gli affari andavano a gonfie vele, era stato persino istituito il turno di notte. Ormai lavoravano ventiquattr’ore al giorno per dodici mesi all’anno. Il cortile della fabbrica, perfettamente visibile dall’alto del quarto piano dove abitava, brulicava di nuovi assunti, per lo più immigrati dato il colore della pelle, che freneticamente caricavano e scaricavano merci dai furgoni di clienti e fornitori.
IN OCCASIONE DELLE INIZIATIVE DEL 1 MARZO IN TUTTA ITALIA
24 ORE SENZA DI NOI “una giornata senza immigranti”
un racconto – LA FABBRICA del nostro Pococurante (ed un ppt preparato per il clandestino day_lecco del 25 settembre 2009)