RAGIONIAMO CON I PIEDI

scarpe1Stiamo ragionando con i piedi?

Esponiamo i fatti in cui ci siamo imbattuti poco tempo fa ed a cui invitiamo, ognuno, a costruire autonomamente un proprio giudizio, ed a confrontarsi anche su questo spazio.

E’ necessaria, però, una premessa.

Questa storia nasce all’interno e su impulso dei Gas, i gruppi di acquisto solidale che sempre più concretamente stanno creando nuove economie, mostrando un nuovo modo di fare la spesa, e costruendo una concreta possibilità di incidere nelle scelte quotidiane per migliorare la qualità della vita sia in termini sociali che ambientali.

Un mezzo per far questo è anche trovare, e quindi sostenere, sempre nuovi produttori che rispondano a questi stessi ideali e obiettivi. Allargando, ove possibile, le referenze merceologiche acquistate e scambiate all’interno del gruppo. Cioè andare oltre la pasta, l’olio, la frutta e verdura, i detersivi, ma riuscire a inserire prodotti nuovi, vestiti, servizi telefonici e, per esempio, scarpe. Già le scarpe.

Grazie ad un primo passaparola tra Gas ed in seguito ad una efficace campagna pubblicitaria “ragioniamo con i piedi” sui mezzi d’informazione sociale, diversi gruppi hanno potuto conoscere una piccola ditta italiana, della provincia di Mantova, la Astorflex, che aveva deciso di dire basta alle multinazionali e di riportare indietro, dalla Romania, tutta la produzione. Voleva produrre e vendere un prodotto di qualità ad un prezzo solidale, ad un prezzo equo. Domanda e offerta avevano naturalmente trovato ascolto e sostegno in questo mondo mica poi tanto parallelo dei Gas.

Poi il boom. Un passaggio, su Report Rai 3 a novembre 2009, la credibilità della trasmissione trasformava una piccola “goodnews” in un ariete per tantissimi Gas.

Numeri che raddoppiano, da 10.000 paia di polacchine (come le mitiche Clark’s) a oltre 25000 e così i Gas passano dal pesare dagli iniziali 10 al 25 per giungere al ragguardevole 36% del fatturato e quest’anno, la stessa Astorflex, pensa che raggiungano il 50%. In un’azienda in crescita è un dato notevole. La qualità del prodotto, il prezzo giusto, una ditta equa che produce in Italia, la trasmissione Report, i Gas, hanno fatto “sistema”. Un modello da imitare.

Fine delle premessa.

Qualche settimana fa incominciano a girare tra alcuni soci dei Gas, richieste di verifica, sembra che le stesse scarpe siano nella Gdo, nei supermercati, nei negozi convenzionali. A prezzi stracciati. Non è possibile, verifichiamo anche noi. Non si trovano, non ne troviamo. Non ne troviamo perché sembra vadano a ruba. Finchè, infatti, ci imbattiamo in una polacchina, appoggiata sulla scatola Astorflex, Made in Italy. Sembra la stessa azienda. Il prezzo è decisamente “competitivo” 29,90 € al pubblico. Contro il prezzo di vendita al Gas di non meno di 44€ ( 42,50 + 1.5/9€ trasporto a seconda della quantità).

Esteriormente sono uguali. Manca il rinforzo sul retro ma non sembra esserci altra differenza. L’interno è meno curato, meno di qualità, il cuoio, presente nelle scarpe Gas è quasi bandito. Ma non sembra ragionevole legittimare così tante decine di euro di differenza. Infatti il 29.90€ è presumibilmente un prezzo almeno raddoppiato sul costo del rivenditore. Sentiamo i responsabili di Astorflex, confermano, è loro la scarpa. Ma anche, tengono a ribadire, “la scarpa nei negozi e nei supermercati è diversa da quella che vendiamo ai Gas”.

Ci invitano a fare un giro sul loro sito lì nelle news c’è una loro lettera di spiegazioni. Datata gennaio 2010. Questa con titolo “Che altre scarpe trovate sul mercato convenzionale”.

Qui riportiamo alcuni passaggi che ci lasciano perplessi e che appunto ci spingono a chiedere un parere anche a voi perchè al posto di trovarli tranquillizzanti e frutto di trasparenza, ci sembrano una dimostrazione di una buona metodologia capitalista che ha trovato già altre applicazioni, da tanti criticate, come i fondi etici nelle banche tradizionali e nella lista banche armate o il caffè equo a marchio Nestlè, solo per fare 2 esempi.

Nella lettera della Astorflex si legge: “Da qualche tempo ci arrivano richieste di spiegazione da parti di appartenenti ai Gruppi di Acquisto Solidale, sul fatto che nel mercato convenzionale (negozi, grande distribuzione organizzata, ecc.) si trovano scarpe della AstorFlex a prezzi di qualche euro inferiore a quelli delle scarpe GAS”

Qui, ci sembra, emerga un rafforzativo a questa perplessità, a questa critica. Se sono infatti i Gas a richiedere spiegazioni vuol dire che allora è mancata la trasparenza ed è stata un’informazione negata, o no?

“Prezzi di qualche euro inferiori” non è un sminuire la reale forbice di prezzo che è in realtà di decine di euro?

Dire, con enfasi, che “La differenza fra ciò che ci chiede la distribuzione convenzionale e i Gas è notevolissima: l’una ci chiede il prezzi, l’altra ci chiede la qualità e rispetto di norme etiche

Il prodotto che realizziamo per i Gas è completamente fatto in Italia con materiali e lavorazioni scelte per rispondere al carico di valori che i Gas veicolano e vogliono che i produttori rispettino nel produrre beni per il loro consumo. Le altre devono rispettare regole diverse, tipiche di una filiera che deve soprattutto produrre quel profitto alla base del quale si fonda la sopravvivenza della loro realtà economica. Sono prodotte all’estero con materiali adeguati alla richiesta di prezzo cui devono soddisfare. Penso che tutti siano in grado di capire senza ulteriori spiegazioni cosa significhi tutto ciò in termini di qualità, salubrità, ricadute sociali della produzione, prezzo finale del prodotto.”

Non è appunto dire che c’è ben diversità tra un’azienda etica e un prodotto etico?

Che ha ragione Intesa Sanpaolo che ha fondi etici e Banca Prossima per il no profit e poi da sempre è ai vertici della Lista Banche Armate, ha Sedi in paradisi fiscali, finanzia all’estero oleodotti o dighe devastanti, o, ha ragione appunto la Nestlè che fa un caffè equo certificato ed è da anni sotto boicottaggio internazionale per le politiche di diffusione del latte in polvere nei paesi impoveriti?

A noi sembra che la trasparenza segnalata nella lettera, in realtà, purtroppo, non ci sia stata e come sempre l’informazione è in mano a chi vende.  Un buon modo, ingegnoso, per coprire una nuova fetta di mercato, per aumentare i prodotti.

Per questo crediamo sia una questione che vada almeno approfondita.

Dal servizio di Report, linkato anche sul sito dell’azienda, si può leggere, nella trascrizione della puntata (o dal minuto 6,40 del filmato), che il titolare della Astorflex, il signor Fabio Travenzoli, dice che da un paio di mesi (era novembre) ha riportato, tutta, la produzione in Italia: “E invece da qualche mese a questa parte, siamo tornati indietro nel tempo, e abbiamo incominciato ancora a fare tutto il ciclo produttivo tutto all’interno dell’azienda. Non devo andare all’estero per seguire la produzione. Insomma sto bene a casa mia”.

Dalla scatola acquistata nelal GDO in effetti si evince.

Dalla loro lettera, di gennaio 2010, invece non sembra proprio.

Non si sa chi sta ragionando con i piedi. E voi?

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