CITTADINO O CONSUMATORE?

I quotidiani economici stanno minacciando il primato di quelli sportivi. Le vicende azionarie dei grandi gruppi industriali sono sempre in prima pagina. E le idee? E i destini degli uomini, dei paesaggi, dello spirito pubblico?

 

Un tempo il ridurre ogni discorso sul conflitto sociale alla sua rappresentazione economica si chiamava “economicismo”: ed era considerato un brutto vizio. Mi permetto quindi di condividere con voi un’analisi, provando a vedere se le chiavi del ben-essere hanno trovato la giusta serratura o bisogna ancora cercare. Sulla “lenzuolata” di liberalizzazioni del Ministro Bersani abbiamo sentito solo applausi. Alcuni condivisibili e auspicabili. Ma c’è un… ma! Ed è l’ideologia che viene veicolata. Al centro stanno i consumatori: come da manuale.
In un sistema economico a concorrenza perfetta il consumatore è sovrano. Il problema è che la concorrenza perfetta è un modello ideale impossibile da realizzare. Le forme di mercato reali non sono di concorrenza perfetta. Anzi domina l’oligopolio fatto da poche, grandi imprese, e per il resto la forma più diffusa è la concorrenza monopolistica.
Nell’oligopolio e nella concorrenza monopolistica le imprese fanno il prezzo, imponendo in qualche modo forme di rendita parassitaria, in cui la sovranità del consumatore sparisce o si attenua di molto.
L’esempio più recente in Italia sono i costi di ricarica delle schede telefoniche: aboliti per legge, sono stati reintrodotti dalle compagnie in altre forme.

Liberalizzare ma con cautela
Non tutti i settori sono adatti alla liberalizzazione. Non per tutti i settori le liberalizzazioni si traducono in sovranità del consumatore. Come nel caso delle liberalizzazioni già in atto (del decreto Bersani ora legge) dei servizi pubblici locali, che ci trasformano, contro l’art. 43 della Costituzione, da cittadini comproprietari di un bene comune in semplici clienti.

Veicolare questa ideologia e pratica del cittadino-consumatore, che identifica con uno slittamento semantico il cittadino con il consumatore, non è molto distante dalla vecchia idea thatcheriana per cui la società è il mercato, e niente esiste al di fuori del mercato.
In barba a tutta quella parte di teoria economica, interna all’accademia, che scientificamente onesta sostiene il mercato, cogliendone però i limiti e invocandone, laddove il mercato non può arrivare come soggetto regolatore o come soggetto sostitutivo, lo Stato o il pubblico. Un nome per tutti, non certo un rivoluzionario, il premio Nobel J.E.Stiglitz.
Ma c’è un altro aspetto che l’ideologia del consumatore sovrano nasconde: ossia quello che avviene nei rapporti di produzione, ovvero dal lato del cittadino-lavoratore.
A cosa serve guadagnare sull’acquisto dei beni e dei servizi a causa di riduzioni di prezzi per effetto di una maggiore concorrenza, se poi quel potere acquisito è ampiamente decurtato dai salari e dagli stipendi? Perché ciò che tutti gli indicatori economici ci dicono è proprio questo: la quota di salario al lavoro dipendente, in tutte le sue forme, da anni in Italia, come negli Usa, è fortemente ridimensionata a fronte della quota percentuale che va ai profitti e alle rendite.

Al servizio del mercato
A chi come noi si occupa di consumo critico, non dovrebbe mai passare per la testa l’idea che il ruolo di consumatore sia pienamente realizzato dal mercato così com’è. Che la società sia mercato. Il consumo critico, partendo dal bene o dal servizio finale, risale la filiera distributiva e produttiva per accorgersi che dall’atto del consumo deriva l’atto del produrre, e non viceversa come vorrebbero imporre gli oligopoli. I due poli, consumo e produzione, sono le facce di una stessa medaglia. Certi rapporti di produzione determinano sia l’atto del produrre che quello del consumare. Quel rapporto di potere lega il produrre e il consumare alla ripartizione dei redditi tra salari, rendite e profitti.
Questo mi preoccupa. L’unilateralità e la banalità di una visione, che è pericolosa quanto più sembra la scoperta entusiasmante di neofiti, liberatisi da passate catene, diventati bianchi cantori di un mercato perfetto che non c’è. Novelli eunuchi per il… regno. Quello del mercato. La storia della torta privata che se cresce lascia briciole agli astanti a ma non è mai piaciuta.

X Tra Terra e Cielo giugno 2007

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