Per comprendere non il perché, che è fin troppo ovvio, ma come è possibile che ci raccontino tante balle forse ci soccorre una categoria sociale di diretta emanazione divina: la “sovrastruttura”.
Essa consiste nell’insieme di diritto, morale, politica, ideologia, arte, cultura intesa come scala di valori (in una parola: la televisione, all’infuori della quale non vi è data realtà) determinata dalla “struttura”, ovvero quel sistema delle forze produttive e dei modi di produzione esistenti in una società.
Già quarant’anni fa, prima Debord poi Pasolini identificavano nella televisione lo strumento principe per omologare la società, per controllare il tempo libero dei lavoratori, piegandoli ad una funzione contemplativa, prima che si mettessero in mente di fare altro nel tempo libero, magari di pericoloso…
All’interno della televisione poi, Pasolini indicava il telegiornale come testa d’ariete per addormentare le coscienze attraverso la spettacolarizzazione della notizia.
Mi chiedo cosa direbbe oggi se vedesse per esempio quell’insulto al giornalismo che è “studio aperto”, dove metà del tg se ne va in gossip, immagini di donne in bikini, topless, bicipiti, natiche en plein air (ricordo che stiamo parlando di un telegiornale) dopo la prima metà dedicata generalmente alla cronaca nera e alla meteorologia (intervistando i passanti chiedendo se fa freddo o caldo) e dove sembra naturale descrivere con indulgenza per esempio le ipotesi di reato per un campione di motociclismo.
Oppure quegli interminabili pomeriggi condotti da giornalisti rinnegati alla Cocuzza, con approfondite interviste a signor nessuno parlando del nulla.
Immaginate se lo stesso tempo, con analoga monotonia, fosse dedicato per esempio ad inchieste sugli incidenti sul lavoro, oppure a interviste a precari e ai loro famigliari, tutti i santi giorni per 12 mesi l’anno… non vivremmo in una società diversa da questa credulona e ammalata di edonismo di massa?
Già sento la risposta dei faciloni: basta non guardarla. No, non basta. Anzi bisogna guardarla, almeno ogni tanto, facendo uno sforzo per trattenere i conati, non è tempo perso, serve a capire di quali abissi è capace questa società.
Dal nostro khorakhaneker
Gustavo Schianchi