se-non-adesso-quando-se-non-noi-chi-progetto-per-la-comunita
L’idea e l’iniziativa di una colletta per i più bisognosi promossa in questi giorni dal Prevosto mons. Cecchin nonché dal Cardinale Tettamanzi “è cosa buona e giusta” che merita sostegno e ringraziamenti. Pubblici. E’ una proposta che va replicata in tutti gli ambiti possibili.
Perché, come diceva Brecht, non si può cambiare il mondo e non tenere conto che fuori c’è uno che muore di freddo, ora. Se non gli si dà una coperta nel frattempo che noi cambiamo il mondo quello crepa di freddo. Perciò ben venuta beneficenza.
Mi permetto, in aggiunta, ragionare anche per individuare un modello che riconosca sia la dignità del ricevente che la stortura del sistema che ha impoverito ed impoverisce sempre più persone. Sempre più nostri concittadini che non sono oltre la soglia dell’indigenza ma di questo passo non può bastare più nemmeno la illuminata beneficenza.
Perché come ha riconosciuto lo stesso Prevosto quest’ultima ha dei limiti.
I limiti sono evidenti e seppur non inficiano la bontà del progetto appunto lo limitano.
Consapevolmente. Il tempo ristretto dell’iniziativa della parrocchia: è, infatti, racchiuso nei 20 giorni delle festività natalizie.
La forma: beneficenza attraverso offerte in Basilica che, con evidenza, ne circoscrivono l’entità
I destinatari: nominativi recuperati dal centro ascolto della Caritas che ne delimita il bacino.
Oltre ad auspicare che la lungimiranza del Prevosto contagi e sensibilizzi altri settori sociali del territorio facendo propria l’iniziativa, è giusto riconoscere che molte potenzialità e valenze sociali rimarrebbero comunque inespresse.
Per queste credo sia urgente e necessario pensare, insieme ad un modello di sostegno e interazione per tutti quei soggetti che non passano al Centro ascolto Caritas.
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Un modello che sostituisca il sistema bancario per la richiesta e concessione di prestiti.
Lecchesi, cittadini che vivono ed abitano il territorio, la città. Prestatori di speranza, prestatori di futuro. Essere noi comunità locale, singoli cittadini organizzati a prestare del denaro a famiglie in difficoltà, financo a microimprese ad alto tasso di manualità, a soggetti sul confine.
Prestandoli con equità, con solidarietà in un quadro di dignitoso rispetto di chi, di questo denaro, ne ha bisogno. Imprestarlo senza regalarlo. Aiuto responsabile e solidale, non elemosina.
Più passa il tempo e più questo progetto può crescere perché dimostra il praticabile a più persone. Agli scettici, agli ignavi, ai contrari.
E pure sostenibile economicamente, ovviamente.
Quanto rendono oggi investimenti a basso rischio fatti con prodotti semplici come Bot CCT, BTP, Obbligazioni bancarie e postali di durata contenuta, o fondi comuni di investimento monetari e obbligazionari per non parlare della liquidità di conto corrente?
I fondi anche rendimenti negativi, ma non siamo pessimisti. Dallo 0,025% del conto corrente a 3,8% annuo netto per un investimento in obbligazioni a tx fisso per 4-5 anni?
Quanto costa un prestito, un finanziamento, con pochissime garanzie economiche personali reali..ecc mediamente? Dal 9% ad oltre il 13%? E anche più se consideriamo le carte revolving o prestiti con la cessione del quinto.
Allora perché non possiamo incrociare questi due dati per venire incontro soprattutto a chi ha avuto ed ha una chiusura o un minor accesso al credito da parte del sistema bancario tradizionale? Per guadagnare forse un poco meno – o lo stesso – per chi li mette ma pagando molto meno per chi li chiede?
Se chi presta spalma il suo importo su più soggetti riduce, ancor più, il rischio di eventuale difficoltà del finanziato. Rendendolo quasi nullo. Non impresto nemmeno ad un’unica persona ma a diverse e medie, piccole somme e così altri come me.
Eventualmente qualcuno si può far garante (da una assicurazione a, perché no, il fondo raccolto con la beneficenza) ma si è visto in tutti i casi dove c’erano di mezzo gli impoveriti che i soldi venivano restituiti. E perché no, fin ad arrivare anche ad un ulteriore riflesso positivo, che parte del rendimento dei soldi imprestati possa venir riconosciuto con moneta sociale/buoni spendibili in esercizi convenzionati. Tipo commercio equo, gruppi di acquisto solidale, librerie, agricoltori diretti e negozi di prossimità.
1000 persone/famiglie che prestano per esempio 1-2000 euri l’una mettono a disposizione degli impoveriti 2-4 miliardi di vecchie lire. E sarebbe solo l’inizio. Non mi sembra poco.
Caro Khorakhané
Cari amici e compagni
La proposta è interessante ma a me pare non risolutiva, o meglio parziale o meglio ancora da completare. Verso il basso e verso l’alto. Non è una critica “esterna”. Ora più che mai non posso dimenticare le ragioni fondative di Kh. Nato contro tutte le guerre sedicenti giuste o umanitarie o antiterroristiche. E in questo momento non posso dimenticare l’aggressione armata al popolo palestinese fatta pretestuosamente dalla quarta potenza militare del mondo in nome dello stesso popolo che dovrebbe essere liberato dai suoi governanti “cattivi”.
E veniamo nel merito. Non che le cose dette siano sbagliate, non che non debba esserci una iniziativa adesso. D’accordo: se non ora quando?
Ma mi sembra che non ci sia molta differenza tra la proposta del Prevosto Cecchin e quella di Khorakhanè.
Non basta per uscire dalla beneficenza introdurre un mercato seppur equo, non basta introdurre il microcredito.
Il microcredito presuppone un mercato o meglio una progettualità e degli investimenti.
Fare del microcredito può servire se il soggetto interessato viene in questo modo dotato di un potere di “microinvestimento” o un potere di reddito che temporaneamente gli permetta di approdare a un reddito più continuativo. Qualcosa insomma di diverso da un microcredito sostitutivo di un reddito che non c’è più perchè azzerato e da restituire in un futuro indefinito oppure un microcredito che integri la perdita parziale di reddito attuale o la sua insufficienza, da restituire anche in questo caso in un futuro incerto.
Ma se è questa la situazione dentro questa crisi è così grande la differenza che passa tra chi può essere temporaneamente fornito di un reddito per via di beneficenza e chi per via di microcredito, se l’orizzonte di aspettativa è tale che il futuro è assolutamente incerto per le famiglie e gli individui che rimangono senza reddito perché i lavoratori sono precarizzati e non dispongono di nessun ammortizzatore sociale?. Non è essenziale allora fornire un orizzonte di certezza? E questo percorso di certezza che esplora il futuro non può essere la prima condizione di garanzia per far decollare l’iniziativa? E non può integrarsi al compito fondamentale che deve avere lo stato, specie in queste situazioni. Farsi garanti certi di futuro. E in assenza dello Stato farsi futuro alternativo?
E’ evidente allora che la proposta va completata verso il basso indicando possibili utilizzi del reddito acquisito via microcredito per un suo ritorno e rimborso individuando percorsi o sollecitando percorsi per una intrapresa individuale e sociale dentro la crisi.
Creando orizzonti di certezze e di sbocchi socialmente costruite su base locale e su base locale condivise in modo largo e partecipato.
Percorsi di reinvenzione sociale e individuale. Dentro la città e la sua economia.
In questo senso colgo l’iniziativa perché questa proposta possa integrarsi ,anche come mezzo parallelo e affiancante il microcredito, come strumento di raccolta fondi che abbia per oggetto il recupero collettivo e sociale di aree della città da sottrarre all’investimento speculativo. Magari cominciando dall’area Icam. Così come insomma fa il WWF o il FAI. Tanto per intenderci. E questo non è un altro discorso dell’uso dei nostri risparmi.
Verso l’alto perché si metta in atto una mobilitazione collettiva e si esca dalla precarizzazione attraverso un reddito garantito per tutti, a cominciare da incrementi sostanziasi della quota che va al salario complessivo. Insomma per via politica. E di conflitto.
Allora le due cose possono andare insieme e anche il progetto di microcredito potrebbe essere un tassello locale e dal basso per un diverso sistema del credito che finanzi il futuro e non la speculazione.
Mi rendo conto che sto dicendo cose solo per cenni larghi e che andrebbero approfondite. Altre voci potrebbero fare da controcanto e allargare una discussione che è interesse di tutti. Di tutti quelli che sono perlomeno accomunati dall’insufficienza e dalla mediocre pericolosità del senso comune e dal puro aspettare che altri decidano. Quando la terra brucia. E la campana suona.
K. K. Maynard.
(k.K. Maynard è assente da oggi a domenica 11)
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