Partirei da una domanda se vi va di contribuire:
“Qual’è il valore aggiunto che attribuiamo al mettere i nostri soldi nei “Fondi Etici” che oggi, dalle banche commerciali alla stessa Banca Etica, tutti paiono proporci?”
Personalmente non ne vedo molti.
Nessuno per la verità.
In questo modo si finanziano infatti Società ed Aziende già ad alta capitalizzazione, quotate in Borsa, con alte potenzialità e capacità di attrarre e dirottare risorse economiche e finanziarie. I fondi per loro natura poi speculano sull’oscillazione della quotazione e con questi strumenti si cerca di fare danari con i danari.
Da tempo mettiamo in evidenza la necessità, oltre alla critica a questo modello di economia e di finanza, di volgere lo sguardo oltre l’ostacolo, là dove si possono diffondere e promuovere iniziative diverse dai “Fondi Etici”, iniziative opposte di micro/finanza, di vera alternativa.
Copiando e studiando i fondi sociali di quartiere (penso al modello delle Piagge di Firenze), ad esempio, o i Banchi comunali (pubblici) di soccorso o ancora le Mutue di autogestione (MAG4 di Torino e MAG6 di Reggio Emilia).
O l’uso delle monete locali (l’Ente Parco dell’Aspromonte)
Sono queste iniziative che, meglio di tutte, sicuramente meglio dei “Fondi Etici” rispondono 8secondo noi) alle caratteristiche di solidarietà, equità, giustizia, relazioni paritarie e di fiducia.
Queste realtà, questi percorsi, hanno la forza ed hanno avuto l’intuizione di creare un buco nella rete della mercificazione, il passaggio per le volpi, un passaggio dentro il sistema.
Lo so, le parole-idee messe in calce (solidarietà, giustizia, equità…) sono vecchie come il mondo, sono le pratiche che vanno ri-attuate. Bisogna lavorare sulle narrazioni, sull’ideologia, sui valori dominanti, dunque reinventare la narrazione del mondo
I Fondi, benché “Etici”, non sosterranno mai, a differenza delle MAG, dei Banchi comunali, delle monete Locali, quelle realtà, quei soggetti che ognuno di noi conosce e che praticano, quotidianamente, un’altra socialità, un’altra economia, “un’altra narrazione del mondo” ma che hanno necessità di un capitale per sostenere le strutture, la gestione.
Ma, soprattutto, nessuna Banca ha la capacità, l’interesse ed il tempo di comprendere che i Fondi, benché “Etici”, si differenziano appunto dalle Mag, dai Banchi Comunali, dalle monete locali perché queste nel sostegno alle attività locali aggiungono quel seme, quella stella polare che le fa uniche. Uniche eppure riproducibili, creando e saldando uan rete di persone, gruppi, imprese, che intendono relazionarsi in modo equo e solidale, condividendo ciò che sono e ciò che hanno e che prima, forse, non sapevano né di essere né di avere.
La raccolta, gestione e condivisione comune e paritetica delle risorse economiche che viene permessa attraverso i Banchi, le Mag e monete locali sono, infatti, anche la possibilità di dare un senso nuovo ai soldi trasformandoli in elemento che innesca cambiamento reale intorno a noi, tramite quei rapporti nuovi che nascono, relazioni che si instaurano, mondi che si mescolano. In una parola: Comunità.
Oggi lo smantellamento e la sistematica distruzione dello Stato Sociale (oltre a impegnarci perché sia arrestato) non può esimerci dal costatare che nel breve nulla tornerà come prima e che quindi abbiamo bisogno di strumenti mutualistici nuovi-antichi per tamponare il disastro.
articolo per TTC novembre 2007
Un pensiero su “FONDI ETICI: FARE COMUNITA’ NON FINANZA”