Lunedì 13 leggo sull’inserto economico del Corsera “Corriere Economia” pag 20 un articolo – o una pubblicità ?? – a favore dei Fondi Pensione a firma del prof. Riccardo Cesari dell’Università di Bologna, già funzionario della Banca d’Italia e collaboratore del sito la voce.info, che tesse lodi, applausi e incentivi alla loro sottoscrizione che nemmeno in banca o al sindacato fanno più.
La sollecitazione alla sottoscrizione che l’articolo fa, poggia su 3 leve che – a detta del professor Cesari – solleverebbero il futuro da pensionato dell’aderente al Fondo. Adesione tempestiva, versamenti più elevati e profili di investimento adeguati alla propria età. Sulla carta, potrebbe non fare una grinza. Si inizia subito a mettere da parte dei risparmi (1leva), mettendone inoltre da parte tanti alla volta(2) e poi puoi scegliere man mano che arrivi a ridosso della Pensione una linea sempre più prudente(3). Sento già Mago Merlino che sfoglia il suo libro con le formule magiche.
L’aspetto divertente e dissacratorio: “una risata li seppellirà”, è che nella pagina successiva, la 21 dello stesso inserto, è pubblicata la resa dei fondi pensione chiusi. Un bagno di sangue e di soldi persi.
Per chi è entrato subito al lancio accelerato da parte del Governo di questi strumenti invece che attendere(1l) a chi preso dalla foga e dalle parole di molti gestori e professori e sindacalisti ci ha messo molti soldi della sua retribuzione(2l) e per chi con davanti ancora diversi anni ha scelto una linea bilanciata o azionaria….(3l)
Oggi quelle 3 leve non hanno trovato ancora un punto di appoggio e quindi non stanno sollevando un bel niente. Purtroppo. Ne abbiamo già parlato diverse volte su questo sito, per esempio qui e qui
E allora delle due l’una. Da una parte non si capisce perché la crisi di rendimenti non può trovare, più o meno inaspettatamente, un’altra situazione come questa che stiamo vivendo oggi, fra un decennio, invece dell’auspicata (su che basi non si sa), prevista, crescita. Più denaro è stato accantonato, più l’eventuale perdita, procurerà danni, danni che non è detto siano, con il tempo residuo alla maturazione della pensione, colmabili, colmati. Se io, per esempio, ho 100 e perdo il 50% vado a 50, se risale il tutto del 50% non torno a 100 ma al meno onorevole 75%
Non voglio fare apologia di pessimismo ma giocarsi in “borsa” la propria pensione – oltre a tutti gli aspetti etici che qui ora non prendiamo nemmeno in considerazione – non mi sembra una stupenda idea. Resto in più convinto che non sia il rendimento (atteso) l’elemento da tenere in maggior considerazione, ma il rischio assunto per cercare di raggiungerlo. E al lavoratore non gli vengono dati gli strumenti per gestirlo. Ne per i tempi, né per le informazioni.
Il tanto sbandierato – anche nell’articolo del Corsera – contributo aziendale del datore di lavoro, un’altra voce che ha spinto molti ad aderire ai fondi – e molti a sollecitarlo come chiave di volta – è poca cosa in una vita lavorativa e finanziaria lunga. Le perdite del fondo possono essere ben più pesanti del vantaggio anche del risparmio fiscale. La durata media di 20/30 di investimento nei Fondi pensione è troppo ampia e lunga per metterci al riparo da pericoli e rischi. Ci sono già stati negli anni crisi cicliche dei mercati finanziari, anche in Italia. Qualcuno sembra non essersene accorto ed ha scelto di aggrapparsi ad blocco di cemento con la speranza di non andare a fondo. Ma un aspetto paradigmatico degli articoli pro fondi pensione, a prescindere dall’autore, è che non si capisce perché non viene mai, ma proprio mai, avanzata l’ipotesi e la possibilità di provare a cambiarle le cose, sostenendo una “ripubliccizzazione” della pensione pubblica, (oggi tutti gli articoli pro fondi riportano come un mantra che fra 10, 20, 30 anni il tasso di copertura netto sullo stipendio per i lavoratori dipendenti passerà dall’attuale 80% al 72, 67, 63%). Si da sempre per assodato che così va il mondo perché cosi deve andare. No, per nulla, il mondo va così perchè ce lo lasciamo andare.
Personalmente pernso che Tu abbia pochissime nozioni di economia, di statistica e di demografia.
A parte il fatto che apri il Tuo blog con una citazione (Noi si sta sempre lì, dove si era ieri, dove si sarà domani.) che smentisci giusto giusto nelle ultime 2 o 3 righe di quel delirio di articolo che mi è stato segnalato dal solito mr.X che vorrebbe trovare indicazioni e delucidazioni ed invece trova solo allarmismi.
A parte quindi la contraddizione vistosissima, permettimi di delucidarTi sul fatto che se il mercato è a 100, poi va a 50, poi va a 75 e da lì non si smuove più (esempio Tuo) e vi investi con il concetto semplicissimo del Dollar Cost Average (teoria degli anni ’40 se non ricordo male dai miei studi non recenti di economia), che altro non è che aggiungere ogni volta una parte di capitale (e di QUOTE) al mucchio che cosa succede? Succede che se hai 100,00€ ogni volta e compri quando è a 100% del valore, al 50% del valore e al 75% del valore hai mediato verso il basso il costo e sei già a +11% di guadagno! E tutto questo nel tempo che il mkt sia arrivato solo al 75% del valore iniziale… Se poi consideri che, a discapito di quanto paventavano le solite cornacchie, il mercato non è cambiato (andrà giù, tornerà su, ritornerà giù… l’andamento sarà sempre sinusoidale, e nel LUNGO periodo con trend positivo) allora capirai che nel futuro c’è un recupero che sarà superiore a quello che si potrebbe chiamare Tzero (ossia il primo giorno di crisi dei mercati finanziari nell’estate del 2007)…
Basta vedere i giornali specializzati del settore (compresa Repubblica, da sempre la più catastrofista, primo tra tutti il grande Turani) che poco tempo prima del crollo delle borse titolavano a piene pagine “TFR: dai fondi aperti i rendimenti maggiori”…..
Demograficamente va detto che se Ti illudi che l’INPS Ti darà (quando sarai in pensione) anche solo poco di meno di quello che percepiscono o percepiranno i Tuoi genitori sarà un miracolo: la cosidetta piramide demografica si è ribaltata da tempo. Il baby boom degli anni ’50 e ’60 sta andando in pensione e già ora siamo “un paese di vecchi” dove il rapporto lavoratore/pensionato è di 1 a 1 (o quasi, controlla le tavole della ragioneria di stato, non parlo a sproposito)..figuriamoci quando il rapporto sarà ancora peggiore di quello attuale. Ci vuol poco a capire che l’INPS (che ha già qualche problema) non si potrà permettere pensioni percentualmente vicine al nostro ultimo stipendio. E nemmeno l’accesso al lavoro degli immigrati sarà sufficiente a sfamare la nostra voglia di pensioni alte… Magari tra una generazione sarà migliorato, posto che il lavoro nero nel frattempo sia stato debellato.
Tutto ciò per dire che io non ho mai scitto nulla riguardante la chirurgia nè riguardante la giurisprudenza perchè non è il mio settore.
Sono un economista, parlo di ciò che so, di ciò che ho studiato e di ciò che l’esperienza sul campo mi ha insegnato.
Se qualcosa non è chiaro di ciò che ho detto Te lo ripeto serenamente.
Cordialmente
Gian Paolo P.
Bologna
Credo poi sia utile ricordare che il TFR diviene disponibile in caso di licenziamento e quindi in una fase di difficoltà della propria azienda. L’investimento invece in un fondo pensione è traguardato al momento i cui viene raggiunta l’età pensionistica e non funziona come disponibilità monetaria utile per affrontare l’emergenza di una crisi aziendale. E’ vero che è possibile avere un disinvestimento in emergenza della quota in un fondo pensione, ma non è la stessa cosa. Questa cosa la si sapeva da tempo; mica è una novità di adesso. Quindi …
Che poi un economista supporti un punto di vista decisamente favorevole ai fondi pensione non mi stupisce più di tanto. Che il sindacato finisca per ad incunearsi da solo in una posizione così difficile … invece mi stupisce.
prof. giulio tagliavini
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22 luglio 2009