Manifestiamo C’E’ LA GUERRA anche IN TV

  

Una Marcia della Pace, la firma in calce ad un appello buono per ogni bomba, un Fermatevi per carità!, l’ennesimo convegno tra e per pacifisti, fors’anche una preghiera ed una veglia per la Palestina, credo che non servano a nulla. Se non alla nostra coscienza. E soprattutto, mi sia permesso, non affrontano il problema, non fanno chiarezza. Non aiuta a capire. Si dice quello che sappiamo. Ma non quello che va saputo. Non dice che Gaza è, anche prima dei bombardamenti, un campo di concentramento. Che c’è stato, ben prima dei razzi di Hamas, un continuo, quotidiano, assedio alla popolazione della striscia di Gaza.  Non dice che Hamas ha vinto elezioni libere. Che Israele non riconosce tra le altre la risoluzione Onu 242 da oltre 40anni. Non dice che “due popoli e due stati” è un falso storico. La terra e il popolo che potrebbero diventare Palestina sono nel caos. La Cisgiordania non comunica con Gaza ed è frammentata in celle territoriali separate. Inoltre è amputata dal Muro. Non dice che Israele e prima i sionisti stanno torturando da 112 anni il popolo Palestinese. Certo non si può dire tutto, potrebbe obiettare chiunque manifesta, marcia, firma, prega, ed avrebbe ragione. Solo che queste sono la precondizione, la premessa, per ogni analisi politica, per ogni fotografia della realtà, per ogni soluzione duratura. Sono la Verità storica. Ci sono le prove, nero su bianco e tutte di fonte ebraica autorevole, fra cui le ammissioni e gli scritti degli stessi padri fondatori di Israele. E anche quelle frutto di una autorevolissima ricerca storiografica con al suo attivo nomi di enorme prestigio accademico, e quasi tutti, ancora, di origine ebraica.

La gente deve sapere, innanzitutto, delle pratiche neonaziste storiche degli ebrei in Palestina contro i palestinesi prima e dopo la nascita d’Israele; deve sapere l’indicibile e fredda ferocia con cui il Sionismo aveva pianificato la distruzione dei palestinesi 40anni prima dell’Olocausto; deve sapere perché, accidenti, un popolo torturato e massacrato da 60anni con un sadismo che raggiunge il grottesco, oggi lancia razzi alla disperata e si fa saltare in aria.

Per fare e farci capire che non è guerra. Non è rappresaglia. Che è un tiro al piccione civile senza distinzione.Ciò che sta accadendo da oltre 100 anni è non solo una spaventosa tragedia di ingiustizia e di complicità internazionale nel perpetrarla, ma è anche la causa diretta della peggior minaccia alla pace dopo la fine della Guerra Fredda. La verità sulla genesi di quel conflitto va raccontata alle opinioni pubbliche fino in fondo e giustizia va fatta, costi quel che costi. Questo, per il bene dei palestinesi e degli israeliani in pari misura, perché senza giustizia, laggiù, nessuno avrà mai la pace. Che significa vita. Manifestiamo preoccupazione, firmiamo appelli, preghiamo, oggi c’è la guerra anche in Tv.

Anche l’Europa e i paesi arabi in fondo mandano cioccolato e biscotti ai bambini di Gaza, salvo, ovviamente, a quelli che giacciono morti all’ospedale di Shifa e nelle scuole, nelle strade di quel campo di concentramento che è Gaza, che è la Palestina. Anche a tv spenta. Senza la verità storica non ci sarà mai Pace. Altro che marce, firme, preghiere. Questo e solo questo ha senso oggi. Ma c’è qualcuno in questa Italia antagonista perennemente pronta ad orologio a marciare, manifestare, pregare, che sia disposto a lavorare in questo senso? C’è? Perché non ne vedo e siccome è risibile che ce ne siano, io me ne sto a casa. Grazie dell’invito comunque

8 pensieri su “Manifestiamo C’E’ LA GUERRA anche IN TV”

  1. Muoviamo allora così. Dato che è evidente questo rischio, anzi è già realtà, smarchiamoci in questi termini, facciamo prima di tutto una lezione storica allora…..con questo invito ha quindi senso accettare?

  2. 500 morti, migliaia feriti, 2 bandiere bruciate
    Tutto il mondo grida – a ragione – fermate il massacro. Quasi tutto il mondo, è vero. Il governo Italiano no, perché nel governo italiano c’è anche capezzone, che si dichiara sgomento per la barbarie di noi comunisti che incendiamo in piazza le bandiere di Israele. Se la guerra fosse un grande falò di drappi, ci metterei la firma, e se incendiare le bandiere è una barbarie terroristica, allora capezzone dovrebbe avere il senso civico di spiegarci cos’è l’inutile e ennesimo massacro. Dicono che bruciare la bandiera è come bruciare una nazione, perché è un simbolo. Bruciare una nazione evidentemente è meno ripugnante.

    Ieri un telegiornale raccontava la guerra di Gaza – la difensiva guerra – spiegando e ribadendo che non vi era alcun intento offensivo, perché l’esercito israeliano, attento e scrupoloso come un buon padre di famiglia, avvisava preventivamente i palestinesi telefonicamente, dell’immediato attacco. Come a raccontarci che se dopo muoiono è colpa loro. Perché la prima immagine che colpisce le coscienze di chi la guerra la vive da lontano, è il sangue, la morte, la mutilazione.

    Ho provato spesso a cercare di comprendere come può sentirsi un uomo che vede arrivare i bulldozer davanti a casa sua, che prima sradicano gli alberi e poi abbattono le case. Ho provato a immaginare la sua famiglia che va verso uno di quei campi di raccolta, così simili nella loro logica ai campi di concentramento nei quali molti israeliani furono rinchiusi. Non c’è logica. Non c’è mai logica alla guerra, e meno che mai la trovo nello schierarsi a favore di un massacro.

    Possiamo andare in piazza a far sentire la nostra voce, spinti dall’urgenza del raccapriccio, ma anche qua mi sento a disagio, perché troppo spesso e troppo in fretta abbiamo smesso di urlare contro le altre guerre che ancora mietono migliaia di vittime innocenti. Noi che gridiamo basta l’abbiamo gridato anche per l’Iraq, eppure tanto presto ci siamo abituati fino a non pretendere nemmeno più di sapere che ne fosse del quotidiano stillicidio di vite umane. Il governo americano, ad oggi, evita persino di dire quante giovani vite (delle sue) abbia sacrificato per il petrolio.

    Il fatto che ci sia in corso una tragedia umanitaria in Congo, è decisamente secondario, in Tv non lo fanno vedere, perché magari potremmo sviluppare l’anticorpo dell’accoglienza, e smettere di pensare alla disperazione che arriva dal mare, come una piaga da affondare o rinchiudere nei lager. Il Darfur poi è un caso a parte, ci ricordiamo noi ogni tanto, ma non abbiamo nemmeno una bandiera da incendiare.

    Noi non bastiamo a noi stessi, non possiamo avere quindi la pretesa di essere così decisivi da poter fermare una guerra. Possiamo continuare a fare quello che facciamo, magari sopperire all’abbondanza di ignoranza, perché no, anche bruciando le bandiere. Una bandiera per ogni vita umana? No sarebbe troppo l’inquinamento da diossina.

    E a proposito di atti o dichiarazioni ripugnanti, vi lascio con quelle illuminanti del vice sindaco di Milano:

    “Per ore il centro di Milano – ha spiegato il vicesindaco di Milano de corato – particolarmente affollato per l’avvio dei saldi invernali, questo pomeriggio è stato sequestrato da un migliaio di manifestanti pro Palestina, circa 200 arabi e il restante i soliti aderenti dei centri sociali. Gravi atti sono stati compiuti contro lo Stato di Israele. Piazza Duomo è stata trasformata in una moschea e la prima giornata degli attesi sconti da parte dei milanesi è stata compromessa nel centro storico”.

    Rita Pani (APOLIDE)

  3. Versioni
    Israele nega di aver usato bombe al fosforo non permesse dalla Convenzione di Ginevra, a Gaza, e Human Rights Watch conferma

    Mark Garlasco, senior military analyst at Human Rights Watch, said it seemed from news films that Israel had used “artillery-delivered obscurants” which were not illegal.

    dal sito di Luca Sofri
    http://www.wittgenstein.it/

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