LO SCIOPERO è ancora uno strumento valido?

Parlo di sciopero. Sulla base anche degli ultimi dai dati visti e letti sulla stampa locale, non sono difformi da altri territori.

Lo sciopero di venerdì generale del 6 maggio, per l’ennesima volta, in termini partecipativi, mi è sembrato un flop.  Mascherato o meno. E non parlo delle adesioni dei colletti bianchi. Proprio in generale. Non si può però domandare di più ad una massa di uomini e donne che aggredita dalle più dure necessità dell’esistenza sceglie di non parteciparvi.

Non si può domandare di più di quanto hanno già dato questi lavoratori che sono restati al lavoro senza scioperare. Tristemente, accoratamente, consapevoli della immediata impossibilità di resistere oltre o di reagire al padrone o al governo.

Da troppi anni le masse lottano, da troppi anni esse si esauriscono in azioni di dettaglio, sperperando i loro mezzi e le loro energie. Questi scioperi, di questi anni di crisi soprattutto, mi chiedo, non sono l’abusare troppo della resistenza e della virtù del sacrificio del “proletariato”?

Ciò che doveva avvenire è avvenuto implacabilmente. La classe operaia italiana, il ceto medio aggiungerei, non vede nel sindacato sponda o sostegno da dare e ricevere, e così è livellato sotto il rullo compressore della reazione capitalista e finanziaria.

Per quanto tempo? Questi scioperi, in questi tempi di crisi, hanno la possibilità di incidere nelle scelte? In Piazza si sono visti qui a Lecco, ma credo ugualmente altrove, numeri non soddisfacenti. Tanto è vero che gli organizzatori hanno dovuto stragonfiarli. 1000-1500/4000

E vedendo le “masse”, si poteva notare in prevalenza molti, tanti pensionati, oltre a molti quadri sindacalisti e precari nelle strutture del sindacato, diversi studenti, un buon gruppo di metalmeccanici, della funzione pubblica, del mondo della scuola e del pubblico impiego. Poco più di un migliaio di persone spacciate per  il triplo. Perciò mica tanto “rappresentanti” dei lavoratori, delle masse.

In altre parole, oggi, mi chiedo, lo sciopero – in questa maniera soprattutto– è ancora uno strumento valido?

Un pensiero su “LO SCIOPERO è ancora uno strumento valido?”

  1. lo sciopero
    L’autonomia della Cgil
    dà sempre più fastidio
    Egregio Direttore,
    come Lei sa raramente rispondo a lettere da Voi pubblicate, ma dopo aver letto l’intervento di Paolo Trezzi e le sue argomentazioni sullo sciopero generale del 6 maggio non potevo e non posso non replicare.
    Intanto perché siamo abituati, in questa fase a subire pesanti attacchi da parte di Ministri e da parte delle nostre controparti, ma è la prima volta che mi capita di dover rispondere ad analoghe argomentazioni da parte di chi, spesso si è considerato più “rivoluzionario” di noi.
    Vede, caro direttore, quando la CGIL non proclama lo sciopero siamo accusati di essere moderati e succubi delle scelte del Governo e del padronato, quando lo sciopero lo proclamiamo, e di ragioni per farlo ne avevamo, siamo accusati del contrario.
    Ciò che da fastidio è l’autonomia della CGIL, il fatto che quando decide iniziative cosi impegnative per le persone, come uno sciopero generale lo fa sempre a ragion veduta, le argomenta, e discute le ragioni dello sciopero , come abbiamo fatto nelle settimane che hanno preceduto il 6 maggio,in centinaia di assemblee con migliaia di lavoratori in carne ed ossa.
    Trezzi dovrebbe dire ai tanti lavoratori che in questa fase stanno pagando duramente la crisi, in termini di salario per le loro famiglie, di precarietà per i loro figli, di rischio concreto di perdita del posto di lavoro, quale sarebbe un altro strumento di lotta più efficace dello sciopero. Oppure pensa Trezzi che bisogna accettare le decisioni che vengono prese sulla testa dei lavoratori senza protestare?
    Vede caro Direttore, se non si hanno argomenti sarebbe meglio tacere.
    Infine i numeri. Noi siamo in grado di dimostrare, citando precisi luoghi di lavoro, pubblici e privati che lo sciopero, nonostante la stanchezza e le difficoltà (perché ad esempio quando si è in CIG è difficile scioperare) è andato meglio del passato e che la reazione e l’indignazione per la situazione economica e sociale hanno prodotto un’adesione significativa alla mobilitazione decisa dalla CGIL.
    E persino la manifestazione di Lecco è riuscita molto bene: bisognerebbe chiedere a delegati storici delle fabbriche lecchesi che ci hanno detto come da tempo non si vedeva un corteo cosi partecipato, dove la presenza dei lavoratori era nettamente maggioritaria (anche se non capisco la critica alla presenza dei pensionati, visto che anche loro stano subendo gli effetti negativi della politica economica del Governo). Cosi come c’erano tanti giovani, studenti e lavoratori precari.
    E poi mi meraviglia che Trezzi citi dati al di sotto persino di quelli ufficiali della Questura che notoriamente sono al ribasso rispetto ai dati reali.
    Forse a Paolo Trezzi, cosi come ad altri, ha dato fastidio la riuscita dello sciopero e della manifestazione. Per noi ha rappresentato un rinnovato impegno per difendere i diritti delle persone che lavorano e che se non ci fosse la CGIL (ci rifletta Paolo Trezzi) sarebbero più deboli e indifesi.
    Wolfango Pirelli
    Segretario generale CGIL Lecco

    la provincia di lecco 20-05-2011

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