DOV’E’ LA BORGHESIA ILLUMINATA?

Vorrei prendere a pretesto, nel complimentarmi, il nuovo ottimo articolo ( domenica, 8 maggio) dello storico Gianfranco Scotti su Giardini e Ville che  Lecco si è privata negli anni per far spazio a condomini e capannoni.

Per fare 2 riflessioni.

La prima a margine dell’articolo.
E’ per me, e lo è per moltissimi certamente, un onore essere suo concittadino.
Lecco con la sua Amministrazione dovrebbe, anche in ottica del Piano di Governo del Territorio, ma ovviamente non solo, riconoscergli un ruolo più attivo e operativo.
Tantopiù che un decennio fa, la città, non è stata in grado di approfittare della disponibilità diretta offerta. Ha, infatti, miopamente voluto, con le elezioni per il Sindaco, rimanere un borgo di chiacchiere, lampioni da stadio nelle piazze e nessuno slancio culturale.

Nel merito dell’articolo vorrei sollecitare invece un’altra riflessione che in parte è rimasta implicita nello stesso scritto.

Oltre alla volgare, immorale, miope e quindi grave disponibilità e facilità permessa dalle Giunte degli scorsi decenni con Piani regolatori generali consapevolmente complici per ottusità ed altro, è pur vero che anche e soprattutto, la nuova borghesia che ha ereditato quelle belle ville, quei maestosi giardini, quel vanto privato e della città è stata la prima, in termini egoistici e utilitaristici a voler cancellare il bello, la memoria, il ruolo di guida, respiro e servizio alla città.

Perché cent’anni fa è pur vero che la borghesia si voleva circondare del bello e quindi costruiva, innanzitutto per sé, quelle maestose e armoniose ville, ma era a supporto della città.

Un tempo la borghesia, ricompensava, ridistribuiva la sua condizione di privilegio, alla città, con opere di alti architetti, di tutela artistica e paesaggistica, di servizi e mecenatismo.  Basti pensare all’Istituto Fiocchi, al Badoni, ai diversi asili, ma non solo.

Oggi evidentemente un segno paradigmatico, oltre ad aver perso il bello, delle ville, dei giardini, questa borghesia non c’è più, neppure nel piccolo della realtà odierna, in forme singole o, visti i tempi, collettive, che aiutano a dare respiro alla città.

Oggi provi a fermarti, guardare, fare mente locale nella storia di Lecco, attuale ed a posteriori, dopo quella storia gloriosa e lucida che è madre dei nostri nonni e cosa troviamo? Un ruolo pari allo zero.

La parola d’ordine è diventata: conversione e finanziarizzazione. Mentre convertivano, le fabbriche sono diventate condomini e il lavoro, speculazione.

Il problema è che oggi a Lecco siamo ancora ricchi, ma non siamo più signori.

Sbaglio?

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