In Comune: L’ESTATE TARDA AD ARRIVARE

Non vorrei che venisse letto come accanimento verso questa Amministrazione che di segni tangibili di svolta, concreta, pratica, positiva, ai cittadini a me non sembra averne ancora dati. Ma c’è qualcosa che non torna.  Più di qualcosa.

E’ come quelle prime giornate di estate che te ne accorgi più dal calendario che dal caldo del sole che ancora non c’è. Sai che è lì dietro l’angolo, dietro il giro dell’orologio, deve essere lì e, invece, splash un temporale e tanta acqua che ti bagna i vestiti, la camicia a mezze maniche.

Poi comunque ti dici che passa, non è più inverno, è un temporale, passa in fretta, e allora provi a buttare di nuovo un occhio al calendario, non sei ancora asciutto, la camicia te la senti ancora umida, l’orologio fa il suo giro e al posto del caldo del sole arriva, più inaspettato di prima, un altro temporale, e tu hai voglia a correre verso un rifugio che sai essere li. Aspetti ed intanto la camicia che sempre testardamente avevi messo con le maniche corte tarda ad asciugare. Resta sempre umida.

E ti domandi se forse l’estete non devi più cercarla sul calendario, ma devi imparare a vederla solo dai raggi del sole. Ma sono troppi questi temporali per aspettarsi dietro l’angolo l’estate che il calendario e l’orologio già da un anno diceva d’annunciare.

L’aumento dei bus, il taglio delle corse; i parcheggi che sembra l’ultimo calcio scommesse tanto ci si è impegnati per far perdere la propria squadra; la svendita dei gioielli di famiglia; la partecipazione pubblica dimenticata, osteggiata e libera solo se ossequiosa; il Centro sportivo che è più malandato e abbandonato in superficie che nella sua discarica sotterranea; vasi illuminati per le vie del centro e auto ammassate nella Piazza del Teatro; l’asfalto daltonico che si rompe come il tonno con il famoso grissino…

E allora non posso che tirar giù le maniche e aprire l’ombrello quando leggo altri giri di parole, ben altri giri di parole che il Comune usa per farti credere che l’estate sarà calda, diversa dagli anni scorsi ed invece tu sai che non è così. Che ci sarà nuovamente un diluvio. Un diluvio di cemento.

Leggi, leggo, a tutta pagina (la provincia di venerdì 17 giugno, forse non un giorno a caso) “Lecco dà un taglio ai mostri di cemento” pensi, penso, che li buttano giù e invece no. Dicono che tagliano i metricubi di cemento e te li metto sotto il naso per fartelo credere. Ti fanno vedere i raggi del sole e invece è un falso. E’ sole artificiale, che non scalda ma brucia. Brucia territorio. Ti dicono che Lecco aumenterà, nelle previsioni del Piano del Territorio, di 1500 abitanti in un decennio dai 48.000 di oggi. E quindi serve cemento, meno del decennio precedente ma serve. Non ti dicono però che nel 1975 Lecco aveva già 55.000 abitanti.

Poi leggi la scheda, leggi i numeri dei metricubi  e questo meno -50% non lo capisci più. L’acqua del temporale te la vogliono infilare persino nelle orecchie, negli occhi. 800mila erano i metricubi previsti nel vecchio Piano Regolatore del 2000 e tra il 2000 e il 2008 ne furono costruiti (utilizzati) 323mila. Oggi i metri cubi previsti dal PGT per i prossimi 10 anni, 480mila, sono sì quasi il 50% in meno, ma degli 800mila previsti nel Piano di 10 anni fa non degli effettivi utilizzati.

Cioè oggi sono quasi il 50% ma in più. E non c’è bisogno di ricordarci in questi 10 anni quante ferite, quante camice bagnate, quanto scempio Lecco ha dovuto subire. Ed è poco consolante, poco tranquillizzante, poco riscaldante, affermare che di solito se ne realizza molto meno di quanto autorizzato.

Anche questa volta, guardando l’attività del Comune, l’estate tarda ad arrivare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *