Posso schierarmi seppur solitario contro il vendicatore di fb che sta “svelando” i privilegi della Casta parlamentare?
Io giuro non capisco – anzi paradossalmente capisco benissimo – questo entusiasmo e sostegno (350.000 “amici” in poche ore) all’anonimo ex dipendente della Camera dei deputati.
Siamo un popolo evidentemente fatto così. Da 500 anni. Dopo l’estirpazione violenta dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Questo ex dipendente precario del Parlamento dopo 15 anni di lavoro in quel castello di privilegi, che tutti, tutti, sappiamo o anche solo immaginiamo pieno di favori, vantaggi, benefit, schiaffi alla decenza, dopo appunto 15 anni, appena licenziato, scopre questo suo senso civico e di indignazione che gli passava sotto il naso, tutti i giorni, tanto da fotocopiarne i documenti. Il fine giustifica i mezzi? Allora sempre.
Sorvolando che l’anonimato è una virtù solo per i mafiosi e che il momento, ciclico, è nuovamente favorevole per seguire l’onda dello sputtanamento, mi chiedo se non è il solito vizio italiano di farsi gli affaracci propri finché va bene e poi essere vendicativi. Com’è che adesso, dopo che si è finito con le prebende, le briciole del privilegio, si è così indignati?
Com’è che tutti vogliono diventare amici di questo vendicatore e oplà questa casta si scopre solo ora che ruba o fa interessi non certo collettivi?
Non è che invece, più verosimilmente, girano le balle non per i privilegi ma perché non li abbiamo anche noi? Amiamo troppo la delega e la gogna finché non siamo noi potere e privilegio perché, con evidenza, non serve proprio andare all’interno della casta parlamentare per vederne soprusi e privilegi.
E’ pieno, anche Lecco, di fatture non rilasciate e non richieste, biglietti dell’autobus non pagati, negozi che non scontrinano, canoni non pagati, auto in divieto ect. ect.
E’ anche l’arrampicata sociale, essere casta privata, l’ostentazione del lusso, sbandierare l’iphone che costa come uno stipendio di un cassaintegrato, riempirsi di gratta e vinci e malefiche sale scommesse per cambiare “gratis” il proprio status.
Se oggi più che mai il malaffare imperversa, ciò non dipende dal fatto che improvvisamente ci è piovuta addosso una terribile malattia, o peggio, che la natura ci ha fatti brutti storti e cattivi, ma soltanto che ci è stata inculcata una cultura sbagliata, una pessima educazione.
Quella delle scorciatoie, dei favori, della spintarella, dell’emulazione, del servilismo con prospettiva di lucro, o comunque di vantaggio contingente, e mancanza di scrupoli e di senso di responsabilità.
Certo non dovremmo curarci dei trecentomila di facebook, compulsivi premitori del tasto “mi piace” per ogni argomento: sono veri quanto i trecentomila delle valli bergamasche pronti a fare la secessione. Non è, infatti, la capacità di sdegnarsi che ci manca, né, purtroppo, ci manca il fango o il marcio per lamentarci dell’Italia, ma in concreto, noi, tu e io, che stiamo facendo per raddrizzare la schiena nostra e del Paese? Domandarselo è un dovere civile.