Di questo sciopero del 6 settembre mi lascia perplesso la disparità delle ragioni di chi scenderà in piazza con quelle di chi l’ha organizzato. Ci sono, con evidenza seppur sottaciute, doppie verità che non solo particolarismi.
I lavoratori che, nuovamente, privandosi di una parte di reddito, scendono legittimante in piazza per ribadire, anche con questo strumento, che non ce la fanno più a reggere queste politiche contro di loro, questa riduzione dei diritti, questo peggioramento delle proprie condizioni contro quelle di questo sindacato asfittico e retorico che in piazza urla contro l’autoritarismo e la riduzione dei diritti dei lavoratori e ai tavoli del potere il suo segretario firma accordi per il peggioramento dei diritti di chi dice voler rappresentare.
E’ questa la contraddizione, l’ipocrisia. La delusione. Il sindacato che non sostiene chi lo sostiene e, in parte, il cittadino, il lavoratore, che sostiene un sindacato che non lo sostiene.
Ci sono mille esempi (anche a Lecco) di come il sindacato si comporta come un Marchionne qualsiasi, come un’azienda qualsiasi, come un Governo di Destra. Ma drammatico è che lo sciopero dovrebbe essere il punto di partenza di una lotta diffusa di un impegno visibile più diffuso. Avrebbe così forse ancora un senso. Ma da quello precedente, del 6 maggio, che continuità c’è stata? Nulla.
Anzi il peggio. A fine giugno la segretaria della Cgil Camusso ha firmato, con Confindustria e gli altri sindacati, l’Accordo sul Nuovo Modello Contrattuale. Cioè il peggioramento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori.
Un lavoratore, infatti, che non può votare sui propri accordi non si vorrà mica far intendere come un avanzamento di diritti, vero? Questo sistema permette ad un’azienda di scegliere con chi fare accordi e quindi di indebolire il lavoratore. Diritti calpestati. E queste sono parole e concetti non miei ma di Maurizio Landini, della Fiom.
Chissà se Pirelli della Cgil di Lecco questo lo spiegherà alla fiumana di persone che sfileranno convinte di aver al fianco, o alla propria testa, un sindacato che li difende, li tutela.
Al posto di togliere il fiato allo sfruttamento e lottare per migliorare condizioni e diritti dei lavoratori firma Accordi peggiorativi non preventivamente sottoposti al voto dei lavoratori. E poi questa infinita crisi non è figlia della finanza, della borsa e della speculazione che hanno contribuito immensamente a mettere in ginocchio i cittadini e le famiglie?
Il Sindacato invece di combatterla, di svuotarla, l’alimenta, con i suoi Fondi Pensione, da anni, mettendo le future pensioni dei lavoratori e dei precari in mano a questo mondo marcio. E con il silenzio-assenso, la clausola capestro da lui non rifiutata, ha infilato dentro questo tunnel senza ritorno anche il lavoratore debole, non informato. Al posto di togliere il fiato alla speculazione l’alimenta. Al posto di lottare per migliorare le pensioni pubbliche e smentire, numeri alla mano, che i soldi per queste e per quelle future non ci siano, sostiene quelle private, quelle legate al mercato.
Questo sindacato – smentendo l’impegno della sua categoria dei metalmeccanici della Fiom – quotidianamente si comporta come un’azienda qualsiasi (anche al suo interno), e così, di punto in bianco, promuove un giorno di sciopero paradossalmente contro quello che fa durante tutti gli altri. Non si tutela un lavoratore perchè gli si compila il 730.
In altre parole, serve coerenza, e non ipocrisia. Prima del prossimo sciopero, però.
Per completezza di informazione, e per non fornire alibi a chi, anche a sinistra, è tentato dal crumiraggio, ricordo che si può aderire allo sciopero indetto per la stessa giornata anche da svariati sindacati di base.
Riguardo alla mancanza di purezza, in quanto inquinata dalla connessione ai mercati finanziari, si potrebbe rivolgere la stessa accusa a chi campa di finanza, a chi lavora in banca.
La differenza non è fra chi si sottrae all’amoralità del mercato e chi vi soggiace, poiché nessuno riesce a sottrarsi: il mercato è ovunque. La differenza è fra coloro che ne sono consapevoli o no (scusate la citazione …)
Ipse dixit: siopero generale, contromanovra, appelli tipo quello ‘dobbiamo fermarli’ (dove fra l’altro si auspica che un manager non guadagni più di dieci volte la retribuzione minima) sono palliativi. Vanno anche bene, ma sono e restano palliativi.
Confermo, sono palliativi e vanno anche bene. Anche qui l’importante è esserne consapevoli. Ancora più importante, credo, è non fornire alibi a chi trarrebbe giovamento dalla non piena riuscita di manifestazioni di piazza che comunque vanno nella giusta direzione. Se chi predica bene razzola male, ciò non significa che la predica è sbagliata, che bisogna disertare la messa … (ricordo che la messa di domani è di precetto…)