E’ da apprezzare e sottoscrivere la simbolica firma apposta dal Sindaco di Lecco sulla proposta di iniziativa popolare “L’Italia sono anch’io” per riconoscere più facilmente la cittadinanza italiana ai migranti.
Purtroppo è altresì realistico non illudersi e illudere.
L’iter sarà molto lungo e i tempi tutt’altro che certi. Una Legge popolare nazionale ha sempre riscontrato, infatti, ostacoli e lungaggini, se non addirittura dimenticanze, più o meno volute, dei politici. Soprattutto quando di buon senso.
L’integrazione dei migranti nella loro nuova società è non solo auspicabile ma da promuovere.
Pertanto tutti gli strumenti che li elevino a cittadini dall’attuale braccia e forza lavoro deve essere sostenuta. Perché questo non rimanga uno spot utile più alle associazioni proponenti e ai (primi) firmatari che alla concretezza dell’integrazione e dell’autonoma voce dei migranti all’interno di una comunità è bene, e meglio, che si mettano da subito in atto piccoli e concreti passi in ambito locale. Amministrativo. Ormai lo scorso anno, nei primi Consigli comunali Ezio Venturini presentò un odg per promuovere questo. E’ rimasta lettera morta. A proposito di concretezza.
Nessuna consulta elettiva dei migranti (composta da migranti), nessun consigliere aggiunto, nessun luogo di culto sostenuto, nessuna azione di coinvolgimento amministrativo che ne stimolasse la partecipazione diretta. Nulla.
Una firma, seppur autorevole o soprattutto per questo, non può valere solo per promuovere impegni di altri. Dopo la bella grafia servono anche i bei fatti.