Capita che uno rimane “distratto” tutta la vita, gli passano davanti sempre le solite cose, i soliti soprusi e non se ne accorge, non riesce a capire la relazione. Poi succede un fatto, o lo stesso fatto per l’ennesima volta e, di colpo, finalmente se ne accorge. Oggi c’è la possibilità, definitiva, di prendere coscienza. Vivendo la sensazione di un clamoroso, surreale ritardo dei tempi politici rispetto ai tempi del paese.
E’ come se stessimo cercando di aprire una porta con tutti i mezzi – comprese le formule magiche – ma senza avere mai provato a girare la maniglia. Oggi Monti con la sua Manovra ci ha girato la maniglia e siamo entrati, finalmente, nella realtà. E abbiamo visto, già nel pertugio della porta, che la sua è una manovra iniqua.
Questo pertugio, questo limbo di luce, questo sopruso, ha due nomi che brillano come stelle polari: Tassa sullo scudo e Pensione. Guardare queste due stelle aiuta a capire tutto il cielo.
Alla voce Pensione (art.24) Monti ha scritto che, da subito, è fatto divieto di prelevarla in contanti – in altre parole servirà dare altri soldi alle banche per ritirare i propri – ha scritto anche che è sospesa l’indicizzazione – in altre parole vuol dire che quei soldi valgono meno – ha scritto pure un ulteriore slittamento del pensionamento compresi i lavoratori in procinto di andarci – in altre parole vuol dire dover stare al lavoro anche quando non ce la si farà fisicamente più. Se sei pure in cassa o precario è come una sentenza d’ergastolo: fine pena mai.
Alla voce Tassa sullo Scudo ha scritto invece che il contributo, per chi ha esportato illegalmente i soldi, oltre 180 miliardi di euro, sarà dell’irrisorio 1,5%. Basterebbe questo, basta questo, per capire l’iniquità.
Ma è bene sapere in più che il pagamento è previsto per giunta in due rate (art.19 comma 5). La prima entro il 16 febbraio 2012, la seconda un anno dopo. – In altre parole vuol dire che per chi aveva già rubato allo Stato gli si dice di fare pure con calma nel contribuire a salvare l’Italia -.
Già senza fretta. A salvarla ci pensano infatti, ancora una volta, altri. Lavoratori e pensionati.