E’ stata una bella marcia della pace.
Colorata, numerosa, giovane. Così l’ho vista oggi dal balcone di casa verso la chiesa dei Cappuccini.
Tanti gruppi, tanti oratori, con striscioni pieni di speranza, pace e giustizia.
E sebbene la gente in generale non è sede di ogni virtù, e la gente di questo paese in particolare non gode di un curriculum politico e civile tale da farcela considerare sicuro strumento di redenzione, speriamo che questo afflato di giustizia sia un seme di cambiamento.
Perché pensare e vedere che in questa marcia di Pace e giustizia, soprattutto in prima fila, non come lampadieri di umanità ma come generali in testa al proprio esercito, c’erano politici, istituzioni e autorità che fino a pochi mesi fa (e ancora oggi) consideravano inevitabile e giusto, bombardare (in silenzio) i libici per liberarli da Gheddafi o sterminare afghani per liberarli dagli stessi afghani, nonché sodali e solidali con parlamentari e partiti che hanno votato a favore di bombardieri e guerre, stringe un poco il cuore. Disorienta un poco.
Nell’attesa che i politici aprano gli occhi il mio tifo è tutto per quella moltitudine di persone, giovani o meno che erano in marcia mal guidate, mal precedute, da questi professionisti della passerella, della sfilata, dall’anomala declinazione di Giustizia in giustizieri.
(Qualche riciclato alfiere dell’intervento armato in Libia, per non parlare della campagna “Oil for Democracy” direzione Kabul, non dovrebbe essere sfuggito infatti neppure al più distratto).
Un tifo che chieda quindi atti concreti, visibili, misurabili, rapidi a politici, autorità, chiesa.
Che chieda finalmente giustizia sociale e voti conseguenti, che chieda rispetto del territorio e del paesaggio, dei beni comuni e della libertà delle persone. Che chieda minori spese militari e basta guerre, anche quelle mascherate da missioni umanitarie.
Che chieda verità e giustizia, trasparenza negli atti, chiarezza nelle parole e coerenza nelle azioni.
Perché o si “marcia” tutti i giorni o non si marcia mai. Tanto più se i politici e autorità che ce lo chiedono sono tutt’altro che pecorelle smarrite.
Altrimenti, mi sia permesso, tutta quella gente che era in marcia era solo la legittimazione per cui quelli davanti stanno davanti e continueranno a prendere in giro i cittadini.