LEGGE CONTRO GIUSTIZIA

Ci si può arrendere e restare in silenzio o ci si può indignare e dire pubblicamente no ad un’ingiustizia.

E’ questo il bivio che ci si para davanti, ad ognuno di noi, se si riflette sulle parole pronunciate, parlando dei venditori abusivi presenti in città, dal Comandante della Polizia Locale, Franco Morizio

Questi venditori (abusivi ndr) si stanno spostando in viale Dante, hanno capito che nei posteggi il controllo è continuo. Quello che mi fa paura è il rischio a cui andremo incontro quando gli avremo sequestrato tutta la merce, passeranno a borseggi, e aggressioni coi coltelli” (La Provincia di Lecco 06apr2012 pag.15)

Questo bivio che ci si para davanti non è complicato da imboccare. E’ solo un bivio di dignità

La Legge, infatti, non consente ad un terzo, ad un libero cittadino che si sente offeso di essere rappresentato e tutelato da chi può impunemente affermare: “passeranno a borseggi, e aggressioni coi coltelli”, di chiedere Giustizia. Perché la querela deve essere di parte. Cioè del venditore abusivo che si sente diffamato dalle parole del Comandante della Polizia Locale Franco Morizio. E lo vedete voi un ragazzo che fa il venditore abusivo, già in precario equilibrio con la sopravvivenza, mettersi sulle spalle questa battaglia di civiltà, forte dei diritti e della giustizia e presentare ad un Tribunale un esposto denuncia per diffamazione?

La Legge sarà anche uguale per tutti, come scritto in ogni aula di Tribunale di questa Repubblica, ma è la Giustizia che deve essere uguale per tutti, e qui, nella realtà, appunto non lo è. E’ qui che il bivio, quindi, si manifesta e si imbocca.

O ci si indigna e si dice basta a questi uomini tutori della Legge e smemorati della giustizia, oppure si sta fermi, si abbassa il capo, si resta sordi e si tira dritto. La contraddittorietà della legge, l’arroganza del potere, rende impossibile, nel concreto, rivolgersi, per avere Giustizia attraverso la Legge, ad un qualsiasi Tribunale di questo Stato.

E’ quasi altrettanto impensabile e improbabile puntare sull’autocoscienza della politica, degli assessori o dell’amministrazione comunale. Non resta perciò che la Giustizia e la coscienza di ognuno di noi. Ci si può arrendere e restare in silenzio o ci si può indignare e dire pubblicamente basta ad un’ingiustizia sollecitando il Sindaco a prendere provvedimenti. Pubblici e urgenti. Stare zitti, cittadini, associazioni, amministratori, personalità pubbliche, giornalisti e religiosi non è altro che un indecoroso essere complici. E’ legittimare un’ingiustizia.


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