Deve essere il caldo asfissiante e i miei bimbi che sugli elastici davanti al lungolago non stanno fermi un secondo facendomi sudare anche da ferma.
Ma mi sta diventando tutto insopportabile.
Le industriali che chiudono baracca e burattini e si riposano sulla loro pila di soldi.
I politici che allungano 80 euri con una supponenza come se fossero loro e poi ti bruciano anche i tuoi di prima con l’Imu, la Tasi e la cancellazione della detraibilità per il coniuge a carico.
I verdi e le opposizioni di sinistra in Provincia che prima sostengono un referendum e poi approvano l’aumentano della tariffa dell’acqua pubblica giustificandosi che in fondo l’hanno già fatto i sindaci. Sindaci dei loro partiti.
Come per i raggi uva sulle confezioni di creme estive sto diventando ipersensibile alle farloccate, alle chiacchiere della politica, alla retorica del potere di turno che però è pure a turno unico, non cambia mai.
Sulla panchina appunto tra elastici che fan saltare i bimbi, tra gelati che non dissetano, non rinfrescano, forse manco saziano, tra turisti che aspettano un battello che ha il nome di Godot, provo a guardare l’acqua del lago, che sembra che è ferma ma hai voglia se va, per dimenticare tutto, per ricordarmi tutto.
Tutta una settimana di farloccate, di luoghi comuni, di barabba e gesù.
Tipo quando sento il capo degli Industriali italiani, il cisanese Giorgio Squinzi, dopo aver letto i dati aggiornati della disoccupazione: 13,6% – peggior dato dal 1977 – definire accorato: “la situazione è gravissima, per non dire tragica”; o dal finestrino della sua supercar un miliardario qualsiasi in vacanza sul Lago a Varenna sentenziare che: “c’è una cappa di crisi grave sull’Italia, non ce la faremo per molto”, o sentire, come ho sentito l’altro ieri, dal tavolo della Casa dell’Economia il Presidente Vico Valassi sentenziare: “il 2013 è stato un altro anno durissimo”.
Poi, fortunatamente, non sento più, per un attimo, il vociare dei bimbi, il rumore delle auto sul lungolago, le chiacchiere delle frequentatrici delle palestre per essere pronte per la prova costume, e mi torna in mente, come giri di chiave che aprono porte, che sbloccano combinazioni di lucchetti – quella vecchia storiella (a cavallo tra l’aneddoto storico e la leggenda) che ebbe per protagonista il Ministro degli esteri inglese Brown, un laburista che divideva equamente la sua passione politica tra la giustizia sociale ed i superalcolici.
Una storiella da raccontare agli Squinzi, ai miliardari in supercar, ai Vico Valassi, alle industriali che chiudono baracca e burattini, ai politici degli 80 euro, ai promotori degli aumenti della tariffa dell’acqua pubblica.
Dunque questo Brown era ospite di un ricchissimo emiro arabo, che aveva imbandito in suo onore una cena sardanapalesca, e per tutta la serata, tra una portata e l’altra, nei rari momenti in cui non aveva la bocca piena, continuava a dire a Brown “sapesse, amico mio, come soffrono i popoli arabi” Brown, non si sa se più irritato per l’assenza di alcolici o per le querimoniose lamentele del suo ospite, resse quasi fino alla fine del banchetto, ma alla fine non poté fare a meno di osservare: “Mi scusi se glielo dico, signore, ma tra la sua faccia e la sofferenza non c’è alcuna possibilità di dialogo” .
Guardo l’acqua del lago che sembra che è ferma ma hai voglia se va e devo ricordare di dire a mio figlio: “al dio della Scala non credere mai”, “a un dio fatti il culo non credere mai”, “al dio degli inglesi non credere mai”
https://www.youtube.com/watch?v=NtaCvXdAQiY&hd=1 (coda di lupo)