Forse è buona cosa fare un’integrazione al post precedente sul tema Banca Etruria e le domande legate alla controllata locale Banca Lecchese perché siam tutti qui a preoccuparci delle obbligazioni subordinate e invece ci stavamo dimenticando i Bilanci.
Che sono tutt’altro che da “tirar su il fiato”.
E’ vero, come dubitare, della prossima acquisizione della Banca da parte di un importante fondo americano, la Oaktree Capital Management, un colosso, sperando che le autorità competenti acconsentano a tale acquisizione, ma, leggendo i Bilanci, l’ultimo dei problemi erano – o sarebbero state – le Obbligazioni subordinate che tanto stanno – giustamente – riempiendo la cronaca.
I Bilanci sono consultabili sul sito stesso della Banca e anche solo a una rapida e sommaria lettura, la salute della Banca non è da pieni polmoni. Da anni.
Guardando anche solo il passivo d’esercizio di anno in anno, degli ultimi a disposizione (ovviamente i dati finali 2015 non sono ancora disponibili e quelli del primo semestre non sono rintracciabili sul sito) si può vedere che nel 2010 il Bilancio si è chiuso con un passivo di -2.612 migliaia di euro (cioè oltre 2,5 milioni di euro di perdita) nel 2011 il passivo è sceso a – 671.000 euro, nel 2012 è però nuovamente salito a – 1.912.000, cioè quasi 2 milioni di euro, per triplicare nel 2013 fino a – 6.070.000 euro ed esplodere nell’ultimo esercizio di Bilancio, quello 2014, con un saldo negativo pari a -12.248.000 euro ossia ben oltre 12 milioni di euro. Che al loro delle imposte diventano addirittura 14!!!
Se continuiamo a leggere il Bilancio 2014 altra nota allarmante è il Patrimonio Netto, sceso addirittura sotto la soglia minima per la continuità dell’attività bancaria, cioè ben sotto i 10 milioni minimi necessari, essendosi attestato a 8,7milioni. Rendendo di fatto necessario un frettoloso deposito di 2 milioni di euro per riportare a regime tale saldo e poi un inevitabile aumento di capitale.
Se pensiamo che tale dato – per nulla secondario in un Bilancio – era 29.737.000 euro nel 2010, 29.072.000 nel 2011, per poi continuare la lenta erosione con 27.148.000 nel 2012 e 21085 nel 2013. Ossia un crollo, di oltre il 58% nel solo ultimo anno… L’ottima salute non mi pare proprio un’affermazione così salda. Ma ovviamente non sono io a dirlo, che conterebbe poco o nulla, lo dice, più gravemente il Collegio Sindacale nella sua Relazione in cui tra l’altro si paventa che se non dovesse andare in porto l’acquisizione da parte del Fondo statunitense, la continuità aziendale risulterebbe incerta.
Il capitolo stesso del Bilancio “ L’evoluzione prevedibile della gestione ed i principali rischi ed incertezze” lo evidenzia chiaramente: “Come evidenziato nei precedenti paragrafi della presente Relazione sulla Gestione, il contesto in cui si trova ad operare Banca Lecchese appare caratterizzato da criticità. Gli amministratori hanno analizzato con attenzione i principali effetti prodotti da tale scenario sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Banca, evidenziando tuttavia la presenza di azioni poste in essere per fronteggiare gli squilibri rilevati, come di seguito evidenziato.
In particolare è stato osservato quanto segue:
–un risultato di esercizio fortemente negativo registrato nell’anno e susseguente ad un insieme di esercizi caratterizzati da risultati, a loro volta, negativi;
– la presenza di equilibri tecnici degradati: il risultato di esercizio al 31 dicembre 2014 ha comportato la riduzione del patrimonio netto contabile e dei fondi propri previsti ai fini di vigilanza al di sotto del livello necessario per l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria. I coefficienti patrimoniali, seppur ancora superiori ai limiti regolamentari, si sono contratti e potrebbero ragionevolmente anch’essi non rispettare la disciplina prudenziale nel caso di ulteriore emersione di perdite prospettiche;
– la presenza nel portafoglio crediti di posizioni di entità rilevante rispetto all’attuale dotazione di mezzi patrimoniali, alcune delle quali caratterizzate da segnali di degradamento della qualità creditizia, per le quali è stato rilevato il superamento della soglia massima prevista in termini di “grandi rischi”;
– il margine di intermediazione fortemente in contrazione, pur in presenza di azioni poste in essere per la sua stabilizzazione, ed il rendiconto finanziario che non esprime significativi cash flows positivi, rappresentano fattori che prospetticamente fanno incrementare le incertezze future;
– la situazione di stasi in cui la Banca si è trovata ad operare a seguito dell’interruzione del progetto di fusione con la Capogruppo resosi non più perseguibile per la necessità di ricercare una soluzione di aggregazione rapida e stabile per tutto il Gruppo, ha comportato l’esigenza di valutare con particolare attenzione eventuali progetti di sviluppo che si sono poi tradotti nell’assenza di nuovi investimenti da parte della Capogruppo che quindi potrebbe ulteriormente rappresentare un fattore di minaccia sulle prospettive future;
– l’avvio della procedura di Amministrazione Straordinaria per Banca Etruria fa ritenere poco probabile il sostegno finanziario che, in una situazione di tale criticità, potrebbe ricevere in via prospettica dalla Capogruppo;
– l’attuale condizione di Banca Etruria ed i conseguenti ritorni reputazionali particolarmente negativi, stanno definendo uno scenario di potenziali perdite di masse e/o di marginalità, che potrebbero impattare su una situazione di equilibrio finanziario ed economico già sottoperformante e che prospetticamente potrebbero far emergere tensioni di liquidità laddove vi fosse una particolare percezione di rischio da parte della clientela;
Infine, perché lungi da me fare un processo e tantomeno darne l’idea, è’ bene però tener conto anche della crescita delle sofferenze bancarie, dei crediti deteriorati e di posizioni di “Grandi rischi” che si evincono appunto leggendo il Bilancio.
Si legge, infatti, sempre dal Bilancio 2014: “il numero delle posizioni classificate come “grandi rischi” è significativamente cresciuto. In particolare, alla data del 31 dicembre 2014, con specifico riferimento ad alcune di tali posizioni è stato rilevato il superamento della soglia massima prevista in termini di “grandi rischi” e sono state pertanto effettuate le segnalazioni dovute. Quest’ultime posizioni, nello specifico, sono riferite a tre controparti, per un valore nominale complessivo pari a 17.856 migliaia di euro ed un valore ponderato complessivo pari a 13.977 migliaia di euro”.
Sarebbe interessante capire chi sono queste Tre controparti….
Pur essendo vero che per una fetta importantissima e ampia di questi crediti in sofferenza e detriorati, sono state raccolte e acquisite garanzie personali e fidejussorie che possono tutelare la Banca sui capitali prestati, anche se non nella loro totalità, è pur vero che la posizione non di ottima salute della stessa comporta la speranza che tali crediti ritornino solvibili nella loro totalità e che per il bene dell’economia locale la ripresa, che tarda ad arrivare, faccia finalmente capolino con il nuovo anno.
(Fine)
(la prima puntata la trovi qui Risparmiatori e investitori la domanda che non si pone)